Candelora

LA CANDELORA IN CAMPANIA RITI E TRADIZIONI

2 febbraio 2019 | 11:27
Share0
LA CANDELORA IN  CAMPANIA RITI E TRADIZIONI

Oggi è la Candelora in Campania una ricorrenza molto sentita , fra Sorrento e Amalfi tutte le parrocchie organizzano processioni e ci sono tradizioni .  Quanno arriva ‘a Cannelora d’a vernata simmo fora, ma si chiove o mèna viento, quaranta juorne ‘e male tiempo: così recita un proverbio in dialetto napoletano per ricordare il giorno dellaCandelora, il 2 febbraio. , E  guardando il cielo avrà esclamato con soddisfazione o eventualmente con disappunto se ancora il cielo si è presentato coperto di nuvole e pioggia.
In realtà la Candelora (così chiamata inCampania, Candelaia in Toscana, Ceriola, Siriola in altre ancora) è unafesta religiosache si celebra per ricordare la presentazione del Signore al Tempio ed il rito di purificazione della Vergine Maria quaranta giorni dopo la nascita di Gesù. I lnome deriva dal latino, dacandelorumecandelaram, ovvero la benedizione delle candele conservate in casa dai fedeli accesi per placare l’ira divina durante il mal tempo, oppure mentre si attende la realizzazione di un evento, durante un’infermità, insomma durante tutti quei momenti della vita che necessitano dell’intervento divino.

La benedizione delle candele fu introdotta dal clero franco-germanico durante i secoli IX e X, ma si ritiene che la processione fosse già in uso molto tempo prima.

Al di là del significato religioso la Candelora, che si collega ai giorni della Merla di cui vi abbiamo raccontato,segna i cambiamenti climatici, la fine dell’inverno e l’approssimarsi della primavera. È un periodo adatto per fertilizzare i terreni e compiere le varie attività determinanti per l’annata agricola.

A San Biase o sole pe’ case, San Catello ‘o sole po Castiello, Sant’Antonino ‘o sole pe marine.
Vengono invocati San Catello, patrono di Castellammare di Stabia, che si festeggia il 19 gennaio, Sant’Antonino patrono diSorrento che si attende per il 14 febbraio e San Biagioche ricade il giorno dopo della Candelora, il 3 febbraio e protettore della gola e della laringite.

uno degli eventi più suggestivi e caratteristici della tradizione campana “la juta dei femminielli a Montevergine”.

La Candelora a Montevergine – a’ Juta dei Femminielli….
Dal blog di Antonello Addeo

Chi non ha mai sentito parlare della “Candelora”? E’ un giorno speciale, un giorno in cui tanti fedeli “salgono” a Montevergine, una delle “sette madonne” sorelle della Campania. E’ la Madonna nera, la “Schiavona”, a cui tanti sono devoti.
Soprattutto loro, i cosiddetti “femminielli” che a Montevergine festeggiano, una volta all’anno, la “Juta dei Femminielli”: potrà sembrare strano ma da Napoli e da molte altre zone della regione campana (e non solo), tanti omosessuali rendono omaggio alla “loro” Madonna, rivolgendole preghiere e canti d’amore. Il legame con i femminielli nasce da molto lontano. La leggenda medioevale narra che la Madonna, commossa dall’amore di due omosessuali, condannati dalla comunità a morire di freddo o sbranati dai lupi, ridotti in catene sulla sommità del Monte Partenio, a Lei sacro, lì salvò, concedendo loro di sopravvivere e testimoniare la forza del Bene.
A parte la leggenda è interessante sapere che poco lontano dal Santuario, sul monte Partenio, vi siano i resti di due antichi templi consacrati rispettivamente a Cibele e Artemide, due tra le Grandi Madri del paganesimo. E nel mito di Cibele si può individuare un forte legame tra culto pagano e ritualità cristiana.
Quella della Candelora è una giornata di offerta, di sacrificio, di sudore. Il sudore che sgorga dalla fronte quando, nonostante il freddo, si sale lentamente dalle pendici al Monte, in un pellegrinaggio lento e silenzioso di grande partecipazione emotiva. Il silenzio è rotto nei pressi della grande scalinata che porta al santuario, dove i pellegrini a braccetto intonano i loro canti d’amore per la Madonna scandendo il loro incedere verso la grande icona. Il rito prosegue con “la Candelora”, le candele accese in onore alla Madonna e portate innanzi all’altare. E’ una celebrazione dai grandi tratti teatrali, dove si piange, si ride, si balla, si canta, si suona, con grande rispetto verso la “dolce Mamma” che tutti accoglie. Sul sagrato si continua la festa in un turbinio di balli, canti, tammorriate “aldilà di tutte le differenze” …….«Statti bona Madonna mia, l’ann’ che vene turnamm’ a venì».

Gigione Maresca