Fondazione Ravello, Felicori fa intervista a Repubblica. Il nostro commento punto per punto
Ravello, Costiera amalfitana . Una lunga intervista su Republica a firma di Antonio Ferrara che ripubblichiamo qui e sotto un nostro commento punto per punto
L’intervista di Repubblica
“Apro Ravello ai giovani di tutto il mondo”
di Antonio Ferrara Da un lato i tre anni trascorsi a Caserta, dall’altro cinque mesi a Ravello. In mezzo Mauro Felicori, manager bolognese, 67 anni, neo Ufficiale al merito della Repubblica, che ha lasciato la direzione della Reggia di Caserta in autunno e dalla fine di gennaio è stato scelto da Vincenzo De Luca come commissario della Fondazione Ravello. Felicori, venerdì a Caserta il ministro Alberto Bonisoli a chi gli chiedeva un giudizio sulla sua direzione, ha risposto: “Voltiamo pagina”.. «voltiamopagina come risposta mi dispiace, può essere fraintesa e passare come giudizio negativo. Ho ricevuto tante critiche, mi sono state elencate le cose non fatte. L’ultimo elenco lo ha fatto Antonio Lampis, direttore ad interim: ma io avrei purtroppo potuto fame uno più lungo dei mie critici. Non lo nego. Certo però è un fatto che la Reggia prima del mio arrivo era dimenticata e ora è al centro dell’attenzione, i ministri come lo stesso Bonisoli la visitano, i visitatori sono raddoppiati come gli introiti, soldi chenella logica dell’autonomia museale servono a pagare i restauri. Gli alberghi della zona hanno aumentato il fatturato, i b&b erano 30 ora sono 120». Pensa che non le venga riconosciuto il lavoro svolto? «Per me resta un mistero per quale ragione si guardi al lavoro fatto alla Reggia con sufficienza. Quando sono andato via, ho scritto al ministro e gli avevo suggerito di nominare come mio successore un ingegnere perché, come lui stesso ha detto venerdì, la prima esigenza è la sicurezza dell’ediridio: manca anche la mappati delle tubature per i tre chilometri di fontane del parco: MI hanno lasciato solo». Paga perché è passato per renziano? «No, mi ha nominato Franceschini. Pago il fatto di essere l’icona di un modello di direttore di museo alternativo al modello prevalente di tipo ministeriale. E che ora sta tornando. Ne prendo atto. E la stagione dei direttori autonomi rischia di finire, spero di sbagliarmi». Bonisoli ha visitato la collezione di Lucio Amelio e ha detto: “Serve un curatore per Terrae Motus”. «Io avevo iniziato a lavorare non su un curatore, perché quello c’è già, ed è Lucio Amelio, ma su un architetto di grande visione e di esperienza negli allestimenti museali tipo Renzo Piano. Nelle stanze della ex Aeronautica avevo disposto una soluzione provvisoria, prima di lasciare stavo lavorando a utilizzare più spazi e sfondare verso il terzo piano». Il ministro propone un vetrina a Napoli per le opere di Amelio… «Aggiungo alla visione di Bonisoli che definirei Napoli centripeta, un’altra possibilità: pensare alla Grande Napoli. Il palazzo a Caserta lo hanno costruito i re di Napoli non di Caserta. lo vedo la Reggia come Polo del contemporaneo, il Madre purtroppo ha spazi ristretti. A Napoli si potrebbero completare le “Stanze di artista”, mentre lo sviluppo di una grande offerta sul contemporaneo degno di una capitale dell’arte come Napoli si può fare alla Reggia, dove ci sono 30 mila metri quadrati vuoti più i vari edifici pertinenziali. Napoli è già capitale europea dell’arte, lo è per le persone e gli operatori che sono in campo, ma non lo è dal punto di vista strutturale. Ecco, io penso che a Casella potremmo replicare il modello Kassel con Documenta: anche li in Germania abbiamo un parco monumentale e storico e una città che diventano capitale dell’arte contemporanea», Il Festiva! come Woodstock. Il mio mandato scade i l 15 luglio. E la Reggia di Caserta sia il Polo del contemporaneo in Campania Felicori, da fine gennaio guida come commissario la Fondazione Ravello. Che esperienza è? «sì, completo la mia sfida in Campania. Con la Reggia ho lavorato sull’idea di come un bene culturale recuperato può contribuire allo sviluppo, a Ravello la cosa è più facile: la Reggia era in condizioni drammatiche, il Festiva] non lo è affatto. Qui mi misuro con la sfida dello spettacolo dal vivo e dello sviluppo. E so anche cheti commissario buono è quello che va via il prima possibile. Il 15 luglio scade il mio mandato, voglio consegnare il progetto di Ravello come Woodstock della musica classica, luogo di appuntamento per i giovani di tutto il mondo». Come pensa di fare? «Il programma ”La meglio gioventù” riservato alle orchestre giovanili ha suscitato già grande interesse. Molti conservatori italiani hanno chiamato per lamentarsi di non essere stati coinvolti ancora. !giovani della Sorborme volevano venire, quelli di Princeton saranno a Ravello l’anno prossimo.
IL COMMENTO PUNTO PER PUNTO A QUESTA INTERVISTA. In blu il nostro commento, in nero passaggi dell’articolo di Repubblica.
Una domanda per iniziare al Commissario Felicori: Possiamo conoscere l’età media di tutti i gruppi che si esibiranno? A giudicare da quelli visti finora, forse parlare di “giovani” non è corretto; a meno che i giovani artisti non si portano molto male gli anni.
