Abusi edilizi sull’ isola di Capri , si chiede rinvio a giudizio anche per l’ex Soprintendente
Abusi edilizi sull’ isola di Capri , chiesto il rinvio a giudizio anche per l’ex Soprintendente
Interventi di riqualificazione privi della valutazione dell’impatto ambientale, pareri ritenuti non in linea con la tutela del territorio, un’inchiesta che chiama in causa pubblici amministratori e legali di società private. È questo l’ultimo atto di accusa mosso dalla Procura di Napoli, in relazione ad alcuni interventi edilizi sull’isola di Capri. Inchiesta per abuso d’ufficio, la Procura manda gli atti al gip e, scrive Leandro Del Gaudio su Il Mattino di Napoli, si appresta a chiedere il rinvio a giudizio – tra gli altri – dell’ex soprintendente per i beni architettonici, paesaggistici, storici e artistici Giorgio Cozzolino, per la dipendente della soprintendenza Rosalia D’Apice, ma anche per Raffaele Perrella, legale rappresentante della società Nettuno, a sua volta indicato come istigatore e beneficiario di una serie di interventi amministrativi ritenuti quanto meno sospetti da parte della Procura; e Nicola Pisacane, quale progettista e direttore dei lavori.
Inchiesta condotta dal pm Francesca De Renzis, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, attenzione rivolta alle soluzioni edilizie all’interno del complesso balneare «Lido Nettuno». Una vicenda che vede coinvolti Filippo Di Martino, in qualità di responsabile del settore tecnico del comune di Anacapri, ma anche in qualità di presidente della commissione locale per il paesaggio dello stesso comune isolano; Michele Sorrentino, Giuseppe D’Urso, Massimiliano Ferraiuolo, Guido Gargiulo, Salvatore Maresca, Colomba Gargiulo, Paolo Staiano, Antonio Mazzarella, quali componenti della commissione locale per il paesaggio di Anacapri.
Ma su cosa fa leva la richiesta di rinvio agiudizio vibrata dalla Procura di Napoli?
I PARERI
Partiamo dal riferimento alla Sovrintendenza: è il 29 luglio del 2014, quando vengono emessi i due pareri inerenti al rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche per la pratica di condono edilizio e per i lavori di ristrutturazione, che vengono ritenuti conformi alle norme che tutelano il territorio. Stando alla ricostruzione dell’accusa, nella pratica edilizia presentata dal Perrella e dal Pisacane, non ci sarebbe stata la valutazione di incidenza e di impatto ambientale. Una ricostruzione che ora attende la replica dei professionisti coinvolti, alla luce di una premessa doverosa: l’esercizio dell’azione penale non rappresenta una sentenza di condanna definitiva, ma uno snodo inevitabile per l’accertamento di una ipotesi di reato. Tutti gli imputati potranno replicare alle accuse e dimostrare la correttezza della propria condotta. Ma torniamo al focus dell’indagine. Sotto i riflettori finisce la demolizione di cabine di legno, la modifica planimetrica di due piscine, l’edificazione di un nuovo corpo di fabbrica, con camere per ospitalità di 270 mc; cambio di destinazione d’uso di manufatto originariamente adibito a lavanderia deposito in appartamento-dependance; la realizzazione di un vialetto di passaggio con arretramento del muro di contenimento mediante sbancamento ed edificazione di muro di sostegno in cemento armato. Una serie di interventi su cui ora si attende la valutazione di un giudice delle udienze preliminari.