Castellammare – Estorsioni, i D’Alessandro non risparmiavano neanche Greco: pagava 5mila euro l’anno

26 gennaio 2019 | 13:21
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Castellammare – Estorsioni, i D’Alessandro non risparmiavano neanche Greco: pagava 5mila euro l’anno

Cinque mila euro ogni anno per il clan D’Alessandro. E’ questa la somma riportata da Stabia Channel che l’imprenditore di Castellammare di Stabia, Adolfo Greco, era tenuto a versare alla cosca di Scanzano per ripagare le famiglie dei tanti detenuti. Anche se la sua attività si trovava in una zona non sotto il controllo del gruppo criminale fondato da Michele D’Alessandro, l’imprenditore per evitare problemi, e allo stesso tempo come segno di rispetto nei confronti dello storico clan, versava la somma ogni anno. A gestire direttamente il giro delle estorsioni, almeno fino all’arresto, era Pasquale D’Alessandro in compagnia di suo fratello Vincenzo detto “o’ pazz” e infine anche da Paolo Carolei il quale, dopo essere partito in sordina, è diventato praticamente uno degli uomini di punta dell’intera organizzazione criminale.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta Olimpo, dopo che tutti i maggiori esponenti della cosca stabiese furono arrestati, negli anni che vanno dal 2009 fino al 2015 ad interessarsi degli affari era Teresa Martone, la moglie del defunto capoclan Michele e mamma di Luigi, Pasquale e Vincenzo D’Alessandro. E’ proprio quest’ultima che, dopo aver vista una certa «disattenzione» dell’imprenditore nel latte, si recò più di una volta negli uffici di via Napoli di Adolfo Greco per intimargli il pagamento della rata estorsiva. Il tuttoper la famiglia di Pasquale Alessandro con il quale il Greco avrebbe avuto un rapporto molto stretto. Durante uno di questi incontri, la donna portò con sé il giovanissimo nipote, figlio di Pasquale. Il ragazzo, al momento incensurato, anche se coinvolto in estate in un episodio di rissa dal quale ne uscì pulito (nonostante qualche giorno di carcere), durante questi summit aveva anche la forza e il coraggio di prendere la parola e di offrirsi come riscossore nei confronti di Greco.

La sua presenza in quei momenti concitati potrebbe essere vista anche come una sorta di rito di iniziazione.

Ritornando tuttavia alla Martone, la donna, come dirà lei stessa in un dialogo con l’imprenditore del latte intercettato dagli inquirenti, per la prima volta dopo anni aveva deciso di muoversi per risolvere i problemi della famiglia. Proprio in un momento in cui la cosca era in grossa difficoltà economica. Per questo i soldi di Greco servivano, dovevano arrivare puntuali a differenza di quanto stava accadendo in quel periodo. La figura dell’imprenditore del latte quindi è molto controversa. Anche se si riteneva come «l’amico degli amici», Greco non era esentato dal pagamento delle tasse estorsive. Doveva accontentare sia i D’Alessandro, ai quali forniva circa 5 mila euro, sia i Cesarano che invece gli imponevano tassi più alti (circa 10mila euro) visto che la sua attività ricadeva nella periferia nord, sotto il controllo del clan di Ponte Persica.

La visita di Teresa Martone ad Adolfo Greco non serviva solo per velocizzare i pagamenti ma anche per trovare una soluzione per quanto riguarda il commercio della frutta del clan D’Alessandro. Un’attività, quella ortofrutticola, che dava la possibilità di pulire il denaro sporco e di controllare parte del mercato della città di Castellammare. Per regolare i lavori serviva l’intervento di Greco che, nonostante fosse una vittima delle estorsioni, era fondamentale per la cosca di Scanzano nell’andare a tessere eventuali rapporti con la società civile.