LA MEDITERRANEITA´ DI AMALFI NEL SEGNO DELLA IBRIDAZIONE SULLA SCIA DEL LASCITO CULTURALE DELL’ARABISMO
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Teresa Amatruda, nel bel libro/testimonianza/ricordo del padre Luigi, in occasione del centenario della nascita, sottolinea, tra l’altro, l’eredità culturale degli Arabi, che Amalfi vanta e di cui ci sono tracce evidenti nei monumenti (cito come esempio le delicate merlettature del Chiostro del Paradiso, ma anche le coperture estradossate delle case di campagna), nelle pagine della storia , nelle tradizioni e finanche nelle abitudini dell’alimentazione ed in alcuni piatti tipici della gastronomia.. Cita anche lei la visita alla nostra città del colto viaggiatore arabo Ibn Hawqual, avvenuta nel 972, secondo alcuni, nel 977, secondo altri. Ne rimase incantato e ne lasciò la ben nota testimonianza di ammirazione, definendola “la più prospera città di Longobardia, la più nobile, la più illustre. Il territorio di Amalfi, aggiunse, è vicino a quello di Napoli, che è città bella, ma meno importante di Amalfi”.
Probabilmente dovettero essere suoi amici mercanti, che negli approdi arabi disponevano di fondachi accorsati, a stimolarlo all’avventura. Di sicuro lo incuriosì la loro intraprendenza sulle rotte di mare e la loro abilità nei commerci fiorenti; e,così, forse partì di slancio alla scoperta di quella Repubblica Marinara che godeva di meritato prestigio nelle città dell’Africa Settentrionale, come pure a Costantinopoli e a Gerusalemme.
E’ immaginabile. il suo stupore quando gli apparve, per la prima volta il miracolo di case, palazzi e chiese che dal mare s’inarcavano a ricamo di colline nel verde della vegetazione a conquista di cielo. E meraviglia ed ammirazione aumentarono sempre più, quando si aggirò per piazze e strade, dove pulsava l’anima viva della città, che si materializzava nelle voci dei venditori e nelle trattative degli affari di import(spezie, tappeti, broccati, pietre preziose,ecc.) ed export (legname, olio, vino, grano, ecc.). Di sicuro si incantò alla dimora principesca del Doge, al ritmo vociante dei lavori degli Arsenali, da dove,forse, era uscita la “caravella” che gli aveva garantito navigazione ed approdo sicuri. Certamente, aggirandosi tra la folla alle prese con le attività della quotidianità, lo colpì l’andatura disinvolta e signorile di una bella dama con servitù a seguito o gli occhi di fuoco ed il sorriso luminoso di una popolana esplosiva di grazia, d’incarnato e di contagiosa mediterraneità. E nel petto gli si misero in moto le maree del sangue terremotate dal desiderio. Furono certamente giorni carichi di emozioni quelli che trascorse nella nostra città. Ed al momento della partenza un velo di mestizia e qualche lacrima di commozione gli appannarono lo sguardo, mentre la “caravella” si allontanava dal porto e, a poco a poco, scomparivano all’orizzonte, case, palazzi , chiese e colline fiorenti. Arrivato in patria dovette ripensare con nostalgia alla città appena visitata e ne testimoniò l’elogio di ammirazione. E non si sbagliava, perchè allora la nostra città correva la sua avventura sui mari e costruiva uno straordinario impero commerciale. Le fu sufficiente l’intuito, l’intraprendenza, la tolleranza, la disponibilità all’ibridazione culturale e religiosa per creare una feconda rete di commerci, che la resero una potenza apprezzata, credibile ed in parte temuta, come hanno sostenuto vari storici autorevoli nel corso dei secoli. E, a tal proposito, mi piace ricordare qui di seguito, .come ho già fatto in altre occasioni, l’analisi di uno studioso di chiara fama del secolo scorso Yves Ranouard, professore emerito in molte prestigiose università europee, tra cui la Sorbona di Parigi “Commercianti avveduti ed intraprendenti.(gli Amalfitani),.alla testa di un giro d’affari quasi mondiale per l’epoca, consiglieri politici della loro città, protagonisti nella diplomazia internazionale al livello delle maggiori potenze…, mecenati dotati del senso della grandezza, della magnificenza, della liberalità, protettori delle arti sia per vanità, sia per autentica pietà religiosa, profondamente cristiani, filantropoi, così ci appaiono nella luce incerta delle testimonianze frammentarie questi primi grandi uomini d’affari italiani del Medioevo. Essi impongono un prototipo che molti, ben più noti, riprodurranno con qualche variante nei secoli successivi:alcuni talvolta li eguaglieranno, ma non ve ne sono che li abbiano superati”. Ce n’è abbastanza per riempirsi d’orgoglio per il proprio passato, ma anche di amarezza per il presente, perchè, ,la nostra città, spero sia consentito dirlo almeno tra noi, non sempre onora ed esalta la sua storia non so se più per