Trentinara con la Via ed il Parco dell’Amore si candida a quartiere residenziale della Paestum di domani – del Prof Liuccio
A volte basta poco per innescare il volo fecondo della fantasia, soprattutto se anima e cuore sono fecondati dalla nostalgia [dal greco algos e nostos = malinconia (dolore) da ricordo], la cui molla è sempre l’amore. Quello che provo per il mio paese di origine è sconfinato. E così qualche giorno fa m’è bastato che i titolari del Bar Ncoppa La Terrazza postassero una foto abbinandola al mio nome per far scattare subito l’orgoglio di identità e di appartenenza. MI sono ritrovato, nell’immaginazione, seduto sotto un ombrellone/gazebo a gustarmi il panorama da visibilio di piacere sul Mare dei Miti e della Grande storia fino a perdita d’occhio ai faraglioni di Capri in una serata limpida con cielo stellato in una serata di inizio estate. E per miracolo di casualità il sindaco mi ha telefonato per anticiparmi di aver avuto la promessa di finanziamento per la realizzazione del progetto della Via dell’amore. Mi sono ricordato di averne scritto qualche anno fa su questo giornale e non solo. Ripropongo quel pezzo certo di rendere un servizio dovuto, per amore, al mio paese di nascita e di fare cosa gradita al Sindaco, all’Amministrazione Comunale, ai titolari delle strutture d’accoglienza, e a tutta la più vasta comunità civile del mio gradevole paese, che di sicuro durante l’estate sarà meta di numerosi turisti. Ai tanti amici che me ne hanno chiesta notizia, segnalo che vi troveranno anche me dal 20 luglio al 10 agosto e potremmo parlare anche della bella leggenda d’amore e morte di Saul e Isabella, che è alla base della ipotesi di creazione di Via e Parco dell’Amore.
“Sa di pietra e vento il mio paese. Le pietre sono altari di falesie ambrate che dirupano nella gola di Tremonti con la cascata del Solofrone che rifrange argento nella gloria della luce. Più su, lungo il corso del fiume, sono anatre in cova o mandrie di pecore paciose, ruminanti nel ricamo verde di macchie di lentischi, mortelle e ginepri che scalano tratturi accidentati a conquista di case a sbalzo. Dalla Piazzetta Panoramica, invece, si aprono a voragine, minacciando sfracelli sull’abitato di Giungano o esibiscono abbracci nell’alcova d’amore all’incavo della ‘Preta ‘Ncatenata o lanciano richiami di corvi gracidanti a picchiata furente su prede inermi dal pinnacolo gotico di un immaginario tempio alla natura, che dai corvi prende il nome ed è spalancato sull’infinito dell’orizzonte a fuga di campagne e paesi del Cilento Antico, dove si stagliano il monte Stella ed il Gelbison a memoria di pellegrinaggi litanianti per propiziare grazie da Madonne nere.
Il vento è di terra e di mare. La tramontana scivola dal Monte Vesole o dai contrafforti del Soprano e, nei mesi estivi, carezza lieve i campi coltivati: Nell’autunno/inverno scuote possenti faggeti e lecceti, strazia i castagneti fitti ed i frutteti radi, sibila furente nelle grotte già covi dei briganti, pettina con violenza i seminativi, dondola minacciosa sui pali della luce, spazza con raffiche rumorose i tetti rossi e batte irata alle finestre delle case. Il libeccio gonfia la furia dei marosi che si frantumano con fragore sulla battigia ad invasione di pineta giù nella costa e riecheggiano fin quassù, dove arriva, a volte, profumo di iodio e sale.
