Il “capitano” contro la Capitana

5 luglio 2019 | 12:26
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Il “capitano” contro la Capitana

Salvini, il più delle volte, parla impropriamente, ma ad arte, forse non sapendo di dire stupidaggini, d’altronde forse non sa nemmeno che la spilletta che ostenta occasionalmente (perché odia le giacche) rappresenta un personaggio leggendario del XII secolo che avrebbe partecipato alla battaglia di Legnano. In realtà, secondo gli storici, l’effettivo capo militare della Lega Lombarda nel celebre scontro militare con Federico Barbarossa fu Guido da Landriano. Analisi storiche fatte nel corso del tempo hanno infatti dimostrato che la figura di Alberto da Giussano non è mai esistita. Il motivo dell’invenzione della sue figura da parte di Galvano Fiamma risiede probabilmente nel tentativo di fornire alla Lega Lombarda una figura eroica e di spicco che facesse da contraltare a quella del Barbarossa. Posso capire, quindi, chi s’identifica in un presunto eroe e vota chi glielo ricorda ma noi meridionali che abbiamo da spartire con Alberto da Giussano? Ma anche se qualcuno vuole votare Lega è libero di farlo, ma almeno s’indigni quando il loro “capo” dice castronerie che offendono proprio il popolo che lo ha votato. Onore alla Guardia di Finanza ma la motovedetta non è «una nave da guerra», né un’unità militare navale perché tale s’intende sia la singola nave sia un gruppo di navi, omogenee, come ad esempio una squadriglia di cacciatorpediniere, o disomogenee come una task force, al comando di un ufficiale superiore o ammiraglio. Le unità navali militari in servizio sono riassumibili in tre categorie: 1) unità di superficie: portaerei, incrociatori, cacciatorpediniere, fregate, corvette, pattugliatori, cacciamine, navi anfibie. 2) unità subacquee: SSBN, SSGN, SSN, SSK. 3) unità ausiliarie e di supporto: navi per rifornimento, navi logistiche, navi idrografiche e oceanografiche, rimorchiatori, navi spia, navi scuola, navi ospedale, ect. Non si parla di motovedetta della Guardia di Finanza che, in vero, non è mai stata «speronata». Il termine, vuol dire investire un’altra nave, o un bastimento, o comunque una grossa imbarcazione, con lo sperone (più genericamente, con la prua), incidentalmente o, nel corso di combattimenti navali, volutamente, come azione tattica, offensiva. Non credo che Salvini e il codazzo di eminenti giornalisti si siano così sbagliati nell’uso della parola che, anche se forzatamente, avrebbe potuto essere usata in una variante rara «spronare», nel significato proprio di pungere, stimolare il cavallo con gli speroni, quindi come “colpire di lato”. Esperti del settore hanno dichiarato che non c’è stato speronamento ma una manovra fatta in condizione di estrema difficoltà, senza alcuna volontà di uccidere. Dal video non si può capire bene ma tra una nave di 32-34 metri con 600 tonnellate di stazza circa, che ha una certa inerzia e una certa lentezza nel passare da marcia avanti a marcia indietro e una motovedetta di 7-8 metri in vetroresina, veloce e agile in manovra, quella che deve dare spazio è la motovedetta, calcolando che forse la nave stava scarrocciando (spostarsi lateralmente rispetto alla linea di rotta per effetto del vento). È da precisare che la Sea Watch 3 aveva dichiarato emergenza 36 ore prima e 15/16 giorni prima aveva soccorso delle persone e doveva terminare il salvataggio; è un’ambulanza del mare, non una nave da crociera, non ha alloggiamenti per 40 persone. Continuare a non sollevare la comandante della nave da quella responsabilità, come prescrivono le convenzioni internazionale, è qualcosa che non può essere fatto da nessuno Stato. Non si deve imporre un fermo a una nave che ha dichiarato emergenza, immaginiamo un aereo che dichiara emergenza: le autorità a terra devono sgomberare la pista a farlo atterrare al più presto. Il codice è il medesimo, sia in cielo che in mare. Dichiarare lo stato di necessità è una responsabilità del comandante: l’autorità dopo deve fare i controlli. Non prima. E infatti il giudice ha ben capito la questione. Infine vorrei ricordare a Salvini (perché lo chiamano il capitano se non conosce la convenzione di Montego Bay, il trattato che definisce i diritti e le responsabilità degli Stati nell’utilizzo dei mari e non capisce nulla di codici del mare?) che a bordo non c’erano migranti ma naufraghi. Infatti il migrante dà luogo all’applicazione del “Regolamento di Dublino”, il naufrago no. Il migrante dà luogo all’attuazione del decreto “Sicurezza bis”, il naufrago no. Infatti la parola naufrago non compare nel decreto, d’altronde non potrebbe mai comparire. La persona in mare che è in pericolo attuale ed imminente di perdere la vita, quando viene salvata, diventa naufrago, e ognuno, leghista, comunista, fascista, liberale, ha il dovere di salvarlo perché, come ci ricorda Moni Ovadia: «C’è una sola specie umana e vi apparteniamo tutti. Le differenze tra di noi come colore della pelle, colore degli occhi, struttura del viso sono accessorie, non hanno nessuna influenza sulla natura dell’essere umano».
Aniello Clemente