Stromboli, rischio Tsunami. Ecco cosa dice l’esperto
Dopo l’eruzione verificatasi ieri, mercoledì 3 luglio, sull’isola di Stromboli, l e immagini della colonna di fumo nero e della pioggia di lapilli fuoriuscita dal cratere hanno fatto il giro del mondo: un centinaio di turisti hanno deciso di partire alla volta della terraferma, i vigili del fuoco hanno impiegato tutta la notte per spegnere con i canadair i focolai provocati dal passaggio di materiale incandescente e una persona è morta. Si tratta del 35enne Massimo Imbesi, che stava facendo un’escursione con un amico nella zona delle Ginestre quando si è scatenata la furia del vulcano. Ma cosa è successo, di preciso, ieri a Stromboli? Quali sono i rischi legati ad un evento del genere? I colleghi di Fanpage.it lo ha chiesto a Giovanni Macedonio, corresponsabile del centro di pericolosità vulcanica dell’Ingv.
Dottor Macedonio, cosa è successo di preciso ieri a Stromboli?
“In realtà, nulla di nuovo. Sono secoli che a Stromboli si registrano eventi come quello a cui abbiamo assistito ieri. Sono noti sin dalla metà dell’Ottocento, ma la sua attività, detta proprio “stromboliana”, è nota sin dall’Antica Grecia, quando addirittura veniva chiamato il “faro del Mediterraneo”. Si tratta, dunque, di un’attività che continua ancora adesso con modalità simili, di cui abbiamo testimonianze soprattutto negli ultimi due secoli grazie a cronache e a osservazioni”.
Quindi, l’eruzione del 3 luglio è stato un evento eccezionale ma non raro…
“Esatto. Noi li chiamiamo tecnicamente parossismi. In relazione allo Stromboli noi abbiamo 3 categorie di eventi. C’è prima di tutto l’attività ordinaria, che prevede dalle 100 alle 500 esplosioni al giorno a seconda dei periodi, ma in genere ogni 10/15 minuti si registra un fenomeno del genere. Ci sono poi eventi più rari, che avvengono in media 2 volte all’anno, e che chiamiamo esplosioni maggiori, fino a 10 volte più forti di quelle ordinarie e potenzialmente più pericolose perché si verificano alla sommità. Infine, ci sono i parossismi, eventi meno frequenti, basti pensare che dal 2000 ad oggi se ne sono segnalati 3 compresi quello di ieri, ma la loro densità è decine di volte maggiore rispetto alle esplosioni ordinarie. In genere si verificano quando si presentano delle particolari condizioni di rischio. Ad esempio, quando lo Stromboli presenta delle colate di lava è più a rischio, c’è una sorta di correlazione tra le due cose. In questo caso, invece, non c’è stata alcuna indicazione, quindi l’eruzione è avvenuta senza segnali precursori nonostante il continuo monitoraggio”.
Quale è la situazione attuale?
“Si è parlato di scosse di terremoto di lieve entità durante la notte, ma non mi risultano. Il vulcano fa delle esplosioni continuamente. In condizioni normali, lo Stromboli, come dicevo, fa registrare dalle 100 alle 500 esplosioni al giorno. Quindi si tratta di un’attività normale, che è anche oggetto della curiosità dei turisti. Quello che si è verificato ieri è un evento a cui abbiamo già assistito in tempi recenti, nel 2003 e nel 2007, e che chiamiamo parossisma, cioè un grosso evento, dopo il quale generalmente il vulcano va considerato instabile. Non possiamo in questo momento dire di stare tranquilli. Si apre adesso una fase in cui dobbiamo monitorare la situazione che va trattata con la dovuta attenzione. È necessario rimanere cauti. Dopo un evento di questo tipo bisogna prendere le dovute precauzioni. Prima che tutto torni alla normalità deve passare del tempo, che al momento non possiamo quantificare”.
Cosa intende per precauzioni?
“Non sta a me dire quale siano le precauzioni da prendere per il ruolo che ricopro. Spetta alla Regione Sicilia, che ha già deliberato degli stati di allerta, alzando anche il livello operativo per quanto riguarda l’incolumità delle persone. La Protezione civile della Regione, che è competente in materia, ha adottato tutte le misure necessarie”.
Qualcuno ha parlato di “psicosi tsunami”. Quanto è reale questa possibilità?
“Parlare di psicosi non è corretto, ma non si può nascondere che il rischio c’è e spiego perché. Il 5 aprile del 2003 c’è stato un evento molto simile a questo. Precedentemente, il 30 dicembre del 2002, ci fu una frana che provocò un piccolo tsunami, un’onda di quasi 10 metri proprio nella zona di Stromboli, che fece anche registrare alcuni danni. Ciò per dire che il rischio tsunami, quando ci sono eventi di questo tipo con possibilità di frane, esiste. Anche l’eruzione di ieri ha provocato una frana in mare che ha dato vita ad un piccolissimo tsunami, un’onda che in prossimità della Sciara del Fuoco, una zona che può franare perché molto instabile, era di circa 1 metro e poi si è assestata sui 30 centimetri. Quindi, si è trattato un’onda comunque rischiosa, che non può essere ignorata e che noi monitoriamo con dei radar per controllare le instabilità che possano provocare eventi simili. Questa possibilità in passato è avvenuta”.