Non solo smog, la Commissione europea deferisce l’Italia anche sulle fogne.
Su smog e sistema fognario doppia condanna al nostro Paese. La Commissione europea deferisce l’Italia dinanzi alla Corte di Giustizia.
La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Ue per la ripetuta violazione dei limiti annuali e orari di biossido di azoto (NO2) nell’aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme Ue dei sistemi di trattamento delle acque di scarico in oltre 700 agglomerati e 30 aree sensibili dal punto di vista ambientale con più di 2mila abitanti. Le aree soggette a sforamento dei limiti di NO2 sono state grandi città come Milano, Torino e Roma e centri più piccoli come per esempio Catania, Campobasso, Genova e aree come la Pianura Lombarda e la Costa Toscana. Il nostro Paese, già deferito in Corte per sforamento dei limiti di Pm10, secondo la Commissione ha disatteso l’articolo 13 della direttiva del 2008 sulla qualita’ dell’aria a causa del mancato rispetto, entro il 2010, del valore limite annuale (40 g/m3) e orario (200 g/m3, da non superare piu’ di 18 volte per anno) del biossido di azoto (NO2).
L’Italia, secondo Bruxelles, ha anche violato l’articolo 23.1 della stessa direttiva per la mancata adozione di misure appropriate per garantire la conformita’ e mantenere il periodo di superamento il piu’ breve possibile. L’infrazione era stata avviata nel 2015 e il parere motivato della Commissione emanato il 15 febbraio del 2017. I paesi Ue che hanno avuto o hanno contenziosi con Bruxelles sulla qualità dell’aria sono venti. Per trovare soluzioni si sta pensando a organizzare dei dialoghi sull’aria pulita con rappresentanti della Commissione Ue, dei ministeri interessati e delle autorità regionali e locali per uno scambio di buone pratiche per ridurre l’inquinamento.
In materia di adeguamento dei sistemi fognarie di depurazione alle norme europee che risalgono al 1991, il deferimento in Corte riguarda comuni e aree in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Sulla materia, l’Italia subisce quattro procedure di infrazione ed è stata già condannata a pagare sanzioni milionarie per la mancata conformità in oltre 70 agglomerati da 15mila abitanti, con una spesa da 52 milioni di euro al 28 febbraio. La Commissione ritiene che lo Stato italiano non ha rispettato l’obbligo di predisporre entro il 2005 dei sistemi di raccolta delle acque reflue urbane (reti fognarie) e dei sistemi di trattamento secondario o equivalente prima del loro scarico. L’Italia aveva anche l’obbligo, entro il 1998, di predisporre un trattamento piu’ spinto per le aree sensibili e degli impianti di trattamento biologico delle acque. – 08 marzo 2018 –