La Juve prima gioca, poi si spegne Anche una traversa per gli spagnoli Gestaccio di Simeone al primo gol
Cholazo! Una mezza disfatta dentro una prevedibile e prevista conferma: l’Atlético Madrid non è solo una squadra di calcio, non lo è più da otto anni, da quando – cioè – si è consegnata corpo e anima all’irrinunciabile Simeone. Ormai è un’iperbole, un modello inimitabile di calcio selvaggio; è il cholismo e tutta una serie di luoghi comuni giornalistici e telecronistici basati su intensità, solidità, aggressività, compattezza e garra: è il senso consapevole dell’assoluto agonistico.
La Juve è altra cosa, soprattutto da quando Cristiano Ronaldo ha deciso di elevarla al grado di favorita della Champions, eppure al Wanda ha dimostrato di non riuscire a rubarle l’idea.
Straordinaria è risultata la prova di forza e coraggio di Koke, il prossimo interista Godin e compagnia, capaci di imporre le proprie regole; straordinaria e favorita dalle prestazioni decisamente insufficienti di Mandzukic e Ronaldo, di Dybala e anche di una difesa che non ha saputo reggere a lungo alla pressione degli avversari, in particolare quando Morata ha preso il posto di Douglas Costa.
È andata male, dunque, male ma non malissimo. Anche grazie al poco amato Var. “Con il Var il calcio non è più uno sport”, sentenziò infatti nell’ottobre del 2017 Max Allegri. Un anno e mezzo dopo proprio il Var, appena introdotto in Champions, può permettere alla Juve di continuare a coltivare il suo sogno-ossessione: per ben tre volte l’assistente al video è entrato in rotta di collisione con le ambizioni dell’Atlético correggendo o ratificando le decisioni dell’arbitro; la quarta, sul colpo di testa di Gimenez in mischia, non ha potuto intervenire.
Prima che tutto accadesse, Cristiano Metropolitano aveva mostrato la manita a Simeone e al pubblico che lo stava fischiando, per ricordare loro le 5 Champions vinte. Il sesto dito è quello che si augurano di vedergli mostrare a giugno e sempre al Wanda i tifosi della Juve.
Il risultato dell’andata è di quelli rimediabili ma soltanto se si pensa a ciò che accadde l’anno scorso con l’altra madrilena. Rigore finale a parte.
Il trionfo del Cholismo ha spinto la Juventus quasi nel baratro dell’eliminazione dalla Champions. Al Wanda Metropolitano è finita 2-0 per gli uomini di Simeone, risultato netto quando meritato per i colchoneros che sono stati più intensi, più “cattivi” e più tosti. Hanno deciso i gol dei difensori uruguaiani, Gimenez e il neointerista Godin, simboli di una squadra di ferro che ha liquefatto i campioni d’Italia con una ripresa pazzesca. C’è ancora una gara di ritorno all’Allianz Stadium, dove gli spagnoli non avranno gli squalificati Diego Costa e Thomas (nei bianconeri out Alex Sandro), ma la sensazione è che Allegri abbia davanti a sé una delle montagne più dure da scalare da quando è arrivato a Torino. E purtroppo non può contare neppure sul fattore Cristiano Ronaldo, che ha finora disputato la Champions peggiore della sua carriera: un solo gol in sei incontri. Al Wanda CR7 non ha segnato neppure stavolta e adesso la sua Juve, che si è scoperta debole e balbettante in difesa, è in ginocchio. Tra tre settimane serviranno un’impresa altrimenti sarà l’Atletico a inseguire il sogno di giocare l’1 giugno la finale nel suo stadio.
