Napoli: A chiaia si scatena la movida per la Vigilia
Il black monday di Chiaia è arrivato. In migliaia parteciperanno al brunch per la Vigilia di Natale che inizierà a mezzogiorno e terminerà intorno alle 19, ma dopo il classico cenone i baretti riapriranno per tirare tardi con musica a palla, caos e vociare notturno. Sarà, insomma, una giornata difficile per i residenti. Da almeno quattro anni, grazie al tam-tam sui social, i baretti organizzano il brindisi a base di spritz che attira una folla incredibile. L’ordinanza sindacale firmata martedì dal vicesindaco Enrico Panini, fotocopia di quella dell’anno scorso ma priva delle fasce orarie in cui andrebbe applicata, non ha accontentato né residenti né municipalità né commercianti. Tutti scontenti tranne i gestori che in questa giornata batteranno cassa per oltre 15 ore. Pronte le forze dell’ordine che sorveglieranno l’area con varchi esterni gestiti da polizia di stato e carabinieri, e 40 agenti della polizia municipale suddivisi in due turni che in divisa e borghese faranno controlli amministrativi. In questa giornata di festa però c’è chi non festeggerà affatto, come i residenti Ludovico, Manuela, Filippo e Stefania.
Ludovico Greco era convinto che avrebbe trascorso la giornata «lontano da questa bolgia arrogante, ubriaca e pericolosa per l’incolumità di tutti. Invece c’è stato un contrattempo ed è saltata l’ospitalità pre-cenone». Risultato: «Saremo barricati in casa. Impossibilitati a uscire o a far entrare qualche amico. Sono assai arrabbiato – insiste – perché trovo ingiusto che le mie figlie, di 8 e 10 anni, debbano subire questi disagi in giorni dedicati al Natale, quelli in cui ogni bambino dovrebbe essere libero di divertirsi. Invece saranno chiuse in cameretta, senza poter incontrare le amiche o i parenti, senza neanche poter giocare perché il rumore che penetra in casa è logorante». Per il residente di via Bisignano «subiamo senza che nessuno si ponga il problema di limitare un addensamento di locali della stessa tipologia, che pompano musica a tutte le ore del giorno e della notte incuranti di divieti e licenze. Già dal Ponte dell’Immacolata hanno intensificato il volume, e il tempo clemente ha favorito la presenza di clienti all’esterno (dentro non potrebbero essendo minuscoli e con due-tre sgabelli) con l’aggiunta, quindi, di quel brusio antropico logorante». Per Ludovico e la sua famiglia sarà «una vigilia di Natale assai infelice».
Stefania Caramanna della storica gioielleria di via Cavallerizza già lo scorso anno ci aveva provato e non si è risparmiata neanche quest’anno. A nome dei commercianti diurni della zona si è prodigata nel sensibilizzare amministrazione comunale, questore e prefetto sui danni che il brindisi del 24 dicembre arrecava ai negozi in un giorno cruciale per le ultime spese natalizie. Niente da fare, anche quest’anno le sue rimostranze sono rimaste inascoltate. Filippo S. invece è un medico e farà un turno in ospedale per tutta la Vigilia perché non sarebbe mai potuto rientrare a casa e ancor meno avrebbe potuto raggiungere l’ospedale nel pomeriggio.
Manuela M. vive su vico Belledonne e ha speso migliaia di euro per insonorizzare casa. «Ho la certificazione dell’Arpac, che ha fatto una rilevazione, e gli infissi abbattono ben il 40 per cento del rumore. A breve insonorizzeremo anche il pavimento… non sappiamo che altro fare per vivere come una famiglia normale». Di sicuro non lo saranno neanche questo Natale. «Vivo qui da 9 anni, soltanto il primo anno lo abbiamo trascorso in casa e da allora mai più. È impossibile restarci per il rumore, tra vociare e musica, che ti entra letteralmente in casa. Senza contare l’incapacità anche solo di fare una normale conversazione: glielo assicuro, il frastuono è tale da impedire di ascoltare cosa sta dicendo chiunque a un metro di distanza». Così anche quest’anno, con le piccole di 8 anni e 15 mesi, «scapperò da mamma. E quest’anno, le confesso, che faccio molta fatica a prendere questa decisione ma l’alternativa sarebbe ancora più drammatica». Manuela spiega che la bimba più piccola ha la febbre e di fronte ha due opzioni: «Resto bloccata in casa per tutto il giorno, facendo soffrire il frastuono a tutta la famiglia e trascorrendo la Vigilia da soli, perché nessun parente ci vorrà mai raggiungere? Senza contare che in caso di emergenza nessun medico verrebbe a visitare la bimba. Oppure, rischiando di farla peggiorare, faccio uscire mia figlia e emigro in case che mi vogliono accogliere? Quello che so è che mi impediscono di vivere e di poter scegliere liberamente».