In ricordo di Gualtiero Marchesi a La Caravella di Amalfi del Prof Liuccio
Nel 1997 conobbi Andrea Reale, all’epoca Presidente del Gustaminori. Ne ebbi l’impressione di un giovane dall’intelligenza vivace, volitivo e determinato, ambizioso quanto basta. Simpatizzammo. Su suggerimento del compianto amico Ezio Falcone,fui ingaggiato come consulente culturale della kermesse minorese. Nacque un team affiatato, legato da reciproca stima profonda e da amicizia leale con la vocazione di pensare alla grande e volare altro a proiezione di futuro. Minori, si ritagliò, con intelligenza e lungimiranza, un suo spazio nel panorama del turismo della Costa d’Amalfi, puntando sulla gastronomia; e, nel giro di qualche anno entrò di diritto nel novero delle manifestazioni che facevano tendenza nel settore e quello di settembre a Minori fu l’appuntamento griffato delle guide patinate dei tour operator. Sul tema farò a breve un bilancio consuntivo sulle iniziative straordinarie realizzate e sul programma ancora incompiuto, dando, però atto fin da ora della coraggiosa intraprendenza di Andrea Reale, che, come sindaco, ha cambiato il volto della sua Minori ed è diventato punto di riferimento e di sana emulazione per tutti gli amministratori della Costa d’Amalfi e non solo. Nel 2002 riuscii a portare a Minori il Premio Nobel per la Letteratura Derek WALKOT, l’Omero dei Caraibi, che avevo invitato ad Amalfi, con ben altri 5 premi Nobel per un Omaggio a Salvatore Quasimodo nel Centenario della nascita. In quella occasione il Consiglio Comunale di Minori in una seduta pubblica e solenne , convocata nella Basilica di Santa Trofimena conferì la cittadinanza onoraria al grande Poeta di Santa Lucia e proclamò Minori “città del gusto”. Chiarimmo che il concetto d gusto andava esteso dalla gastronomia all’arredo urbano, alla segnaletica, al decoro di piazze, slarghi e vicoli per farne uno stile di vita dell’intera comunità. E chiarimmo che la manifestazione di gusto imponeva rispetto della privacy dei turisti. la tutela del silenzio, la realizzazione di percorsi alla scoperta di chiese e palazzi, vicoli e congreghe, campagne ariose e coltivi sapienti. Gusto era, come è, recuperare il piacere della conversazione, nel più perfetto stile del simposio greco e del “convivium” latino, che qui trovò attuazione già nelle residenze dei nobili romani. C’erano ormai tutte le premesse per ideare e realizzare un Premio Internazionale di Letteratura Enogastronomica Minori Costa dì Amalfi. Comunicai l’idea/proposta agli amici che l’accettarono con entusiasmo e, su loro delega, mi misi subito al lavoro. Tempo una settimana e la Giuria di assoluto prestigio era bell’e pronta. Presidente Tullio Gregory, filosofo, storico della filosofia, socio dell’Accademia dei Lincei, membro comitato scientifico della Treccani; Giuseppe Liuccio, segretario generale, con diritto di voto, giornalista, poeta. Componenti: Luca Maroni, enologo, di grande professionalità, Gualtiero Marchesi, autorevole rappresentante della Cucina Italiana nel mondo, Lidia Ravera, scrittrice affermata e sempre sulla cresta dell’onda, Maria Concetta Mattei, giornalista Rai, TG2, Ezio Falcone, storico gastronomo del territorio amalfitano, Andrea Reale, presidente del Gustaminori. Fu stilato e pubblicato il bando e nel settembre del 2002 si realizzò la prima edizione del Premio. Fu un successo come tutte le altre edizioni successive con un crescendo di pubblico e di critica. A scorrere i nomi dell’Albo d’oro, ci si rende conto che Minori è stata un laboratorio di politica culturale enogastronomica di livello internazionale. Una squadra motivata, affiatata ed entusiasta ha lavorato sodo per onorare la propria città e la prestigiosa istituzione. È d’obbligo citare Antonio Porpora, Maria Giulia Giordano, Veronica Buonocore per l’impeccabile organizzazione dell’accoglienza e Lucia Amato e Gerardo Buonocore per la creatività dell’aspetto spettacolare della Kermesse annuale. Io ho dato e, soprattutto, ricevuto molto sul piano dei rapporti umani, che mi hanno fatto crescere in esperienza e competenza.
Da qualche giorno è scomparso uno straordinario protagonista della Giuria del premio, Gualtiero Marchesi. Mi onorava di sua amicizia. Era un gran signore, un uomo di cultura nel senso più pieno e totalizzante del termine. Una conversazione con Lui era un arricchimento. Ricordo nitidamente che con tono dimesso, garbato e signorile era a solito ripetere ”la cucina di per sé è una scienza; sta al cuoco farla diventare un’arte”. E che la sua fosse arte per davvero lo dimostrano i tanti riconoscimenti ottenuti a livello internazionale, di cui uno prestigiosissimo ed unico nel suo genere, quello di “chevalier dans l’ordre des Arts et des Lettres”, onorificenza conferitagli nel 1990 dall’allora ministro della cultura francese, il mitico Jack Lang, Fece scalpore la sua rinunzia alle tre stelle Michelin attribuitegli nel corso della sua luminosa carriera. Io ho il privilegio di ricordare che sono stato suo ospite a Milano al Marchesino alla Scala e a Roma ad una festa in suo onore al ristorante di Carlo Crasso. Fu cortesissimo ed affettuosissimo con me. Ho un ricordo nitido di quegli incontri, di quel conversare piano, di quello sguardo penetrante che mi leggeva dentro. Ma il ricordo più bello resta quello di quell’indimenticabile pranzo a La Caravella di Amalfi con lui e Gregory. Antonio Dipino, inappuntabile e garbato come sempre, gli si rivolgeva con rispetto chiamandolo “Maestro” e lui rispose con simpatica disinvoltura, ”Antonio, qui il Maestro vero sei tu non io.” Antonio arrossì con comprensibile imbarazzo ed io gioii di orgoglio e di identità di appartenenza amalfitana. Ma quella di Marchesi non era una battuta, ma un riconoscimento sincero per Antonio che lo meritava tutto. E lo dimostra il riconoscimento che il MAESTRO MARCHESI scrisse per i 50 ANNI della CARAVELLA:
“Dire Caravella è dire Amalfi; è dire luogo incantato di tutte le magie.
La bellezza del sito è la più mediterranea che il viaggiatore possa aver mai visto, naturalmente impregnata di colori e profumi che la rendono di sottile raffinatezza.
In tale paradiso terrestre spicca l’amore alla sua terra e la genialità di Antonio che ha saputo, e sa trarre da questo incanto ogni sorta di prelibatezza, per offrirla con rara eleganza a chi la sa veramente apprezzare.