Napoli,Ancelotti non è solo una questione di moduli se il Napoli non segna

19 febbraio 2019 | 07:35
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Napoli,Ancelotti non è solo una questione di moduli se il Napoli non segna
Napoli,Ancelotti non è solo una questione di moduli se il Napoli non segna
Napoli,Ancelotti non è solo una questione di moduli se il Napoli non segna
Napoli,Ancelotti non è solo una questione di moduli se il Napoli non segna

Da 10 anni le sue squadre non segnavano così poco dopo 24 giornate

Non è una questione solo di moduli, può esserlo invece di uomini: il tecnico ha avuto attaccanti del calibro di Ibra, Ronaldo, Drogba e Lewandowski
Non si vive nel ricordo e neppure nel rimpianto: e ce ne sono di frammenti della memoria, sono freschi, che restano lì, incollati alla coscienza del Napoli, e racchiudono un istante, breve e perfido, in cui la gioia è divenuta inganno. Basterebbe scorgersi dietro, uno sguardo al Torino e un altro alla Fiorentina e via, per andare a scoprire che la capriola d’una felicità incontrollabile è divenuta un ruzzolone nell’oblio: ed è una sequenza che lascia una cicatrice nella classifica e persino nel morale, trasforma il sorriso in una smorfia e scuote la serenità interiore di Ancelotti che non ama perdersi «nei se e nei ma» della routine. La matematica resta una subdola opinione che riduce ventisei tiri in zero gol e trasforma la partita con il Torino in un arido soliloquio: ci vorrebbe un alchimista per sistemare questa vicenda oppure qualcuno che vada un po’ a scuola nel passato di Ancelotti, abitato da supermen ingombranti, che però hanno interpretato lo spartito suggerito senza batter sopracciglio da Sua Maestà.

SI ATTACCA. A Firenze, per dirne un’altra, tredici conclusioni, la metà esatta della domenica successiva, e la stessa sottrazione: 0-0, tra Lafont e un difetto di precisione che può essere guarito anche appellandosi al destino, perché a volte la sorte ci mette del suo e va a sommarsi alla imperfezione degli essere umani. Il Napoli non sa più segnare, da almeno un mese in qua, da quando a San Siro con l’Inter se ne è uscito sotto quella coltre bianca che sta per astinenza: eppure, e si ripete la storiella, ne ha avuto possibilità, persino nel finale, con Zielinski. Poi si è ritrovato a pattinare nel vuoto pneumatico, si è ripetuto in quel San Siro che s’è rivelato inospitale in campionato con il Milan e addirittura rovinoso – sempre con il diavolo – in coppa Italia: pup, pum, l’eco dei colpi secchi di Piatek è rimbombato nella notte e strascichi ne ha lasciati, mentre ancora s’avvertono scricchiolare pali e traverse (sono diciotto), il frutto agro di 7070 passaggi nella metà campo avversaria, circa mille in più di qualsiasi altra squadra.

SUPERGOL. Ancelotti ci ha sempre provato a modo suo, e non una questione di moduli, semmai può esserlo stato (anche) di uomini, e là davanti se l’è spassata nell’ultimo decennio, dal Chelsea in su, passando da Parigi a Madrid e a Monaco di Baviera, godendosela con Drogba, Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo e Benzema, Lewandowski e mettendoci del suo, «educando» a correre in avanti, per inseguire i sogni, da cogliere nelle aree di rigore altrui. Il Napoli del passato ha rigorosamente rispettato una tendenza inaugurata con Rafa Benitez ed esaltata ulteriormente da Maurizio Sarri e issarsi oltre la soglia dei cento gol stagionali (oppure avvicinarla, come nell’anno scorso) è divenuta una fantastica evoluzione nella quale Mertens s’è trasformato in un insospettabile Re Mida, nella sua versione di centravanti moderno che adesso nel 2019 non è ancora riuscito a farne uno dopo averne collezionati undici in 24 gare.

SLANCIO. Eppure, nel codice-Ancelotti, c’è una partenza lanciatissima, risale appena a cinque mesi fa, condita da nove reti nelle prime cinque giornate, una sola serata d’appisolamento, a Marassi contro la Sampdoria, e una media confortante: 1,8 gol a partita, che come proiezione avrebbe consentito di avvicinare il traguardo delle settanta stagionali. Ma nel meccanismo dev’esserci finito un granellino di sabbia e lo stesso percorso, nel girone di ritorno, ha squarciato un nebbione che riconduce Ancelotti a ritmi che rientrano quasi nelle statistiche del secolo scorso: le strade dei bomber sono lastricate di buone intenzioni, ma anche quelle dell’inferno (attuale).

fonte:corrieredellosport