Annamaria Franzoni è libera, ha scontato la pena per l’omicidio del figlio. Quella volta a Positano
La notizia colpisce un’opinione pubblica soporizzata da Sanremo . Annamaria Franzoni è una donna libera. Condannata nel 2008 a 16 anni per l’omicidio del figlio Samuele di tre anni, a Cogne il 30 gennaio 2002, nelle scorse settimane, scrive l’Agenzia Ansa, è stata informata dal Tribunale di sorveglianza di Bologna che la sua pena è espiata, con mesi di anticipo rispetto alle previsioni, potendo usufruire di molti giorni di liberazione anticipata per la buona condotta. Da giugno 2014 era in detenzione domiciliare a Ripoli Santa Cristina, sull’Appennino bolognese. Anche se ora, davanti alla casa dove ha scontato la detenzione domiciliare, appare il cartello “vendesi”. La famiglia si sarebbe trasferita di recente, a quanto si apprende in una casa isolata di un non meglio identificato “paese vicino”.
QUELLA VOLTA A POSITANO
La ricordiamo quando venne a Positano in Costiera amalfitana, sembrava quasi “estraniata” dalla morte del figlio, come se non la riguardasse, e arrivò in costa d’ Amalfi per un servizio fotografico che seguimmo anche noi di Positanonews. Ci sembrava una donna fragile e confusa, forse inconsapevole di quello che aveva fatto, se lo ha fatto , come risultato dal processo. “E’ molto bello questo posto, da serenità..”, ci disse. Poi le interviste, dopo la vicenda di Cogne, non poteva rilasciarle a nessuno, erano concordate con settimanali, quella in cui la trovammo sugli scaloni dei Leoni, fu il 25 dicembre del 2006, era arrivata qui da Sorrento camminava come se fosse in un altro pianeta, poi la pubblicò a gennaio 2007 il periodico “Gente”. . Si diceva che avesse protezioni molto in alto, ma l’anno dopo fu condannata..
LA CONDANNA
Franzoni, che si è sempre proclamata innocente, era stata condannata in via definitiva la sera del 21 maggio 2008, quando la Corte di Cassazione confermò la sentenza della Corte di appello di Torino e già quella notte si aprirono per lei le porte del carcere di Bologna. Qui è rimasta fino al 2014, poi per quasi cinque anni è stata ai domiciliari a Ripoli, ma aveva già ottenuto il beneficio del lavoro esterno in una coop sociale e alcuni permessi per stare a casa con i due figli, di cui il minore nato un anno dopo il delitto.
RIDUZIONE PER BUONA CONDOTTA
Le parole dell’avvocato. I 16 anni di pena sono stati ridotti a meno di 11 grazie a tre anni di indulto e ai giorni concessi di liberazione anticipata, il cui presupposto è che il detenuto partecipi all’opera di rieducazione e di reinserimento nella società: è possibile ottenere fino a 45 giorni ogni semestre di detenzione, considerando anche quella domiciliare. “E’ finita una storia giudiziaria che la mia cliente ha sempre vissuto nel rispetto delle regole pur professando sempre la propria innocenza – spiega infatti Paola Savio, legale di Annamaria Franzoni -. Il raggiungimento del fine pena non deve suscitare stupore. Si tratta di un calcolo matematico frutto di aver usufruito dei benefici penitenziari di legge. Ora – ha aggiunto – Anna Maria spera nell’oblio per sé e per la famiglia. E glie lo auguro anch’io”.
LE TAPPE DELLA VICENDA GIUDIZIARIA
Il sacerdote che l’ha aiutata. E proprio sul tema del reinserimento insiste don Giovanni Nicolini, il sacerdote bolognese che accolse Annamaria Franzoni a lavorare in una cooperativa sociale quando fu ammessa al lavoro esterno dal carcere: “Quando c’è un rapporto forte e affettuoso con la famiglia di origine, la persona si reinserisce. E’ questo che fa la differenza”. “Ormai – aggiunge Nicolini commentando l’avvenuta liberazione – è un po’ che non la vedo. Posso dire che siamo buoni amici, a distanza. Lei ha una vita di famiglia” e non va più a lavorare nel laboratorio di sartoria perché “adesso ha ricostruito interamente la sua vita”.
Don Nicolini osserva più in generale che “molti detenuti perdono il contatto con la famiglia e l’ambiente di origine”. Ma questo non è il caso di Annamaria Franzoni: “Conoscere lei – spiega – significa conoscere la sua famiglia e entrare in contatto con la sua storia. Non l’ho mai sentita come una persona isolata. Anche aspetti drammatici dell’esistenza possono essere affrontati con umanità, laicamente evangelica. Le persone hanno una possibilità enorme di recupero”.
Ora per lei comincia una nuova vita, se i riflettori dei media la lasceranno in pace.