Fondazione Ravello “Manipolazione della verità”. Caldoro attacca su Repubblica
Ravello, Costiera amalfitana. Ancora un attacco su Repubblica Napoli sulla gestione precedente della Fondazione Ravello, la struttura della Costa d’ Amalfi che De Luca ha commissariato con Felicori, che proprio ieri ha firmato. I tre principali quotidiani campani sembrano avere tre linee, critica Repubblica, positiva il Corriere del Mezzogiorno, Corriere della Sera, mentre Il Mattino sta alquanto defilato, nel senso che parla poco della Fondazione . Stefano Caldoro l’ex Presidente della Regione Campania fa un lungo intervento che riportiamo integralmente.
Il gioco della manipolazione della verità, che pare di moda nel Paese, non ha risparmiato la Fondazione Ravello.
In silenzio e rispettosi dei ruoli abbiamo assistito allo svilupparsi delle vicende di una Istituzione che è ritenuta una delle eccellenze della Campania e del Paese.
Per tutta la durata del nostro mandato alla guida del Governo della Regione, consapevoli di tanto, abbiamo assicurato il massimo sostegno. Siamo stati accusati di gestire “politicamente” la Fondazione Ravello, “marchiata” dalla presenza di un Ministro della Repubblica alla Presidenza e di un Assessore Regionale nel CdA. Ovviamente nessuno ha mai prodotto un atto a supporto delle etichette, mai evidenziato un fatto o una circostanza, a sostegno delle congetture e delle illazioni. Diversamente l’ultimo triennio ha avuto una marcata ed evidente gestione, del Socio Regione, di carattere clientelare, politica e di parte. Tutto in contrasto con le finalità proprie di una istituzione culturale, finalità garantite negli anni precedenti.
Oggi leggiamo di tutto e di più sulla gestione dell’ultimo triennio e leggiamo anche di rivendicazioni sui primi otto anni di vita della Fondazione; stranamente nulla leggiamo sul quadriennio di gestione coincidente con il mio Governo regionale. A questo punto il silenzio non sarebbe più un atto di rispetto dei ruoli, ma un’offesa alla verità.
Per questo la vogliamo rileggere quella verità e, per non cadere in errori di entusiasmo, proviamo a ripercorrere quegli anni attraverso i numeri, gli atti, e alcuni dati ufficialmente pubblicati dalla Fondazione stessa, quando la ‘Trasparenza’ era la padrona nei siti e nelle pubblicazioni della Istituzione e non solo argomento di denuncia, come oggi accade da parte dei protagonisti stessi di questa oscurità.
Venendo ai fatti, tutti desumibili da fonti pubbliche e accessibili a chiunque, e con estrema sintesi:
L’unica fonte certa di finanziamento della Fondazione nei suoi primi otto anni di vita è stata quella del Socio MPS con 1 milione di euro all’anno e poco altro dal socio Regione. Dal 2011 il MPS lascia la Fondazione e la mia Amministrazione si fa carico di inserire Ravello nella programmazione dei fondi europei e successivamente con il Piano Azione Coesione, per una somma di oltre 5 milioni di euro. Da quel momento la Fondazione Ravello è entrata nella programmazione Regionale e nessun altro Governo ha inventato nulla di nuovo, limitandosi a reiterare questa scelta.
In quel quadriennio, con la presidenza di Renato Brunetta, la Fondazione riceve finanziamenti dai fondi ARCUS, e dai fondi “Accelerazione della spesa”, per importantissimi lavori di ristrutturazione e valorizzazione di Villa Rufolo che oggi può vantare un museo. I lavori sono stati tutti completati nei termini previsti.
Nel 2014 si è investito in un progetto territoriale coinvolgendo i 14 Comuni della Costiera Amalfitana che hanno beneficiato, per un anno, di una postazione multimediale turistica per ciascun comune.
Circa la qualità degli eventi, che in quegli anni hanno portato la Fondazione all’attenzione del mondo, senza cimentarci in raffronti sterili e polemici ci limitiamo a dire che per le sole mostre Ravello vide la presenza di artisti quali Mitoraj, Paladino, Greg. Per quanto riguarda i numeri: incassi da 289 mila euro del 2010 a 543 mila euro del 2015; presenze paganti, dai 7.644 spettatori del 2010 si è passati ai 17.156 del 2015!
Le nomine fatte dalla Regione da me presieduta nel CdI della Fondazione Ravello sono state del calibro di Domenico Paladino, Gabriele Galateri di Genola, Antonio D’Amato, Aurelio De Laurentiis, Caterina Miraglia; senza alcuna volontà di confronto e di giudizio su altri e con altri, è innegabile che si tratta di nomi al di sopra di qualsiasi logica di parte e di partito. Anche con il loro aiuto la Presidenza Brunetta ha garantito un apporto di risorse private per circa 2 milioni di euro. Oggi nulla.
Se il metro di misura, come da altri indicato in questi giorni, è anche quello della ingerenza della politica e della Regione nelle scelte e negli incarichi operati dalla Fondazione, o anche la richiesta di ingressi gratuiti agli eventi, a tutt’oggi nessuno ha mosso obiezioni sul nostro conto e su quello di tutti i protagonisti di quegli anni; quello che ci è dato leggere oggi, sulla stampa e non solo, ci lascia senza parole.
La Fondazione sebbene sia “soggetto di diritto privato” va considerata pubblica. Chi ha la responsabilità politica, anche del controllo sulle Fondazioni, deve avviare un azione verità al fine di fugare ogni ragionevole dubbio sulle numerose denunce sulla mala gestio che rischia di macchiare la prestigiosa Istituzione.