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Positano un anno fa inaugurava la Villa Romana, la più grande scoperta archeologica degli ultimi venti anni. FOTO VIDEO

18 luglio 2019 | 13:00
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Positano un anno fa inaugurava la Villa Romana, o meglio MAR (Museo Archeologico Romano) la più grande scoperta archeologica degli ultimi venti anni, ripercorriamo quel giorno con la cronaca della redazione di Positanonews, unica testata locale presente sul posto,  e le foto di Giuseppe Di Martino.

Positano , Costiera amalfitana .  La Villa Romana di Positano (Salerno), uno dei più suggestivi spazi archeologici ipogei di età romana rinvenuti negli ultimi anni in Italia meridionale apre finalmente al grande pubblico. Questa è considerata, sopratutto per la conservazione e qualità dell’affresco, forse la più grande scoperta archeologica degli ultimi venti anni. L’inaugurazione del sito è avvenuta  questa sera  mercoledì 18 luglio 2018 verso le 19. Da domani fino  al 31 luglio sono in programma visite gratuite per i residenti a Positano, mentre da mercoledì primo agosto il sito aprirà definitivamente al pubblic con il prezzo di 15 euro.

Dopo due importanti campagne di scavo (2003/2006 e 2015/2016) il sito, di cui si conoscono le origini sin dal 1758, è pronto a mostrare i suoi tesori. I dettagli del restauro e della conseguente valorizzazione e fruizione del sito sono stati illustrati in una conferenza tenutasi a Palazzo “Ruggi D’Aragona” presso la Soprintendenza ABAP di Salerno. All’incontro, coordinato da Michele Faiella, Funzionario per la Promozione e Comunicazione – Responsabile dell’Ufficio Stampa della Soprintendenza, hanno partecipato Francesca Casule, soprintendente ABAP di Salerno e Avellino; Michele De Lucia, sindaco di Positano; Silvia Pacifico, funzionario archeologo; Diego Guarino, architetto e direttore dei lavori e Walter Tuccino, restauratore del Mibact.

Gli stessi che sono stati presenti all’inaugurazione di questa sera con il sindaco di Amalfi Daniele Milano, di Praiano Giovanni Di Martino, Scala Luigi Mansi e l’ex Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, oltre al sindaco Michele De Lucia, anche l’ex sindaco Ottavio Fusco, iniziatore dei primi lavori, nati da un progetto di musealizzazione con Matilde Romito.

«A Positano per inaugurare un’eccellenza. Una grande opera nata con la intuizione della accelerazione della spesa, fortemente voluta dalla mia giunta, e dalla visione dell’amministrazione comunale. Un gioiello in un posto che ha, da sempre, un fascino internazionale», così Stefano Caldoro a Positano per la inaugurazione del Mar Positano, Museo archeologico Romano. Al taglio del nastro la Soprintendente Francesca Casule e il Vescovo Orazio Soricelli. Presenti numerosi cittadini, turisti e sindaci della zona. Daniele Milano di Amalfi, Luigi Mansi di Scala, Giovanni Di Martino di Praiano. Poi ancora il consigliere regionale Alberico Gambino, Gaetano Amatruda e Aniello Salzano. A Positano anche Salvatore Gagliano.

«Non ritengo di avere meriti particolari, la Regione – ha aggiunto Caldoro – non è proprietaria di risorse e ha invece il compito di aiutare e sostenere le idee dei sindaci che, com’è capitato per Michele De Lucia, hanno visione». Durante la giornata Caldoro ha ricordato l’impegno per l’intera zona. «Sulla intera costiera amalfitana – ha ricordato – interventi straordinari, sulla difesa della costa, sulla depurazione. Tutte risorse della giunta precedente e con zero risorse immaginate dall’attuale presidente. Per Salerno interventi straordinari con 89 milioni per il risanamento ambientale dei corpi idrici ed è in questo contesto che nacque il progetto di depurazione in costiera amalfitana». «Sono felice per i sindaci che inaugurano, anche per quelli che non hanno la sensibilità di invitare. E mi fa piacere per l’attuale presidente che almeno ha qualcosa da fare, inaugura cose fatte da altri», ha concluso.

