Cannabis light. La Cassazione vieta vendita o cessione di tutto, 600 negozi a rischio. Ecco perchè
Cannabis light. La Cassazione vieta vendita o cessione di tutto, 600 negozi a rischio. Ecco perchè Per la Cassazione, la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti “derivati dalla coltivazione della cannabis”, come l’olio, le foglie, le inflorescenze e la resina. Lo ha hanno deciso le sezioni unite penali della suprema corte che così danno uno stop alla vendita della ‘cannabis light’. La motivazione delle sezioni riunite “La commercializzazione di cannabis sativa e, in particolare, di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicazione della legge 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell’art. 17 della direttiva 2002/53 Ce del Consiglio,del 13 giugno 2002, e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati”. Alla luce di queste considerazioni, le sezioni unite penali presiedute da Domenico Carcano osservano che “integrano il reato di cui all’art. 73, commi 1 e 4 del dpr 309/1990,le condotte di cessione, di vendita e in genere la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante”. Coldiretti: “Negli ultimi 5 anni decuplicate le coltivazioni” Mentre la Cassazione stabilisce che è reato il commercio di prodotti derivati dalla cannabis, la Coldiretti registra come in Italia, nel giro di cinque anni, sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a cannabis sativa; dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4.000 stimati per il 2018 nelle campagne. La coltivazione della cannabis, sottolinea Coldiretti, riguarda in Italia anche esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a pasta, biscotti e cosmetici. Ora dunque, ” è necessario l’intervento del Parlamento”, sollecita il presidente, Ettore Prandini che sottolinea la necessità di tutelare i cittadini “senza compromettere le opportunità di sviluppo del settore con centinaia di aziende agricole che hanno investito nella coltivazione, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna”. I radicali: “Così non si colpisce narcotraffico ma gli imprenditori” “Attendiamo le motivazioni della sentenza della Cassazione per valutare quella che speriamo non si configuri come una sentenza ‘politica’: ovvero in linea con il volere di un ministro che ha annunciato un’offensiva nei confronti della cannabis light. Intanto due osservazioni: la legge che consente la coltivazione di canapa industriale (con il limite di thc allo 0,2%), la legge 242/2016, non vieta espressamente la vendita di infiorescenze. In uno Stato di Diritto, cio’ che non e’ espressamente vietato dalla legge e’ lecito. E ancora: parliamo di uno dei piu’ promettenti settori dell’agricoltura italiana. Che in questi anni ha fatto registrare un’impennata: come e’ possibile che in un Paese a crescita zero, dove ci si arrovella da decenni su come rilanciare il settore agricolo, ci si accanisca per mero pregiudizio su uno dei piu’ floridi settori industriali?”. Lo affermano la tesoriera, Antonella Soldo, e la presidente di Radicali Italiani, Barbara Bonvicini, anche quali portavoce della campagna WeeDo.”L’incertezza del diritto – aggiungono – genera mostri. Attraverso Weedo, la campagna antiproibizionista di Radicali Italiani, stiamo tenendo i contatti con decine di imprenditori che nell’ultimo anno hanno subito sequestri, arresti e segnalazioni che si sono risolti nel nulla e che hanno avuto come unica conseguenza i danni economici alle imprese. Una guerra alla ‘droga’ cosi’ al ribasso, non intacca minimamente il mercato illegale che continua i suoi traffici indisturbato, ma si abbatte solo su migliaia di imprenditori che hanno investito nella filiera e che pagano le tasse. E’ un paradosso vero e proprio”. Intanto al momento ancora non vi sono disposizioni attuative