“L’eclissi della storia” – Quinto episodio “La deduzione senza pregiudizi”

16 gennaio 2019 | 09:41
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“L’eclissi della storia” – Quinto episodio “La deduzione senza pregiudizi”

Quarto episodio: Puntata precedente del 9 gennaio

Quinto episodio: Padre Robert terminò il suo intervento, lasciando incuriosito più di prima il suo uditorio, che applaudì entusiasticamente. Una sola persona non batté le mani e sembrava che Thomas se ne fosse accorto con la coda dell’occhio, come un flash istantaneo scattato da una macchina fotografica. Fin dall’inizio del convegno, il giornalista tentava di visualizzare dall’abside i volti dei presenti, aguzzando la vista quanto più possibile, anche verso le ultime file per tutte e tre le navate.
Riconosceva molti volti amici, alcune persone che non si sarebbe mai aspettato che fossero venute, altre che non conosceva affatto e una persona solamente, che aveva già visto, ma non ricordava dove. Questa persona era l’anziano signore, che si era seduto vicino al giovane studente sulla navata destra.
“Perché non applaudi? Chi sei? Eppure ti ho già visto da qualche parte … mmm … se avessi la possibilità di osservarti da vicino, avrei già compreso il motivo di quel tuo sorrisetto beffardo”. Così ragionava Thomas, mentre guardava imperterrito il suo viso scavato dagli anni. Con la mano destra che sorreggeva il suo mento, a mo’ di filosofo contemporaneo, indagava le fattezze moderatamente lontane del misterioso convenuto.
Lo distolse dai suoi pensieri Padre Robert, che gli consegnò il secondo microfono, dando un colpo allo stesso per costatarne il livello audio. Funzionava alla perfezione.
Thomas iniziò: «Buon pomeriggio a tutti voi e grazie per essere qui. Vi chiedo scusa, sono un po’ emozionato … prima di venire al dunque, vorrei premettere che senza il supporto fisico e morale di Padre Robert, del direttor Downing, dei componenti della redazione e di alcune persone che citerò più avanti, il convegno non avrebbe potuto aver luogo in questa Chiesa. Infatti, lungo l’arduo cammino delle mie ricerche che ha portato a un risultato totalmente inatteso, non sono mai stato abbandonato, ma ho avuto sempre il sostegno di chi mi è stato vicino.
Solamente, però, a un certo punto, ho capito che a cavare i ragni dal buco dovevo essere unicamente io, perché avevo compiuto studi precedenti che mi avrebbero portato alla conclusione dell’indagine. Lo so che è un po’ difficile da comprendere ora, ma lo capirete più avanti. Come potete vedere, dietro di noi scorreranno delle immagini esemplificative riguardo ogni passaggio della mia ricerca. E’ una misura che ho deciso di adottare nel momento in cui mi sono accorto di avere a che fare con qualcosa di veramente importante. Si tratta di un semplice anzi di un elementare, ma a mio dire utilissimo PowerPoint».
Dopo la breve premessa, aprì la sua agenda e spiegò il metodo con cui egli si era approssimato al mondo della ricerca, sin dai tempi dell’Università: «Ogni mio studio, ogni mia ricerca o indagine che sia, parte da un presupposto di base: la deduzione senza pregiudizi. E’ un mio ragionamento, con cui si può essere d’accordo o meno, che è nato nel momento in cui ho dovuto scrivere la tesi per l’Università e non sapevo né da dove partire, né dove volevo arrivare. Allora mi sono dato allo studio di diversi testi di filosofia, dove, attraverso il pensiero dei grandi del passato, avrei potuto trovare l’input per iniziare».
Il suo uditorio lo seguiva attentamente.
«In realtà ho seguito e modificato il pensiero del filosofo moderno Francesco Bacone, ma non potendo ovviamente paragonarmi al suo stesso livello, altrimenti avrei potuto peccare di superbia intellettuale».
L’anziano mormorò fra sé e sé: «Superbia intellettuale … superbia intellettuale … ah … sono nel luogo giusto, me lo sentivo». Ebbene sì, i suoi conti tornavano.
