PENISOLA: CAMORRA – I MEMBRI DEL CLAN SCALPITANO PER TORNARE IN LIBERTÀ

22 marzo 2019 | 11:00
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PENISOLA: CAMORRA – I MEMBRI DEL CLAN SCALPITANO PER TORNARE IN LIBERTÀ

Vogliono la libertà e sono disposti a chiedere ricorso gli indagati del blitz “Terra delle Sirene”. I loro legali sarebbero già al lavoro per presentare la documentazione necessaria. In prima fila il figlio del Boss Leonardo di Martino – detto o’ leone – Fabio di Martino.

29 indagati, 17 arresti e 9 misure cautelari. Questi i numeri. Almeno 26 di questi – gli arrestati ,tra domiciliari e carcere – scalpitano come animali in gabbia per ottenere la libertà.

Il pm Anzalone si ritrova di fronte ad una mega inchiesta. Sulla testa degli imputati graverebbero molteplici accuse, il pubblico ministero svolgerà il processo per le vie di almeno tre dinamiche importanti, di cui le indagini avrebbero condotto alla responsabilità degli indagati. Il primo: il sequestro, avvenuto l’estate scorsa, di circa 2000 piante di cannabis. Il secondo: le spedizioni punitive che si sarebbero svolte con l’incendio di due auto, a scopo intimidatorio. Il terzo: i colpi di pistola sparati sui portoni di chi “osava” comprare la roba da altri fornitori. L’arma utilizzata sarebbe una pistola modificata a salve. Non sarebbe chiaro se fosse la stessa arma utilizzata per ottenere il silenzio degli acquirenti, a anche degli stessi spacciatori.

Chi osava rifornirsi da altri, che non fossero il Clan di Martino, o chi osava vendere roba di altri non avrebbe tardato a vedersi incendiate le proprie auto, e a ricevere altri gesti intimidatori. Raid fatti con esplosivo e armi, di cui i “soldati” erano spesso minorenni, che ci rimanevano feriti. Come quella volta in cui dopo aver provocato l’esplosione di un auto, uno di essi fu portato al pronto soccorso con escoriazioni in tutto il corpo, a causa della stessa esplosione. Bambini tossicodipendenti, disposti a tutti pur di un po’ di roba.

La concorrenza, per i Di Martino, doveva essere distrutta. Il Clan esigeva a tutti i costi il monopolio. A onor del vero un ragazzo – dopo un controllo di routine – sarebbe stato trovato con una provvista di 500 grammi di marijuana addosso. Una volta lasciato in libertà sarebbe stato avvicinato da un altro: “Non dire mai che l’hai comprata da me.”

Un’inchiesta dalla portata significante, che ha visto le forze dell’ordine impegnate per qualche anno, con appostamenti, cimici, e inseguimenti alle volte conclusi con spari intimidatori da parte della polizia.