Napoli piange Rosario Paladino, travolto da un cornicione a una settimana dalla pensione

9 giugno 2019 | 06:36
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Napoli piange Rosario Paladino, travolto da un cornicione a una settimana dalla pensione

Napoli piange Rosario Paladino, travolto da un cornicione a una settimana dalla pensione . La città e la Campania intera ancora sotto choc per quello che è successo ieri in pieno centro. Della vittima ne fa un tratto davvero commovente Gigi Di Fiore su Il Mattino di Napoli.
Una settimana. Un’altra settimana ancora e avrebbe mollato tutto. Dopo oltre 40 anni, avrebbe smesso di aprire ogni giorno quel suo negozio cui aveva dedicato una vita. Lo aveva ceduto per guardare avanti, passare un po’ più di tempo con i nipoti e la famiglia della figlia Gabriella a Milano. Il sogno di Rosario Padolino è finito a 66 anni sotto quella pioggia di pietre che lo ha ucciso a pochi metri dal suo «Coriandoli», il negozio di sempre.
UN LAVORATORE
«L’amore se ne è andato in cielo e non mi ha salutato» ha scritto sul suo profilo Fb, Grazia Ragozzino, la moglie di Rosario Padalino. Avevano cominciato insieme, poi 30 anni fa avevano creato il marchio di famiglia «donnafashion», puntando soprattutto sugli abiti da sposa. E, per Rosario, via Duomo era «la via delle spose» con i suoi negozi che vendevano sogni in abito bianco per le ragazze del centro storico. Lui, figlio del quartiere Stella, figlio di una Napoli semplice, difendeva la sua città, difendeva le sue origini. Ed era stato sempre a favore della riqualificazione di via Duomo, anche se da mesi creava fastidi alle attività commerciali. E, proprio davanti a «Coriandoli», si era esteso il cantiere per la ripavimentazione di via Duomo.
«Era il decano dei commercianti di via Duomo, aveva sempre sostenuto tutte le attività di riqualificazione» dice Francesco Morisieri, titolare di uno studio fotografico in via Duomo e rappresentante dei commercianti della zona. Nella vita associativa, Rosario aveva sempre creduto. Dodici anni fa, era stato tra i promotori del gruppo Imetra, che riuniva alcuni commercianti di abbigliamento per l’acquisto, con l’unico marchio Wow, di manufatti realizzati in provincia di Napoli. Poi, aveva lasciato perché il gruppo non era andato come avrebbe voluto.
FASHION
Una moglie che lo seguiva, cui era molto legato, due figlie che dell’attività di famiglia erano state sempre fiere. Oltre Gabriella, c’è anche Rossella che da pochi giorni ha compiuto 30 anni e ha avviato un’attività di fashion blogger con centomila like raggiunti già cinque anni fa. Nel blog e nel suo profilo Instagram, Rossella scrive di essere fiera di «Rosario e Grazia fondatori del marchio di famiglia».
Non c’era solo «Coriandoli», il negozio dove tutto era iniziato. Il «donnafashion» aveva aperto anche un negozio in via Chiaia, «Colette». Un terzo era stato poi inaugurato al centro commerciale di Mirabella Eclano in provincia di Avellino, sempre con il nome «Colette». Erano arrivati fino a 5 punti vendita, alcuni ceduti come il «Ciao Marilyn» in zona. Gestioni condotte con garbo e signorilità riconosciuti dai dipendenti. Come Rosaria, che su Fb scrive: «Ciao, masto, ti voglio bene». Rosario era uscito dal suo negozio, per fare pochi metri e raggiungere il bar Tico all’angolo con via San Biagio dei Librai. Un caffè, solo un caffè. Di metri è riuscito a farne ancora di meno, travolto dal cornicione del grande palazzo seicentesco al numero 228 poco avanti il suo «Coriandoli». Lo ha soccorso Luca Rosolio, il titolare della merceria. «Mi fa male il braccio» gli ha detto. Poi, parole strane: «Perché mi hai svegliato, perché ti sto sognando». Segni di lucidità che stava svanendo, anche se il sangue dalla testa si era arrestato. «Gli ho detto, ti metterai il gesso e il dolore al braccio finirà» ricorda Luca.
«Una famiglia meravigliosa, sempre altruista» dice Rosaria Guarino, la vicina di pianerottolo dei Padolino. La morte è arrivata da un palazzo seicentesco, con tanto di stemma nobiliare sul portone d’ingresso, sede di un albergo e un B&b, che confina con quello dove era morto a luglio di un anno fa Salvatore Caliano precipitando da un lucernaio interno che avrebbe dovuto pulire. Ironia della sorte, Salvatore lavorava al bar Tico. Lo stesso bar dove Rosario stava andando a prendere il caffè. «Di solito ci andiamo insieme» dice Maurizio Palma, residente e amico di Rosario. Che poi racconta: «Sono stato miracolato io, ma anche dei ragazzi che, pochi secondi prima, erano passati lì sotto»