Stasera Milan -Napoli sfida Cutrone -Insigne
Lorenzo Insigne, nato a Fratta-maggiore nel 1991, ha un contratto fino al 2022, rinnovato nel 2017
73 Gol con il Napoli Lorenzo Insigne sta scalando le classifica dei marcatori del Napoli. In questa stagione è arrivato a quota 10, sette in campionato e tre in Champions League.
Patrick Cutrone, nato a Como nel 1998, ha un contratto con il Milan che scade nel 2023, rinnovato nel giugno del 2018
27 Gol con il Milan Patrick Cutrone dopo una stagione e mezzo con il Milan è già a 27 reti globali. Quest’anno per lui 9 marcature, 3 in campionato e 6 tra Europa League e Coppa Italia
Così diversi eppure così terribilmente eguali, perché pure nel calcio ogni mondo è paese. Così distanti e invece così indiscutibilmente vicini, aggrappati a quel retroterra culturale (?) che li rende simili, finalmente affrancati (forse, chissà) da luoghi comuni scolpiti nell’erba e ramificati qua e là, nella diffidenza altrui. Così scugnizzi – ognuno a modo suo – e quindi così ribelli da prendersi il pallone e tenerselo per sé, almeno fino alle prossime perplessità, sciorinando il talento e l’esuberanza, quella faccia tosta da sistemare nei dribbling o nell’evoluzioni, coscienti che ci sarà sempre un rompiscatole pronto ad alzare la manina per guardarsi il dito, mica le stelle di questo made in Italy che si prende la Scala per mostrarsi ancora un po’. Si scrive Cutrone e però si ripensa anche a Insigne, le generazioni di fenomeni che vanno alla sfida incrociata fingendo di non avvertire il vento dell’Est, la partita doppia da giocare sul filo di analogie avvertite su quel ramo del lago di Como e identiche nelle modalità alle sofferenze vissute in epoche non sospette da quel genietto al San Paolo.
ITALIANS. Italians do it better, in area di rigore o nei paraggi, e fa niente se per chiunque – per Cutrone e anche per Insigne – sia stato complicato e ancora un po’ tale resti, riuscire ad inventarsi profeta in patria, sfuggendo ai pregiudizi e dribblandoli e prendendoli a spallate, dopo aver rovistato in quel patrimonio personale che ognuno lascia brillare come può. Milan-Napoli è un concentrato d’estro e di fantasia da scaricare in questo teatro luminoso, luci che s’accenderanno e potranno accecare o anche abbagliare, e che diventa il palcoscenico per quel giovanotto – ventuno anni appena compiuti, che bello! – capace di sopravvivere all’arrivo dei Kalinic e degli André Silva, di resistere persino al fascino seducente del Pipita, di aggrapparsi a se stesso, all’indole e al carattere, però anche ai piedi ed alla testa, e di segnare ventisette reti in quest’ultimo anno e mezzo incurante di qualsiasi perplessità, scatenandosi dalla panchina ma anche prendendosi subito la partita, dall’inizio.
GUAGLIO’. A Insigne, e per un po’, dicevano altro ed era racchiuso in quel lamento percepibile in campo il preconcetto d’una Napoli che poi s’è ricreduta e corretta, sommersa da una valanga di reti (siamo a settantatré), ispirata in duecentottantasei partite a inseguire parabole fosforescenti e uscendo da quel pessimismo cosmico che ha accompagnato per anni e anni qualsiasi tentativo di “tiro a giro” poi finito fuori. Ma il tempo sa essere un galantuomo e poi alla distanza stupire con quell’effetto speciale che crea il gol alla Insigne, una diavoleria che rievoca le scelte di Del Piero, l’idolo da bambino d’un uomo che ora vuole essere eroe per Napoli.
COMPATIBILI. Cutrone ha stretto un patto con il diavolo (scadenza 2023) e se ne frega della maledizione dei centravanti, di quella statistica che però è indiscutibile e che sussurra delle peripezie capitate ai bomber del dopo-Inzaghi: la sua maglia della salute è la 63 (per la 9 ci sarà tempo) ma al resto ha dovuto provvedere da sè, tra volée e carezze a muso duro, come i bomber d’una volta, quelli che uscivano dal fango felici e gaudenti. Insigne è il principe di casa sua, può dire di avercela fatta, anche se in questo mondo rutilante c’è sempre il pericolo d’andare a sbattere contro un palo e lui ne già “spaccati” quattro e la rabbia implode, visto che ormai sono 81 giorni che non segna. E il Milan, con Torino ed Empoli, è la “nemica geniale”, la sua musa ispiratrice: sei reti sin qui segnate. Ma se lo scopre Cutrone…
fonte:corrieredellosport