Sant’Antonio Abate. Oggi si festeggia il santo degli animali e del fuoco e dei pizzaioli
Sant’Antonio Abate. Oggi si festeggia il santo degli animali e del fuoco e dei pizzaioli È tra i santi più amati in Campania in particolare a Napoli e provincia, accolto nel pantheon dei napoletani come il primo tra i migranti, essendo Antonio abate, sant’Antuono, nato in Egitto intorno al 251. Nell’iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore. Come del fuoco. Ecco perché in passato l’icona di sant’Antuono compariva sui muri di tutti i focolari e della cucine a legna nelle case. Oggi al fondatore del monachesimo cristiano si affidano anche i pizzaioli, per i quali il fuoco è «materia prima». Ancora oggi il 17 gennaio si usano accendere i cosiddetti fucaroni o ceppi o falò di sant’Antonio, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Facciamo nostra la riflessione di Luciano Pignataro Oggi per il secondo anno consecutivo i pizzaioli festeggiano il loro protettore, Sant’Antonio Abate. In passato le famiglie si trovavano per accendere il fuoco e si faceva mezza festa. Nel 2017, subito dopo il riconoscimento dell’Arte del Pizzaiolo come Patrimonio Immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco, si decise di ufficializzare questo appuntamento.
Doveva essere una giornata serena, in cui nelle pizzerie si prepara la pizza Sant’Antuono, a pizza d’o pizzajuolo con provola e pepe e invece è segnata dall’episodio che ieri ha colpito la storica pizzeria di Gino Sorbillo ai Tribunali. Un atto vigliacco su cui le forze dell’ordine stanno indagando per cercare di capire la natura. Certo non è la prima volta che le pizzerie diventano bersaglio: è successo più di una volta alla Pizzeria di Palazzo Petrucci a Piazza San Domenico Maggiore, poi questa estate la rapina a Diego Vitagliano a Bagnoli. La bomba che ha procurato danni all’ingresso della pizzeria dei Tribunali è simbolica perché colpisce una delle figure più amate e carismatiche del mondo della pizza napoletana.
Può essere dunque, come ha invitato a fare l’ex ministro Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde che ha promosso la raccolta di firme per sostenere la candidatura Unesco, una occasione per stare insieme ed esprimere solidarietà. Ma forse è anche il momento di fermarsi un attimo a riflettere, fermarsi un secondo. La crescita di questi anni è una favola pazzesca che va oltre la più fervida immaginazione dei vecchi pizzaioli. La categoria è oggetto di pressioni incredibili: su social media c’è competizione, imprenditori scendono in campo e programmano aperture seriali, produttori e grandi marchi cercano di brandizzare i pizzaioli i quali non vedono l’ora di indossare giacche piene di pubblicità. Fioriscono ovunque scuole dove si insegna il mestiere dei corsi sono pieni perché c’è domanda in Italia e all’estero. Un mondo insomma continuamente sotto pressione con la quale non è facile certamente convivere perché è anche altamente competitivo.
Sant’Antonio Abate è il santo in perenne lotta contro il demonio, per questo protegge tutti i lavori che hanno a che fare con il fuoco, metafora dell’Inferno e al tempo stesso della purificazione. Forse è venuto il momento di chiedersi come il Diavolo si manifesta in questo settore, se con la tentazione di crescere in fretta, sempre più in fretta, o con quella di vendere la propria artigianalità al migliore offerente. Oppure sotto forma di invidia e gelosia.
Ecco, oggi preghiamo Sant’Antonio perché ci liberi da questi mali, non ci faccia mai perdere la gioia di fare e di mangiare un pizza napoletana.