Vico Equense. I tesori riscoperti dal vento all’eremo dei Camaldoli di Arola grazie al professore Giovanni Ponti
Vico Equense. Una scoperta unica di cui dobbiamo ahimè ringraziare il vento e il maltempo della settimana scorsa per aver fatto riaffiorare molte testimonianze storiche che tra l’altro, chi gestisce la zona, non si farà avvalere di nessun intervento di Soprintendenza per eventuali scavi ed altre scoperte.
Dalle foto e vari studi, è quello che si è trovato davanti il nostro concittadino arolese, il professoreGiovanniPonti, Docente di Patologia Clinica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Lecci secolari abbattuti dal vento hanno svelato le mura seicentesche della Chiesa di Santa Maria in Jerusalemme ai Camaldoli. “Il Ventoso – ci spiega il professore Ponti – era il nome che nel 1606 venne attribuito all’Eremo Camaldolese vicano, la cui vista, come per tutti gli eremi del medesimo ordine eremitico, era oscurata dalla imponente Chiesa, in questo caso quella di Santa Maria in Jerusalemme, della quale oggi abbiamo documentato il muro perimetrale posto a sinistra rispetto all’ingresso originale.
Sotto tale ‘bella et amplia’ Chiesa i monaci Camaldolesi hanno custodito le ossa dei loro confratelli per due secoli, dalla fondazione del 1606 alle soppressioni monastiche napoleoniche ottocentesche. A sua volta questa Chiesa nasceva su una ancora più antica che già era presente prima dell’arrivo seicentesco dei monaci bianchi, già dedicata a Santa Maria in Jerusalemme.
Quanto è rimasto di quello che, in parte e con molta sorpresa, si è potuto documentare sotto le imponenti radici dei lecci ai Camaldoli?
Oltre alle mura del lato sud-estcon gli intonaci conservati, sappiamo che uno degli altari della Chiesa di Santa Maria in Jerusalemme è presso la Cappella della Congrega annessa alla Chiesa parrocchiale di Trinità in Piano di Sorrento, che pare lo avesse acquistato dopo l’abbandono e la successiva rovina ottocentesche, le Campane sono presso la torre campanaria della Chiesa di Pacognano, e le tre importanti tele settecentesche del Cacciapuoti, allievo del Solimena, si trovano presso i corridoi della foresteria dell’ex Eremo.
In questi giorni rispolverando vecchi testi ho ritrovato anche la pianta del complesso monastico e della Chiesa suddetta del 1822 in cui si vedono bene le dimensioni imponenti e maestose, così come descritto nei documenti del tempo”.
Chi è GiovanniPonti? Nato a Vico Equense, è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1998 presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, Specialistica in Matematica ha lavorato nella ricerca all’Università di Modena e Reggio Emilia dal 2002 e ha passato un anno in Svizzera nel 2006 presso l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana. Qualche mese fa ha individuato tramite una vasta ricerca grazie alla sua coordinazione dell’equipe dell’Università modenese, un marcatore per il tumore alla prostata.
“Grande sacrificio – racconta Ponti – anche per la lontananza dalla mia terra, dalla famiglia e dagli amici partenopei e poi, pian piano, con un po’ di fortuna e tanta tenacia e pazienza iniziamo a raccogliere i primi risultati sorprendenti e che ci fanno essere fiduciosi e, anzi, ottimisti per il futuro e per le imminenti ricadute cliniche pratiche”.