abulia o per scarsa conoscenza . .Eppure è a quelle pagine che bisogna attingere per esaltare il presente e costruire il futuro. Gli Amministratori Locali e gli imprenditori avrebbero ampio spazio per ipotizzare e realizzare eventi di respiro internazionale, puntando proprio sulla mediterraneità di Amalfi e dell’intera costiera, tema che è diventato attuale e lo sarà sempre di più per il futuro,quando torneranno ad intensificarsi anche le vie della seta da e per l’Oriente, di cui Amalfi fu antesignana e maestra.. Una città, come Amalfi, che vive prevalentemente di turismo dovrebbe avere le antenne sensibili ai mutamenti epocali, che si sono verificati e perdurano ancora sulle sponde del Mediterraneo, la cui centralità è attuale anche per il numeroso esercito di migranti che pongono problemi di redistribuzione della ricchezza e del lavoro in uno spirito di tolleranza e convivenza pacifica Ma sulle opposte sponde del Grande Mare dei miti e della storia fa irruzione anche, con giustificata voglia, di protagonismo un meticciatoculturale, che è rivendicato con orgoglio da un esercito di intellettuali (narratori, storici, economisti, pittori, musicisti). A questo magma di vulcanismo culturale Amalfi avrebbe e, secondo me, ha il dovere di dare voce e visibilità, nel segno della continuità della sua storia. Pertanto, anzichè sprecare i pochi fondi disponibili per iniziative che nascono e muoiono sul territorio senza eco mediatica di rilievo, sarebbe ora di pensare in grande e volare alto con eventi che abbiano la giustificazione della storia del passato e la convenienza della promozione turistica del presente e del futuro. Nessuno chiede agli amministratori locali ed agli imprenditori preparazione da esperti di politica estera, ma orecchie sensibili, intuito e perspicacia per capire in quale direzione si muove il corso della storia sì, anche perchè sono, o dovrebbero essere, protagonisti attivi di un territorio che vive prevalentemente di turismo, che, come si sa, è particolarmente sensibile agli eventi che sconvolgono gli assetti geopolitici del mondo e ne influenzano l’economia.
Su questa linea consiglio, l’ho già fatto senza esito per il passato, di ipotizzare un FESTIVAL DELLA CULTURA EUROMEDITERRANEA con eventi da spalmare sui centri dell’intera costa,con Amalfi leader, nella consapevolezza che la nostra è cultura europea e mediterranea insieme e che il Grande Mare è e resta, come lo definisce con una efficace immagine il sociologo/filosofo Bruno Etienne, “Un continente liquido con confini solidi ed abitanti mobili”. Noi di quel mare e delle sue vicende siamo stati spettatori sempre, protagonisti spesso. E’ ora di tornare ad essere protagonisti attivi eproporci all’Europa (Commissione UE e Parlamento di Strasburgo) come referenti, in nome e per conto dell’Europa, di un dialogo interculturale tra le opposte sponde con un progetto credibile ed affidabile. Se lo facciamo l’Europa ci ascolterà,soprattutto se riusciremo a far valere l’originalità delle nostre idee e la forza della nostra storia (Ricordo, per inciso, a me stesso che nel lontano 1968 proprio Amalfi ospitò, su mio invito e sollecitazione,. un interessante convegno del Gruppo Socialista del Parlamento Europeo,forte di oltre cento eurodeputati che per due giorni invasero alberghi e ristoranti della città con collaboratori e funzionari a seguito. E;noi fummo sui telegiornali e sulla stampa del nostro Continente e di mezzo mondo. Il tema era proprio lo sviluppo euromediterraneo. Ci ascoltarono allora. Non vedo perchè non dovrebbero ascoltarci oggi. Comunque, proviamoci. Io ritornerò su questo tema come su quello del SALOTTO LETTERARIO AMALFITANO, il cui acronimo è SA.L.AM. (il noto saluto arabo). L’ho proposto al’avvocato Emilio De Simone,che dispone di sensibilità per i fatti di cultura, Presidente del Museo della Carta, la cui arte abbiamo ereditato proprio dagli Arabi. E la carta, come si sa, richiama il libro, l’editoria e, conseguentemente la CULTURA. Vorrei chiudere con una esortazione/invito a tutti: Per risollevare le sorti di Amalfi e della sua Costiera urge un atto di RESPONSABILITA’ COLLETTIVA, di cui siano protagonisti Amministratori Locali, imprenditori, uomini di cultura e tutta la più vasta società civile. Che tutti ed ognuno facciano la loro parte. E chi ne ha i titoli e le competenze selezioni e coordini le intelligenze e le risorse umane,tutte senza sciocche e dannose esclusioni dettate da antipatia o, peggio ancora, da ritorsioni per vecchie ruggini. La situazione è grave, come gli eventi delle ultime settimane dimostrano. Non è più l’ora del disincanto e della rassegnazione, ma dell’IMPEGNO e della RESPONSABILITA’ .
Giuseppe Liuccio
g.liuccio@alice.it