Ravello: Lettera aperta al ministro Salvini

28 gennaio 2019 | 10:56
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Ravello: Lettera aperta al ministro Salvini

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta indirizzata al Ministro degli Interni Matteo Salvini di Francesco di Lieto.

Caro Matteo,

premesso che, non sono stato mai un tuo elettore, che mi permetto il tono confidenziale sia perché sto molto apprezzando il tuo impegno politico, per il quale ti esprimo la mia piena solidarietà, sia perché hai la medesima età dei miei primi 2 figli, dico primi due in quanto di figli ne ho ben 4 ed anche perché, se ben ti conosco, la cosa non dovrebbe dispiacerti.

    Tanto premesso in quanto mi appare dovizioso, da parte mia, una minima presentazione prima di esprimere quelli che sono i miei personali giudizi sul tuo operato durante  questi primi mesi di governo e passo subito al mio personale esame  delle tue attività attraverso i punti cardine del tuo programma e cioè:

– QUOTA 100: ritengo giusto e dovizioso consentire a chi ha dei contributi versati a qualsiasi cassa previdenziale, scegliere il momento in cui vuole smettere di lavorare, per qualsiasi motivo, e decidere di vivere con la rendita che si è costituito, anche attraverso i contributi versati, con i propri sacrifici, indipendentemente dall’età anagrafica e dal periodo di lavoro sempreche la sua pensione venga calcolata interamente con il sistema contributivo. Pertanto anche la quota 100 rappresenta una limitazione della sua libertà in quanto chi va in pensione con il summenzionato sistema  ci va con i soldi suoi senza alcun contributo assistenziale e quindi non dovrebbe essere obbligato ad alcuno;

– MIGRANTI: su questa questione ti esprimo la mia massima solidarietà pur non avendo piena conoscenza dei diritti internazionali che potrebbero e, dovrebbero, costituire un freno prudenziale per il tuo comportamento. Apprezzo molto il tuo “coraggio” e la tua determinazione nell’affrontare il grave problema per il quale non dovremmo essere lasciali soli in quanto interessa tutto l’occidente opulento il quale, in gran parte, ha causato la crisi del “terzo mondo”. La soluzione quindi non dovrebbe essere solo quella di salvare le vite umane che si presentano sulle nostre coste, che di per se sono in gran parte delle vittime innocenti e sono oggetto di una speculazione  vergognosa internazionale e che quindi andrebbe estirpata. Qui è il caso di ricordare che ognuno di noi vorrebbe poter vivere nella terra dove è nato e dove ha i propri affetti, Così come noi meridionali siamo stati “costretti” per una politica sbagliata del nostro governo, ad emigrare nel nord Italia per trovare un lavoro che spesso era anche molto al di sotto alle nostre aspettative e potenzialità, così questi migranti che  sono tali, principalmente per motivi economici, sono costretti ad abbandonare la loro amata terra, i loro affetti, alla ricerca purtroppo, spesso vana, di un futuro migliore per loro e per i loro figli. Il problema vero quindi non è rappresentato da queste povere “vittime” che si presentano sulle nostre coste ma ricercare le cause del loro malessere e procurare loro la “medicina” necessaria per combatterlo. E qui mi viene in mente il proverbio cinese il quale recita: “se vuoi bene a tuo figlio non dargli il pesce ma insegnagli a pescare”.

                     Francesco Di Lieto