CHOLISMO AL POTERE. Per il momento festeggia il Cholo, che contro le italiane è una sentenza (non ha mai perso) e in casa negli incontri a eliminazione diretta della Champions non sbaglia un colpo. Si è lasciato andare a un brutto gesto per festeggiare il primo gol, ha imprecato contro la novità Var, ma alla fine Simeone ha avuto ragione con il suo calcio fatto di intensità, spazi coperti con maniacale attenzione e pochi fronzoli. Avrà anche una rosa inferiore rispetto a quella bianconera, ma ha nascosto la differenza e il 2-0 maturato in soli 5′ dopo il 30′ della ripresa gli sta pure stretto. E pensare che nel primo tempo la Juventus aveva dato l’impressione di tenere. I colchoneros si sono difesi piuttosto bassi, senza lasciare spazio tra le linee perché non volevano far accendere Dybala che si accentrava. E siccome in avanti avevano una sola opzione o quasi (il lancio lungo per Diego Costa), ne è venuta fuori una partita bloccata, con poche occasioni, quasi tutte su calcio piazzato. I bianconeri hanno tenuto di più il pallone (59,6% di possesso al 45’) e hanno avuto il coraggio di andare a pressare alti, ma hanno spesso forzato le giocate facilitando così il lavoro di Godin e compagni. Non è stata una Juventus fluida come nei giorni migliori perché Mandzukic ha fatto poco, perché gli interni di centrocampo hanno dovuto pensare a tenere bilanciata la squadra per evitare le ripartenze degli spagnoli, perché il febbricitante Pjanic è stato limitato dalla pressione “alternata” di Griezmann e Thomas e perché il fischiato Ronaldo si è fatto vedere solo con un bolide su punizione. E così la scena se la sono presa i portieri Oblak e Szczesny che, con due parate a testa, hanno tenuto il punteggio sullo 0-0 al momento del tè caldo.
UNO-DUE TERRIBILE. Nella ripresa invece c’è stato solo l’Atletico. La Juventus è calata a livello fisico e i colchoneros le sono… saltati addosso con la grinta che il Cholo predica. Con il passare dei minuti con c’è stata più gara: Dybala è sparito, il centrocampo ha subito e la difesa ha sbandato vistosamente. Bonucci, con un paio di errori (più uno di Chiellini), ha obbligato Szczesny a superarsi, ma prima e dopo c’è stato anche un erroraccio di Diego Costa a porta spalancata e una rete annullata con il Var a Morata (spinta su Chiellini). Simeone ha capito che era il momento di osare e ha messo due esterni di centrocampo di spinta come Lemar e Correa. Allegri invece si è giocato Emre Can per Pjanic, ma la mareggiata biancorossa non era arginabile e così, con due calci piazzati nell’arco di cinque minuti, Gimenez e Godin hanno messo al tappeto la Vecchia Signora. Il 12 marzo sarà durissima.
Partita nervosa e Var decisivo
A Felix Zwayer si rizzano i capelli non appena vede gli occhi torvi dei giocatori in campo. Così mette insieme decisioni azzeccate – per merito del Var – e perdite di contatto con la realtà della partita. Esagerata, per esempio, l’ammonizione di Diego Costa, diffidato (limpida invece quella di Thomas, altrettando diffidato). Pesante anche il giallo per Alex Sandro.
Rigori
Se poi al primo minuto di una partita simile l’area della Juve diventa il Bronx dei film, è umano che la calma si smarrisca. Probabilmente il tedesco avrebbe dovuto fischiare il rigore in favore dell’Atletico perché Matuidi va tacchetti contro piede sulla girata di Griezmann. Ma l’azione è molto veloce e il francese riesce a tirare. Al 26’ invece Zwayer sceglie bene. Anzi male, perché dà rigore contro De Sciglio quando Diego Costa rotola in area. Per sua fortuna il Var piazza fuori area il fallo. Corretto controllare un tocco di braccio di Mandzukic.
gol no, gol sì
L’apoteosi del Var appena introdotto è al 71’, quando solo la revisione in campo permette a Zwayer di vedere la spinta di Morata su Chiellini, subito prima che l’ex metta dentro di testa. Nulla da eccepire, nonostante le proteste, sulla rete di Gimenez (anzi, l’arbitro intima a Bonucci di rialzarsi). Né su quella di Godin.
fonte:corrieredellosport