Un tempo, quando il il modernismo non aveva assalito le nostre case, stravolgendo le tanto care tradizioni. Il lunedì in Albis, a gruppi precostituiti, festeggiavamo la Pasquetta (‘o lunedi ‘e PASQUA). E si “andava all’erba” nel senso (tradotto per i più giovani) che si andava fuori del borgo (in città grande dicevano fuori porta) in qualche limoneto o sui prati dell’Airola o insieme in qualche casa colonica circondata dal verde, dove potersi sistemare per consumare la colazione insieme.
La fisarmonica o la chitarra non mancavano per accompagnare le danze giovanili e le cantate tradizionali.
Si mangiava e si beveva (tanto) in grande allegria: frittata di spaghetti, quanto non era stato consumato per Pasqua, salame (di quello fatto in casa con i maiali locali), finocchi oppure la regina “minestra maritata” digeribile perché si era in movimento e si ritornava a piedi a casa.
Giornata in cui sbocciava qualche amore, qualche ammiccamento amorevole, qualche appuntamento, facendo attenzione a non farsi scoprire da qualche familiare più anziano.
Bei tempi!