Una storia lunga 15 anni seguita passo passo da Positanonews. Questa sera grandi emozioni e discorsi, la villa stupenda. Il tutto seguito da Positanonews con una diretta streaming difficoltosa, a causa della linea internet probabilmente rallentata dalla presenza di troppi utenti, ma anche con video di Sara  Ciocio e Lucio Esposito  e fotografie di Giuseppe Di Martino

OZI CAMPANI – La villa romana di Positano si trova al di sotto della chiesa di Santa Maria Assunta. Essa, spiega Maria Antonietta Iannelli, funzionario archeologo della Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino – fu costruita alla fine del I secolo a.C. In quell’epoca l’élite romana aveva scelto le coste del Golfo di Napoli e della Penisola Sorrentina per edificarvi lussuose residenze ove trascorrere il tempo libero tra giardini e ricchi ambienti affrescati con spettacolari vedute sul paesaggio costiero. L’esistenza della villa era nota già da tempo. Karl Weber, addetto agli scavi borbonici, descrive nel 1758 strutture con affreschi e mosaici al di sotto della Chiesa madre e del campanile. Lo studioso Matteo della Corte pensò di aver individuato la villa di Posides Claudi Caesaris, potente liberto dell’imperatore Claudio, da cui deriverebbe lo stesso nome di Positano. Intorno alla metà del I secolo, la villa era in corso di restauro per i danni prodotti dal sisma del 62 e per un probabile passaggio di proprietà intervenuto nel frattempo. Il terremoto divenne occasione per riproporre una nuova e ricca veste agli ambienti di rappresentanza, come testimonia una delle sale da pranzo della villa, il lussuoso triclinium venuto alla luce nella cripta. Sulle pareti, ricoperte con motivi del Quarto stile pompeiano (metà del I secolo d.C.), sono visibili architetture a più piani. Nella parte superiore la scenografia architettonica è parzialmente celata da una tenda con mostri marini, delfini guizzanti e amorini in stucco. Di grande effetto è lo scorcio di un palazzo con porta socchiusa e loggiato con elegante balcone. La zona mediana è decorata da pannelli a sfondo monocromo ornati da eleganti ghirlande. Una serie di medaglioni conteneva ritratti e scene mitologiche, come la raffigurazione del centauro Chirone che impartisce lezioni di musica al giovane Achille; quadretti con nature morte e un paesaggio marino, con una baia attorniata da edifici porticati e da scogli, arricchivano l’insieme. Un paesaggio non dissimile si doveva godeva da questa sala triclinare aperta sulla baia di Positano.

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IL TERREMOTO DEL 79 – La lussuosa residenza fu danneggiata in modo irreversibile dall’eruzione vesuviana che distrusse Pompei. La colonna eruttiva si innalzò nell’atmosfera per oltre venti chilometri, superando l’alta dorsale dei monti Lattari e ricadendo verso sud. Le forti piogge, che sempre si associano alle eruzioni, attivarono valanghe di fango che si ingrossarono verso il fondovalle e si consolidarono rapidamente. I tetti spioventi favorirono lo scivolamento delle pomici verso l’esterno, solo piccoli quantitativi entrarono da porte e finestre. Poco dopo valanghe di fango raggiunsero la villa con una velocità rilevante, riempiendone gli ambienti e facendo crollare, sotto l’enorme spinta, tetti e solai. Le colonne in stucco del portico furono abbattute e trascinate all’interno del triclinio, mentre contro la parete nord si accumulava il materiale ligneo del soffitto, dei tramezzi e delle stesse impalcature dei restauri in corso. Questo accumulo ha protetto i resti di un armadio che conservava il vasellame bronzeo. La parte mediana della parete est subì uno spostamento di circa quaranta centimetri verso valle, testimoniato da un’ampia frattura, la prova più spettacolare della violenza dell’evento.