«Bacone intendeva trarre i principi generalissimi che compongono lo scibile umano, cui dovevano attenersi praticamente tutti, partendo dalla realtà che ci circonda. Così decise di dividere il suo metodo induttivo in due parti: la pars destruens o distruttiva e la pars construens o costruttiva.
A me interessava la prima. La pars destruens aveva la funzione di sgombrare il campo dai pregiudizi, che hanno invaso la mente dell’uomo. Essi, chiamati idòla “fantasmi”, erano di quattro tipi ben precisi: quelli che appartenevano al genere umano, come la fallibilità dei sensi, perché tutti possiamo sbagliare; idòla specus o della spelonca, che alludevano alla caverna di Platone, che avevano un carattere individuale e dipendevano da alcuni fattori, quali l’educazione o il carattere; idòla fori o del mercato, prodotti dal linguaggio, dal momento che esisteva sempre una differenza tra le parole e i significati a esse attribuiti; e idòla theatri, indotti dalle diverse scuole filosofiche, le scuole di pensiero antiche raffigurate sottoforma di favole rappresentate sulla scena teatrale, in quello che potrebbe essere definito il palcoscenico della vita. Personalmente, per ogni ricerca, ho sempre attuato il metodo deduttivo, inverso a quello induttivo di Bacone, ma adottando la sua parte distruttiva. In definitiva una deduzione senza pregiudizi. Un metodo che parte dal generale e arriva al particolare, senza essere offuscati dalla nebbia dell’ignoranza, costituita dai ben noti fantasmi. La storia non può …».
Il giornalista fu interrotto da Padre Robert, che prontamente prese il microfono e disse: «Thomas, c’è un signore dal pubblico che vuole intervenire, ecco vedo che Brian gli ha già allungato il microfono. Prego, ponga la domanda».
Un signore seduto in seconda fila aveva alzato la mano per porre il quesito: «Salve signor Reds, chiedo scusa per averla interrotta, sono il professor Radcliff, docente di filosofia di Manchester. Quello che lei ha affermato su Bacone è giusto, nessuno lo può mettere in dubbio, tra l’altro Bacone riprende delle teorie risalenti a Socrate e Aristotele … ma la mia domanda è “Per quanto concerne questo convegno e non su tutti gli studi che ha fatto durante la sua ancor breve carriera saggistica, quanto è determinante l’insegnamento di Bacone?”».
Il giornalista, senza alcun dubbio, replicò, alzandosi in piedi: «Ringrazio il professore per la domanda. Quello che ho detto è stata solo una premessa, perché in realtà Bacone non fa parte dell’eclissi della storia. L’ho solamente citato, per farvi comprendere il suo insegnamento e per quanto tempo ho dovuto sgombrare la mente da tutti i pregiudizi, per scoprire quello che vi dirò. Infatti, tutta questa storia è stata offuscata per troppi secoli dagli idoli, dai fantasmi baconiani, quando, invece, la verità era solo una. E affinché voi comprendiate tale verità, dovete ascoltare sin dall’inizio ciò che ho da dirvi.
Vi condurrò passo passo verso una strada irta di dilemmi e intricata di enigmi. Vi guiderò verso quella foresta di simboli, espressione della poetica di Baudelaire, provenienti da un passato non troppo lontano. Non abbiate, tuttavia, alcun timore, riusciremo insieme a risolvere i tanti rebus che invaderanno la nostra mente. Voi sarete la mia ciurma, quella stessa ciurma di marinai, che Colombo portò con sé alla scoperta di un nuovo mondo. Rimembrate che quel grande navigatore intendeva raggiungere le Indie? … E invece scoprì l’America. Io ho seguito la sua stessa rotta, intendevo portare a termine un mio progetto già con basi solide e, invece, mi sono imbattuto in qualcosa d’inimmaginabile, che neanche la vostra psiche riuscirebbe a partorire nella fase rem».
Il professor Radcliff, mentre Thomas parlava, diventò improvvisamente molto serio, alla luce di quel mistero, che il giornalista aveva in serbo per loro.