La casa dove nacqui è avamposto, fresco d’estate e turbinoso nelle folate a mulinello d’inverno, sulle dentellature dei burroni, che, al di là degli orti, minacciano da secoli il volo nell’abisso. Dalla finestra il mandorlo infiocchettato di neve a gennaio annunziava, però, primavera già a metà febbraio con i fiori fragili ed infreddoliti da fare tenerezza. Una colonia di agavi figliava, e figlia ancora, sciabole minacciose e, ogni anno, accendeva candelabri di fiori, che tralucevano d’oro al sole pigro. E tutt’intorno lo strapiombo aereo di un paesaggio, orrido e bellissimo insieme, si caricava di sottile ma intensa tensione di sensorialità panica. Anche perché lì si materializzava una bella, intensa, commovente e tragica storia d’amore, che la tradizione orale ha tramandato di generazione in generazione, nel corso dei secoli, diversificata nei nomi e in qualche particolare, ma fondamentalmente identica nella sostanza del contenuto. Ha fecondato anche la mia scrittura creativa: Saul, capobrigante, bello come un dio greco, occhi di fuoco e capelli incolti arruffati penetra con violenza nel palazzo del marchese per un saccheggio a mano armata. Isabella, la marchesina, luminosa di grazia e di sorriso, statuaria nella bellezza della verginità intonsa, impavida nella sfida a lamine di guardi. È cotta a prima vista, irresistibile, furente a devastare cuore, anima e pensieri. Saul rinunzia alla rapina, Isabella ha trovato l’uomo dei sogni. L’amore esplode nottetempo nell’alcova del dirupo della Preta ‘Ncatenata e si consolida negli incontri reiterati fino a quando la delazione servile degli invidiosi di turno non arma la mano del marchese padre/padrone fermamente deciso a stroncare la tresca con un plotone di soldati armati piombati all’improvviso sui giovani amanti spersi nella passione senza freni, al punto che, per non cadere nelle mani dei soldati e finire vittime della vendetta del marchese adirato, con la sola colpa di un amore tanto bello quanto impossibile, si baciano, con spudorata ingenuità per l’ultima volta, si incatenano in un abbraccio indissolubile e, insieme, si lanciano nel vuoto a peana di libertà. Una avvincente e coinvolgente storia di amore e morte!!! Ho suggerito al sindaco, Rosario Carione, intelligente e motivato e perciò aperto al dialogo, che ha accettato l’idea con entusiasmo, di riscoprire ed esaltare la leggenda con la creazione di UNA VIA ED UN PARCO DELL’AMORE con percorso attrezzato con piante e fiori in tema e ritmato dai versi, scolpiti su maioliche colorate ad arabesco di muri, di poeti tutti i tempi. L’Amministrazione Comunale è già al lavoro nella convinzione che l’idea può diventare motore di sviluppo con varie iniziative sul tema: 1) Recital di poesie e canzoni d’amore; 2) cineforum con i grandi film d’amore; 3) weekend di enogastronomia all’insegna dei menu afrodisiaci; 4) pasticceria in tema (sospiri d’amore); 5) gadget, frutto della creatività degli artigiani; 6) magliette prestampate con le facce sorridenti degli innamorati suicidi, ecc, ecc. Insomma una serie di appuntamenti lungo tutto l’arco dell’anno, più radi nella bassa stagione, più intensi nei mesi estivi con l’intento di richiamare correnti di turismo giovanile, ma non solo, che dalla vicina costa di Paestum, Agropoli e del Cilento in genere, salgano fin quassù per una esperienza insolita sull’onda delle emozioni d’amore.
Tornerò sul tema. Ma fin da subito mi preme sottolineare che anche per questo Trentinara, come gli altri centri collinari della Kora Pestana non sono e non possono essere a quello che accade nella vicina Città di Capaccio Paestum reclamando, come è loro diritto, una progettualità di territorio soprattutto nei settori strategici del turismo e della cultura
LA PRETA ‘NCATENATA: Chesta è na storia r’amore e morte;/chesta è na storia violenta, amara;/chesta è na storia re gente forte/ca se racconta a Trentenara./’Nzimma na rupa, a l’acqua e lo viento,/nc’è ancora mò na preta ‘ncatenata/ addò la gente re lo Ciliento/se ricorda Isabella nnamurata…