Rapina al tender a Sorrento, ecco come è andata
Rapina al tender a Sorrento, ecco come è andata. Non hanno avuto bisogno di parlare. È bastato avvicinarsi allo yacht di proprietà di un imprenditore catalano, in vacanza in Campania insieme a un gruppo di amici, e puntare la pistola contro il comandante e gli altri due membri dell’equipaggio , lo scrive Ciriaco M. Viggiano su Il Mattino di Napoli . E poi via, in mare aperto, a bordo di un motoscafo al quale le forze dell’ordine stanno ora dando la caccia. Così, sabato sera, tre malviventi col volto coperto da passamontagna sono riusciti a rubare un tender del valore di circa 90mila euro: una colpo che, per le modalità con le quali è stato messo ha segno, non trova precedenti nella storia della penisola sorrentina, meta di migliaia tra navi da crociera e imbarcazioni da diporto.
LA DINAMICA
Il panfilo battente bandiera maltese è approdato nella rada di Sorrento poco dopo le 21 di sabato. A bordo un 56enne originario di Barcellona, imprenditore attivo nella grande distribuzione di cosmetici, alcuni ospiti e un equipaggio di tre persone incluso il comandante, un 39enne anch’egli nativo della città catalana. L’imbarcazione proveniva dalle acque di Napoli. Dopo l’arrivo a Sorrento l’equipaggio ha gettato l’ancora in rada, a poche centinaia di metri dal porto di Marina Piccola e, a bordo del tender ultratecnologico e super-accessoriato – ne esistono non più di quattro o cinque al mondo – ha accompagnato il proprietario e i suoi ospiti sulla terraferma per la cena. Dopodiché il comandante e i suoi marinai hanno raggiunto nuovamente lo yacht legandovi il gommone. A quel punto i malviventi sono entrati in azione: servendosi di un motoscafo veloce della lunghezza di sei o sette metri, hanno abbordato lo yacht puntando una pistola contro il comandante. In pochi minuti si sono impossessati del tender e sono fuggiti in mare aperto. Il primo a dare l’allarme è stato lo stesso numero uno dell’equipaggio che, ripresosi dallo choc, si è precipitato sulla terraferma e ha allertato una volante della polizia di Sorrento che in quel momento si trovava nel porto di Marina Piccola. Dopodiché il 39enne catalano e il proprietario del panfilo hanno formalizzato la denuncia in commissariato facendo immediatamente scattare le indagini.
L’IDENTIKIT
Risalire all’identità dei rapinatori si preannuncia un’impresa tutt’altro che facile. In mare aperto, infatti, inevitabilmente non ci sono impianti di videosorveglianza. In più, i membri dell’equipaggio dello yacht non sono stati in grado di fornire un identikit dei malviventi che hanno agito col volto travisato e senza pronunciare nemmeno una parola. Veri e propri professionisti, verrebbe da dire. La rapidità con la quale è avvenuto il raid, pochi minuti dopo l’arrivo della comitiva catalana nella rada di Sorrento, lascia pensare che i rapinatori abbiano adocchiato le vittime nello specchio d’acqua di Napoli per poi seguirle fino in Costiera: potrebbe trattarsi, dunque, di «pirati» napoletani, e non è escluso un furto su commissione poiché è difficilmente ipotizzabile che un tender così particolare e unico possa essere facilmente piazzato sul mercato nero.