Droga a Cava de’ Tirreni, stangata la “zarina” degli Zullo
Condannata la “zarina”, comminati venti anni di reclusione a Lucia Zullo. Stessa pena è stata inflitta al nipote Vincenzo Zullo, che provocò la scissione nel clan per scalzare la zia nella gestione del lucroso giro di spaccio con base nella frazione Santa Lucia. Pena pesante inflitta anche a Vincenzo Porpora (condannato a 14 anni e 8 mesi): l’elemento di trait d’union, secondo la Dda, tra il clan e la politica cavese. La sentenza è arrivata nel pomeriggio di ieri. Quelle decise dal gup Vincenzo Pellegrino del tribunale di Salerno, sono le posizioni degli imputati per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio della droga. Quindici sono sodali del clan che hanno chiesto il giudizio abbreviato. Sono quelli coinvolti nella prima inchiesta sugli affari della famiglia Zullo, avviata dalla polizia nel 2017. Il giudice ha condannato, inoltre, Mario Avagliano (8 anni), Giovanni Ragosta (7 anni e 4 mesi), Carmine Medolla (7 anni), Angelo Della Valle (6 anni e 8 mesi), Alfredo Lambiase (4 anni e 4 mesi), Daniele Medolla (4 anni e 4 mesi), Roberto Benincasa (3 anni), Lucia Trezza (2 anni e 8 mesi) e Carmela Baldi (1 anno). Nel collegio comparivano, tra gli altri, gli avvocati Antonio Boffa, Teresa Sorrentino e Alfonso Senatore. Nel filone della droga è più marginale la posizione di Dante Zullo, impegnato invece sul fronte dell’usura e delle estorsioni. Altri filoni sui quali è intervenuta la Dia, guidata dal tenente colonnello Giulio Pini, per fortificare alcuni aspetti investigativi. Il capo del sodalizio rispondeva di un solo capo di imputazione ed è stato assolto per non aver commesso il fatto. Con la stessa motivazione sono stati prosciolti Giovanni Casale, Alessandro Marciano e Michele Memoli. Significative sono anche le pene accessorie. Applicata l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la misura di sicurezza della libertà vigilata per tre anni per Porpora, Lucia e Vincenzo Zullo. Per gli stessi reati sono a processo, dinanzi al tribunale di Nocera, Gennaro Di Martino, Vincenzo Catania di Scafati, Alberto Esposito di Nocera, Nunzio Catania di Gragnano e il napoletano Giuseppe Di Napoli. Per il sostituto antimafia Vincenzo Senatore, titolare delle indagini, a gestire le “piazze di spaccio” era Lucia Zullo, definita una “incallita e professionale spacciatrice”. La zarina viene descritta spietata dai giudici quando c’era da spartirsi i guadagni dello spaccio, a tal punto da ordinare il pestaggio del fratello Dante che non aveva condiviso il ricavato della vendita di una partita di marijuana. Aggressione che avvenne in una scuderia di Agnano. Per ritorsione il nipote Vincenzo Zullo, definito dal gip “un frenetico spacciatore”, le bruciò la casa.
Massimiliano Lanzotto La Citta