COSTA D’AMALFI: LA RISORSA AMBIENTE LA GREEN ECONOMY
I politologi ed i cultori delle Scienze Sociali parlano di “Green Economy“, riferendosi alle enormi possibilità di sviluppo, legate alla risorsa ambiente, se valorzzata appieno nella prismaticità del suo impiego e se immessa con intelligente creatività nei circuiti dei mercati.
La nostra costiera dispone di uno straordinario patrimonio ambientale, purtroppo sottovalutato e sottoutilizzato e qualche volta, addirittura, violentato e sfregiato nella sua incompaiabile bellezza. Ci sono località di montagna, come Tramonti, Ravello e Scala, che vantano scrigni di tesori di un patrimonio rurale con vigneti, limoneti, castagneti e con villaggi e case sparse in cui vivono comunità laboriose che hanno fatto dell’agricoltura e della pastorizia la loro fonte primaria di reddito e che ne assicurano la conservazione. Io che mi porto dentro un’anima contadina, di cui vado orgoglioso, ci torno spesso per respirare aria pura, lontana dai veleni del traffico e per godere della calda ospitalità, come solo la gente semplice sa offrire.
Ma anche Vietri, con i villaggi di Benincasa, Raito e, soprattutto, Albori, sa regalare panorami da brividi di piacere con la ricchezza di una lussureggiante vegetazione alle spalle e con terrazzamenti spalancati sull’orizzonte sconfinato di cielo e mare.
Lo stesso dicasi di Cetara, se si hanno gambe buone e voglia di trekking a scalare i Lattari su per sentieri solitari che sanno di profumi della primavera. Per non parlare di Maiori, che da Erchie al capoluogo è tutto un susseguirsi di rocce a catapulta sul mare con il miracolo della vegetazione spontanea della macchia mediterranea ed il paesaggio rurale coltivato e vissuto nei terrazzamenti dei limoneti, che, da un lato, cercano il cielo delle montagne e, dall’altro, scivolano a mare, esponendo con regale disinvoltura il sole compatto dei frutti nel verde del fogliame. Minori ha ricchezze da mostrare, se solo attrezzasse visite guidate lungo il corso del fiume fin lassù ai silenzi assorti di Riola o di Torre e di Torre Paradiso dall’altro lato, per non parlare della paciosa e più accessibile Villamena, che ride di vigne e limoni
Amalfi non utlizza il patrimonio rurale di Madonna del Rosario, di Vettica, Lone, Pogerola e di Tovere, con le case nidi di aquile a scalata di Agerola,senza contare la parte alta di Valle dei Mulini e della Valle delle Ferriere. E Conca non è opportunamente valorizzata nelle zone alte, che dal Convento Santa Rosa penetrano fino alla spianata ariosa e solare di San Pancrazio o dirupano lievi verso il Capo, a carezza o schiaffeggio d’onde a seconda delle stagioni e dei capricci del mare. Furore è un miracolo di vigneti fiorenti lungo i tortuosi tornanti che dal mare del fiordo si inerpicano fino ai pianori di Agerola..
Praiano scala le vette di Sant’Angelo a Tre Pizzi o scivola al mare della Praia in un trionfo di case sparse tra limoneti dalla paziente e sapiente coltivazione. Positano trascura e comunque non utilizza al massimo i gioielli delle sue frazioni, a cominciare da Montepertuso e Nocelle. Eppure tutto questo ricco e straordinario patrimonio andrebbe immesso nei circuiti dei mercati per una offerta turistica di qualità nel segno della destagionalizzazione e della diversificazione.
E’ urgente e non più differibile che le Amministrazioni Comunali si attrezzino con una seria politica di programmazione, che spalmi su tutto il territorio iniziative in grado di promuovere ricchezza e nuova occupazione per una elementare forma di giustizia distributiva, ma soprattutto nella consapevolezza che la via di un ulteriore sviluppo è in collina a fronte di un intasamento lungo la costa..
Ma c’è di più: la disattenzione verso le zone interne ha in sè due pericoli concreti. 1) l’abbandono dei limoneti e dei vigneti con conseguente rischio di inselvatichirsi con conseguente pericolo di frane e smottamenti; 2) l’espandersi del fenomeno dei furbi che trasformano vecchie case agricole, comprate con una manciata di spiccioli, in ville abusive,spesso con piscine, con inevitabile alterazione del paesaggio, che spesso è vero proprio sfregio alla bellezza.
E’ un problema serio che solo la presa d’atto delle enormi risorse del patrimonio d’ambiente e delle feconde possibilità di sviluppo di una “green economy” può, da una parte, bloccare e, dall’altro, innescare un meccanismo proficuo all’insegna del rispetto della bellezza dell’esistente con una rigorosa pianificazione territoriale.
Ho posto un problema/provocazione nella speranza di attivare un dibattito
Giuseppe Liuccio