Felicori si muove con le regole del turismo di massa: La Costiera Amalfitana, e Ravello in particolare, sono una vetrina sul mondo e per il mondo, un panorama da fotografare e andare via, 6/8 mesi di caos da far diventare ancora più caos. La Fondazione Ravello è nata ed è vissuta per altro, i giovani dovrebbero venire per studiare e d’inverno, non per esibirsi e farsi vedere dal mondo.
“Credo nella forza del sistema, Ravello non può essere uno dei tanti festival, ma deve rappresentare la vetrina dell’Italia della musica . Deve essere la sede estiva del San Carlo, la sua proiezione estiva sul palco più bello del mondo. E un San Carlo sempre più importante e forte è un obiettivo per Napoli».
Ancora una volta ribadisce il concetto di paese vetrina, noi riteniamo che chi vuole sentire il San Carlo lo debba fare innanzitutto nel teatro San Carlo, al più il San Carlo dovrebbe guadagnarsi più tournè all’estero per promuovere se stesso e la Campania.
Si dice che il suo programma è “provinciale”. «Mi chiedo: la musica che si fa in Italia è provinciale? Certo, potremmo ragionare del perché le condizioni in cui versa la musica classica in Italia siano diverse da quelle della Germania. Il 12 luglio ospitiamo una star del balletto come Sergei Polunin. In ogni caso, proponiamo col direttore Pinamonti un repertorio sinfonico del primo Novecento italiano che è poco frequentato, non è particolarmente “piacione”. Sarà la cifra di quest’anno, ogni edizione deve avere la propria. Questo sarà il festival dell’orgoglio italiano».
Il festival di Ravello dura da 67 anni ed è fra i più longevi festival del mondo di musica sinfonica, ci riesce difficile immaginare che un singolo, chiunque esso sia, possa immaginare di stravolgere la storia, specie se è una storia di successi ed in crescendo. In tutta onestà ci sembra il pretesto di chi ha fallito, la scusa del giorno dopo e non l’idea del giorno prima.
A metà luglio scade il mandato. Lascia la Campania? «Diciamo che non lavoro per restare. Ho iniziato a metà gennaio, consegnerò entro luglio la mia proposta di revisione dello statuto della Fondazione Ravello e il mio progetto. A partire dalla necessità di dotare l’Auclitorium Niemeyer di una strategia commerciale per fare convention e congressi, i costi di manutenzione non possono essere sulle spalle del solo Comune. Serve una gestione unica dei beni: Villa Episcopio, Villa Rufolo e Auditorium». Cambierà lo statuto? «So se c’è consenso politico, lo cambio e dopo ogni ente deciderà. Penso vada semplificato il cda e aperto a nuovi soci.
Felicori dà una libera interpretazione della legge e del decreto di nomina, che forse è il caso di ricordare a tutti laddove recita che il Commissario viene nominato:..”con il compito di adottare ogni atto necessario ad assicurare l’ordinaria amministrazione e la rappresentanza dell’ente, al fine di garantire la continuità del funzionamento dello stesso ed evitare ogni possibile danno e pregiudizio, nonché ogni atto idoneo al superamento delle condizioni di criticità, ivi compresa la proposta di modifica statutaria per una gestione più efficace per le attività della Fondazione Ravello”.
Ci sembra tutto molto chiaro, le parole chiave del decreto sono : ordinaria amministrazione – garantire continuità – superamento delle criticità. E’ proprio su questo ultimo principio che vogliamo soffermarci: alla scadenza naturale degli Organi della Fondazione (31 dicembre 2018) quale era la criticità della Fondazione? Dalle richieste del Sindaco di Ravello, da tutto quello che era dato sapere al mondo, l’unica criticità era rappresentata dalla necessità di revisione dello statuto per consentire ai 3 proprietari dei beni pubblici di poterli conferire direttamente alla Fondazione Ravello.
Quindi il Commissario serviva unicamente per questo; non certo per avere un deus ex machina che stravolgesse 67 anni di storia e disegnasse il futuro di un paese che da solo è arrivato in cima al mondo senza i Felicori di turno. Questa circostanza è a nostro avviso gravissima per il territorio che si vede sottratto, in specie il Comune, il suo diritto-dovere di scegliere e pianificare il futuro. Secondo noi lo statuto non lo deve scrivere Felicori, ma, secondo logica, i 3 proprietari dei beni da conferire, vale a dire il Ministero, la Regione e il Comune, che, guarda caso sono anche i soci della fondazione che, vivaddio, si chiama ancora Fondazione Ravello e non fondazione Felicori. In un interessante racconto che Secondo Amalfitano fa della Fondazione, che ricordiamo a tutti fu lui ad inventare e realizzare, pubblicato sul canale Youtube
si dice chiaramente che l’idea fondante fu quella di realizzare una vera e propria “cabina di regia” per il futuro di Ravello; quello che dice e che sta facendo Felicori sono tutte cose da “one man show” non da cabina di regia. E’ questo che serve a Ravello?
Consegnerò il tutto al presidente della Regione De Luca che mi ha nominato, a lui spetta la valutazione finale. Io sono come un casco blu dell’Onu, un medico da ospedale da campo, la terapia definitiva spetta ad altri».
La chiusura oltre ad essere la chiave di lettura di tutta la storia, è quanto di più preoccupante si possa sentire; non riteniamo di doverla neppure commentare.
Senza tanti giri di parole il nostro giudizio è semplice quanto drammatico: In Italia, ed in specie nel nostro mezzogiorno, le cose che funzionano sono poche e rare! Purtroppo il gioco ricorrente è quello di distruggerle.
In sintesi : Il sindaco Salvatore Di Martino aveva chiesto appunto il commissariamento per salvare la Fondazione e mettere in rete i gioielli della Città per il bene di Ravello e della costa d’Amalfi ma purtroppo non sembra che stia andando così