Il vincitore di XFactor12 Anastasio. Ecco la storia del rapper di Meta di Sorrento
Può diventare una stella ed è già in cima alle hit, anche se forse in fondo non se n’è ancora reso conto. «Questa cosa mi è sfuggita di mano» sussurra al microfono qualche attimo dopo il trionfo. Ha conquistato il pubblico con testi da sballo, ha bucato lo schermo con la sua genialità, ha fatto inorgoglire la sua Meta, la sua famiglia, i suoi amici. «La gente lo ama e ciò ci rende orgogliosi» dicono i genitori, Teodoro e Angelina. Marco Anastasio vince X Factor, merita una vittoria nell’aria da settimane, da quando Fedez gli disse senza fronzoli che era divenuto il «cortocircuito» del talent. Ormai lo conoscono tutti e desta curiosità. Oltre che suscitare dibattiti per qualche like sui social a Salvini, Trump e Casapound. Manco a dirlo, in rete si aprono sentieri polemici che lui cerca di bloccare. «Sono un libero pensatore» dice ai giornalisti a Milano, nel day-after, in una conferenza stampa in cui si punta più a studiare i gusti politici di Anastasio che invece a ricostruire il percorso che ha portato questo giovanotto di 21 anni a diventare un idolo di una marea di giovani.
A Meta lo conoscono tutti e l’hanno seguito con simpatia fin dai primi passi mossi nel mondo della musica. Anastasio cresce in una famiglia in cui si ama la legge. Nonno Salvatore faceva l’avvocato. Il padre, Teodoro, è uno stimato civilista. Lo zio Ernesto è un magistrato. Due sorelle più piccole, Chiara e Rachele, a cui è molto legato. E mamma Angelina, una spalla fedele. Dopo le medie e le elementari a Meta, si iscrive al liceo Marone. Consegue con successo il diploma di maturità classica, poi sceglie di iscriversi alla facoltà di Agraria a Portici. Accompagna la sua propensione per la musica e la scrittura dei testi alla volontà di non snobbare lo studio. Tant’è che gli mancano appena un paio di esami per la laurea triennale. Un tragitto che porterà a compimento prima possibile. A Meta e dintorni, per la verità, Anastasio già da mesi era divenuto una sorta di icona di quella «rabbia pulita», per citare il sindaco Giuseppe Tito, che canta in tv. Basti pensare a quando da tifoso doc del Napoli compose una canzone per Maurizio Sarri, l’allenatore di una squadra che ha riacceso l’entusiasmo senza vincere lo scudetto. Marco si faceva chiamare Nasta e il suo pezzo, “Come Maurizio Sarri”, divenne un inno alla casacca azzurra e al pallone che accende il cuore, al “sarrismo”. Non a caso, Sarri lo invitò al centro sportivo di Castel Volturno grazie a un amico in comune, il commendatore Gaetano Mastellone. Il tecnico gli regalò una sigaretta autografata che adesso Anastasio custodisce come una reliquia mentre il club Napoli di Meta vuole donargli una tessera. A X Factor ha rivisitato in grande stile “Generale” di De Gregori, poi “Another brick in the wall” dei Pink Floyd. Fino al pezzo che lo ha incoronato, «La fine del mondo».
Anastasio tornerà a Meta nei prossimi giorni e il Comune vuole organizzargli una festa. Un abbraccio dovuto dopo aver predisposto un maxi schermo in piazza Veneto giovedì sera per la finalissima. Un’occasione genuina, in cui riabbracciare i vecchi amici e sorridere. Magari, mettendo da parte le discussioni scoppiate per le presunte simpatie per Salvini e Casapound. «Tutta fuffa – le parole di Anastasio – In questo momento c’è caos politico, basta parlare ancora di comunismo e fascismo. La destra fa la sinistra e viceversa. La destra difende i lavoratori, la sinistra è liberista. Se qualcuno dice una cosa giusta la condivido, non mi importa chi sia. Per favore non voglio etichette».