DUE CRIPTE INTERESSANTI – Nei secoli seguenti l’area dove sorgeva la Villa divenne sede di edifici religiosi. Gli scavi hanno riportato alla luce due cripte diverse, una superiore risalente al Settecento, e una inferiore, più antica. La cripta superiore, più recente, è formata da due spazi longitudinali; lungo il perimetro della sala principale – sotto cui sono emersi i resti della Villa stessa – e sulle pareti degli anditi di passaggio, sono allineati 69 sedili in muratura per l’essiccazione dei defunti: come scrive in una nota Lina Sabino, funzionario storico del’arte della Soprintendenza ABAP di Salerno, sono “di ragguardevole fattura nella finitura plastica degli stucchi dalla morbida stesura, priva di riscontro nell’intero territorio amalfitano”. I fondi delle pareti sono ricoperti da una leggera velatura di calce bianca su cui sono tracciate rapide pennellate di colore rosso a formare fasce oblique parallele e rombi nei sottarchi: “un’insolita ricchezza decorativa per ambienti di questo tipo, presumibilmente voluta e commissionata, nel primo trentennio del Settecento, dai laici appartenenti alla Confraternita del Monte dei Morti, che aveva sede nel soprastante Oratorio”.
La cripta più antica, che si trova al disotto del presbiterio della chiesa superiore, dedicata alla Vergine Maria nel 1159, è di età medievale: non è chiaro se in origine fosse a sua volta una vera e propria chiesa, oppure se fungesse da cripta all’edificio soprastante. Il corpo principale si compone di due navate, coperte da volte a botte e separate da archi che scaricano su colonne di marmo. Due di esse, inglobate nei pilastri innalzati agli inizi del Seicento per sostenere la grande cupola della chiesa superiore, sono state messe in luce dall’ultimo restauro. La pianta mette la costruzione in relazione con altre cripte romaniche campane e in particolare con quelle delle cattedrali di Salerno, di Amalfi, di Ravello e di Scala. All’interno vi era un altare – citato più volte nei documenti – intitolato alla Natività. Più tardi lo spazio absidale fu confinato, rispetto
alle navate, da una parete divisoria; al suo interno furono realizzati scolatoi funebri a seduta mentre, tra le volte a crociera soprastanti, fu praticata un’apertura (corrispondente alla collocazione attuale dell’altare maggiore della chiesa) attraverso la quale venivano calati i corpi dei defunti. Ciò fa supporre che a seguito dei lavori seicenteschi, la cripta avesse perso la sua prima destinazione liturgica e che da allora svolgesse una funzione esclusivamente cimiteriale. Delle antiche decorazioni resta solo una labile traccia pittorica sulla parete settentrionale, in prossimità della scalinata di accesso alla chiesa superiore, ed una colonnina tortile in stucco incassata in un piccolo vano a lato dell’attuale ingresso.

IL SITO DIVENTA MUSEO – Nel corso degli ultimi dieci anni, due successive campagne (compiute nel 2003/2006 e nel 2015/2016) hanno dunque messo in luce una porzione di inestimabile interesse archeologico della villa romana di Positano. La musealizzazione degli ambienti, come spiega il direttore dei lavori Diego Guarino, è avvenuta a conclusione dei meticolosi lavori di scavo, degli interventi di consolidamento delle strutture e delle accurate opere di restauro delle superfici affrescate e delle suppellettili: l’ambiente ipogeo è ora accessibile ai visitatori grazie a percorsi aerei (passerelle e scale in vetro e acciaio); il percorso di visita rende leggibili i risultati dei restauri con la stratigrafia delle trasformazioni, che la storia degli eventi umani e naturali, ha lasciato sulle strutture messe in luce. Per garantire il mantenimento dei valori microclimatici dell’ipogeo e quindi la conservazione degli affreschi, è stata inoltre adottata la regolamentazione degli ingressi, con soglie massime di visitatori per visita mai superiore a 10.

Le note storiche ed archeologiche sono di  Elena Percivaldi – Perceval Archeostoria

INFORMAZIONI

Villa Romana di Positano
Inaugurazione 18 luglio 2018, ore 18
Dal 19 al 31 luglio visite gratuite per residenti a Positano
La villa aprirà al pubblico dal 1 agosto.
Orari di visita: tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, dalle 9 alle 21
Ingresso: 15 euro.
Sito web: www.ambientesa.beniculturali.it/BAP

Foto Giuseppe Di Martino