Il Consiglio di Stato boccia il Decreto che trasferisce “Turismo” dal Mibact al Ministero dell’Agricoltura.
Ancora tante perplessità circa un comparto che senz’ altro rappresenta uno dei pilastri portanti dell’economia del Paese. “Manca una visione strategica di insieme” la motivazione dei Giudici di Palazzo Spada.
Roma – Secondo quanto previsto dal Decreto Legge n.86 del 12 luglio 2018 dovevano essere trasferite al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali le funzioni esercitate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in materia di turismo. Al medesimo Ministero dovevano essere trasferite, con decorrenza dal primo gennaio 2019, le risorse umane, strumentali e finanziarie, compresa la gestione residui, della Direzione generale turismo del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.
Su tale Decreto si è pronunciato il Consiglio di Stato evidenziando : “sembra una mera sommatoria di competenze spostate tra direzioni generali quasi con la tecnica del‘”opia incolla”, priva di una“visione strategica di insieme“, e caratterizzato “da una funzione servente del turismo a favore dello sviluppo delle attività agricole, alimentari e forestali”. Mancano la bollinatura della Ragioneria dello Stato e gli atti di concerto.
“Dal testo emerge non tanto un’opera di coordinamento tra funzioni di amministrazione attiva nel settore agricoltura (nei limiti della competenza statale) intesa in senso generale, quanto piuttosto una mera sommatoria di competenze spostate tra direzioni generali quasi con la tecnica del ‘copia e incolla’ ma non esattamente corroborate da una visione strategica di insieme che vada oltre la visione settoriale propria del ministero”, scrive il parere del Consiglio di Stato richiesto lo scorso 18 dicembre dal Dipartimento per gli affari giuridici della Presidenza del Consiglio. Il parere dei giudici amministrativi rileva inoltre che “la commistione in un unico dipartimento di funzioni proprie della materia turismo e funzioni proprie di politica agricola, alimentare e forestale, sembra andare esattamente nella direzione opposta a quella indicata dalla giurisprudenza costituzionale, quasi vincolando il turismo all’offerta correlata alla sola attività agricola, alimentare e forestale”.
Spetta adesso alla Presidenza del Consiglio, concludono i Giudici di Palazzo Spada, “valutare nella sua responsabile discrezionalità l’opportunità di una rivisitazione del testo nel senso indicato, nonché l’opportunità dell’ulteriore corso del provvedimento con gli attuali contenuti”. – 11 gennaio 2019
Fonte ANSA.