Andria una città da scoprire e da gustare
Ignorate tutte le offerte di voli economici last minute in giro per l’Europa e impostate il navigatore per Andria in Puglia. Dopo 209 km, se si parte da Napoli, vi troverete in una città ricca di storia, mistero e dai sapori sublimi, una meta ideale per una gita breve. Il percorso è piacevole, scorrevole e ricco di luoghi che furono scenari di battaglie antiche e guerre puniche, come per esempio la vittoria di Annibale sul grande esercito romano nella città di Canne e la battaglia Canosa che fu insignita del titolo di Caput Regionis poiché valorosamente tenne testa all’esercito di Annibale, non cadde in battaglia ne cedette alle lusinghe del generale, difendendo le mura e offrendo un grande vantaggio all’esercito romano. Queste, sono solo piccole parentesi che descrivono e mettono in luce i territori protagonisti della storia e che rappresentano mete ideali da riscoprire e visitare in occasioni di gite o weekend primaverili. I tanti vigneti, oliveti e frutteti che si possono ammirare dall’auto durante questo coast to coast del sud Italia, accompagnano la vista e stuzzicano notevolmente l’appetito per questo una volta giunti ad Andria si consiglia, prima di proseguire con escursioni e giri turistici, una sosta ristoratrice per allietare il palato, proseguendo per via Canosa, ci sarà ad attendervi L’agrumeto. Un’antica cascina ristrutturata in un giardino profumato, con alberi da frutto e circondato da uliveti a perdita d’occhio, la titolare Mariella con l’aiuto di Luisa vi accoglierà come in famiglia ma in un ambiente curato e raffinato, deliziandovi con pietanze uniche preparate dallo chef La Rosa. Tra le tante pietanze disponibili del menù da non farsi sfuggire assolutamente sono, lo sformato di zucchine, patate e gamberi di Gallipoli al brandy, le orecchiette di grano con crema di fave e salsiccia affumicata e tocchi di cardoncello e il biscotto al lime in crema inglese e frutti di bosco. Olio d’oliva eccellente, prodotti di alta qualità e una selezione di vini accurata per ogni pietanza rendono la sosta piacevole rigenerante e molto gradita un momento ideale prima di proseguire con la gita. Una tappa importante, se si è appassionati di mistero e storia è visitare Castel del Monte sull’altopiano delle Murge, raggiungibile in breve tempo dal centro cittadino. Castel del Monte è famoso nel mondo, monumento nazionale dal 1936 e Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco è una fortezza del XIII secolo realizzata per volere di Federico II di Svevia. L’edificio, raffigurato anche sul centesimo di euro, è di forma ottagonale è un esempio di costruzione magistrale vista la precisione ed è ricco di simbolismi che hanno appassionato numerosi studiosi. L’ottagono su cui è basata la pianta del complesso è una forma geometrica simbolica, si tratta, infatti, della figura intermedia tra il quadrato, simbolo della terra, e presa in considerazione dai terra-piattisti e il cerchio, che rappresenta l’infinità del cielo e il probabile passaggio tra di essi dell’uomo. Inoltre l’intera costruzione è intrisa di evidenti simboli astrologici e la sua posizione è studiata in modo che nei giorni di solstizio ed equinozio le ombre proiettate sulle pareti abbiano una particolare inclinazione. A mezzogiorno dell’equinozio di autunno, ad esempio, le ombre delle mura raggiungono perfettamente la lunghezza del cortile interno, ed esattamente un mese dopo coprono anche l’intera lunghezza delle stanze. Due volte l’anno, l’8 aprile e l’8 ottobre, inoltre, il sole entra dalla finestra nella parete sudorientale e attraversando la finestra che si rivolge al cortile interno, illumina una porzione di muro, dove prima era scolpito un bassorilievo particolare. Un’opera unica avvolta da una fitta coltre di mistero, per anni gli studiosi di tutto il mondo hanno cercato di svelarne le origini e le funzioni. Questo monumento del sud Italia posizionato nel cuore della Puglia sul colle al limite con l’alta Murgia, troneggia sul territorio come un prisma lapideo, attraendo ancora oggi nuove ipotesi sulla sua origine, dalla fortezza difensiva a magione di caccia a Domus Sollaciorum, ma la struttura, una perfetta pianta ottagonale non combacia con nessuna di queste funzioni in quanto mancano spazi e ambienti adatti a queste funzioni, mancano per esempio sale, cucine, camerate o qualsiasi altro vano adatto, comprese stalle e depositi, le sale sono uguali ed è presente in tutta la sua unicità una singola panca di marmo che percorre tutto perimetro del castello e che rende lo stesso inarredabile, le finestre sono piccole per le balestre o le armi dell’epoca e non sono presenti ne fossati ne ponti levatoi strumenti di difesa in caso di attacco e le sei finestre aperte dei piani inferiori lo rendono vulnerabile e quindi non associabile ad una fortezza da guerra soprattutto se si osservano le scale che ruotano tutte sulla sinistra lasciando libera la mano armata di un eventuale assalitore rendendo la difesa nulla. I materiali preziosi con i quali è realizzata questa struttura come il marmo lo associano più a una reggia o una cappella imperiale o centro termale per la cura del corpo e la purificazione dello spirito ma la carenza di scritti su questa struttura ad oggi non ci da certezza del suo uso e avvolge questo luogo di fascino e mistero. Castel del Monte è stato anche associato all’antico manoscritto Voynich, i cui contenuti restano ancora a oggi un mistero poiché scritto in un linguaggio sconosciuto e forse ad opera di Bacone, poiché è presente un disegno molto simile alla planimetria di Castel del Monte ma tutto è un mistero e ancora aperto a ogni ipotesi. Lasciando il mistero e la storia del castello, rientrando ad Andria una tappa importante da non perdere se si è golosi e amanti dei prodotti made in sud, è sicuramente una visita guidata presso il Museo del Confetto tradizione dolciaria presente nel luogo dal 1894. Andria rappresenta, sicuramente con i suoi luoghi ricchi di storia e di mistero i suoi gusti e l’ospitalità delle persone tipica del sud Italia, un luogo non lontano da raggiungere, ma che offre un viaggio ricco di mistero magia e bontà.
di Marina Bozza