Positano Teatro Festival continua questa sera con la toccante ironia di “Isidoro” di Enrico Ianniello

31 luglio 2019 | 11:06
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Positano Teatro Festival continua questa sera con la toccante ironia di “Isidoro” di Enrico Ianniello

Questa sera (ore 21)  al Positano Teatro Festival all’Anfiteatro Piazza dei Racconti della Città Verticale, dopo il successo ottenuto alla scorsa edizione con “MAGIC PEOPLE SHOW”, ritorna Enrico Ianniello, beniamino del pubblico teatrale e televisivo, con “ISIDORO” un monologo in cui mescola delicata commozione e leggera ironia, tratto dalle pagine del suo primo, pluripremiato, romanzo “La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin”.

La direzione tecnica è di Lello Becchimanzi.

Isidoro è un ragazzino molto speciale, nato con una dote unica: fischia come un merlo!

Isidoro è nato in Irpinia, a Mattinella, nell’osso pezzillo d’Italia, da due genitori divertenti, strambi e poetici: dal simpatico Quirino che la mattina alle 6 si fa il bidet con l’Idrolitina, e dalla mamma Stella di Mare, eccelsa pastaia che la mattina alle otto alza la nebbia di farina per impastare. E, insieme al merlo indiano Alì, Isidoro inventa addirittura una nuova lingua! ma una lingua fischiata, una lingua con tanto di fischiabolario, e cresce felice circondato da una combriccola di personaggi bislacchi e divertenti, dal chiattissimo Canzone all’unto e imbroglione Zonzo, che del paese è lu chiù stronzo.

Isidoro insegna a tutti la sua nuova lingua melodiosa, nella speranza di creare, a partire proprio da quella musica, un mondo più giusto; ma quando il sogno sta per trasformarsi in realtà, arriva il 23 Novembre del 1980.

E in soli novanta secondi, il terremoto chiude per sempre la gola e l’infanzia di Isidoro che da quel momento, rimasto muto e solo, col merlo e il fischio come unici compagni, dovrà crescere e farsi strada nel mondo.

Passando dal riso alla commozione, il reading di Enrico Ianniello ci porta in un paesino divertente e strambo, fermo nel tempo, del quale sentiamo nostalgia appena torna il buio sulla scena. E rimane nel cuore la possibilità di fischiare un mondo migliore, più poetico, meno cinico e disincantato di quello che abitiamo.