Cavallo Morto, la spiaggia di Maiori in Costa d’ Amalfi interdetta da dieci anni
Cavallo Morto, la spiaggia di Maiori in Costa d’ Amalfi interdetta da dieci anni . Da Salerno ad Amalfi la spiaggia la trovi dopo Cetara, nota purtroppo per la cronaca per tragedie che sono avvenute anche ultimamente.
Il nome, piuttosto sinistro, poco adatto a una cala marina, è figlio di varie storie. Secondo quella più accreditata la spiaggia del cavallo morto era il luogo in cui, a partire dall’800, venivano lanciati i corpi degli equini stramazzati dal lavoro lungo le mulattiere della costiera amalfitana, scrive Giovanni Chianelli sul Mattino di Napoli oggi . L’inaccessibilità della spiaggia da terra, insieme all’altezza della scogliera che la circonda che rendeva l’attività discreta e tranquilla, avrebbe garantito l’isolamento delle carcasse; poi al mare, che ne inghiottiva gli scheletri, sarebbe spettato il resto.
Un’altra racconta che un cavallo vi precipitò accidentalmente, quando sulla mulattiera c’era un andirivieni di quadrupedi: dopo la caduta restò illeso ma fatalmente destinato a morirvi, senza possibilità di nutrirsi o di risalire, per lo sgomento del proprietario. Mentre per l’ultima andiamo sul leggendario: in una notte di mare agitato, una nave carica di destrieri perse un esemplare nelle acque della cala. Il purosangue annegò ed i suoi resti approdarono sulla piccola spiaggia, dandole il nome. In ogni caso, secondo le dicerie la Spiaggia del cavallo morto è stato un antico cimitero di animali.
Eppure, guardandola, tutto sembra tranne che un posto macabro. Incastonata nella ripida scogliera a picco sul mare, la baia, nel territorio di Maiori, anche chiamata Bellavaia, da molti è considerata la spiaggia più bella della costiera amalfitana. A metà strada tra il comune di appartenenza e Capo d’Orso, è composta da una spiaggetta fatta di sabbia bianca e si presenta come una piccola oasi, grazie al mare che va dall’azzurro cristallino al blu intenso, e al sole che verso il tramonto, a differenza di altre località vicine, ne valorizza coi suoi riflessi gli anfratti. Per queste caratteristiche pulizia delle acque, combinazioni di luce e assenza di bagnanti – è stata molto apprezzata dagli amanti dello snorkeling.
L’uso del passato è d’obbligo perché, osservandola dall’alto, si nota anche altro. Gruppi di enormi rocce che insistono sulla sabbia, a due passi dalle acque, come una singolare barriera frangiflutti a secco, fuori dal mare; dietro, i tratti della parete rocciosa mangiati dai crolli. La spiaggia, infatti, rientra nella lunga black list delle zone di mare della costiera interdette per caduta massi. In questo caso l’ordinanza emanata dal comune di Maiori e dalla capitaneria di porto risale al 2010. Fino a quell’anno l’unico modo per raggiungerla era a bordo di imbarcazioni. Oggi, tecnicamente, neanche con queste.
Insomma la spiaggia è un gioiello di cui, allo stato, nessuno può usufruire. «Un vero peccato: appare come una striscia bianco posata nella baia, una bellezza vivida. E di notte, quando c’è luna piena, sembra un paesaggio fatato» dice Germana Di Marino, 27 anni, attrice di Cava de Tirreni che ha conosciuto il luogo dai racconti di Gennaro D’Amato, pescatore di Erchie. «A vederla sembra di fare un passo indietro nel tempo. Perché il silenzio regna sovrano e, chi ha avuto in passato la fortuna di passarvi qualche momento della giornata, racconta di esserne rimasto ipnotizzato e di aver dimenticato, addirittura, il trascorrere delle ore».
La località incantata è segnalata in molte mappe turistiche e nei siti specializzati, persino quello della locale Azienda di soggiorno e turismo che l’ha inserito nel «percorso blu», un itinerario speciale stilato per scoprire le meraviglie di Maiori via mare. Maurizio Cinque, guida turistica locale che spesso utilizza piccole barche per far conoscere i luoghi più remoti della «Divina», racconta: «Dalle pubblicità sembra un posto alla portata di tutti. E così, tutti i turisti che arrivano alla decantata baia sperando di visitarla sono costretti a fare dietrofront e a cambiare programma, trovando l’intera area impraticabile». Da un lato una comunicazione turistica tendenziosa e, dall’altro, l’immobilismo dell’amministrazione comunale e degli altri enti preposti hanno prodotto la chiusura dell’arenile senza affrontare alla radice la questione principale: la messa in sicurezza della zona. «Di tempo, d’altronde, ce ne è stato visto che il provvedimento di chiusura ha almeno 10 anni. Insomma in quasi due lustri nessuno ha saputo, o ha voluto, affrontare davvero il problema» conclude Cinque.
E così, tra abbandoni e transenne, la fama nera della Spiaggia del cavallo morto si è perpetuata negli ultimi tempi. Proprio all’inizio di questa estate, il 24 giugno, tra le rocce e la sabbia è stato trovato il corpo senza vita di un avvocato di Scala 42enne. Secondo le forze dell’ordine avrebbe compiuto un gesto estremo: nell’abitacolo dell’auto abbandonata è stata trovata una lettera che spiegava la decisione.
La tragedia, tra l’altro, non è la prima. «Diverse volte questa spiaggia, dal nome infausto, è stata scenario di avvenimenti simili» racconta Giovanni Conforti, musicista napoletano che ha una casa vicino alla cala maledetta. «Come se lasciare la vita in un posto che è splendido e pericoloso al tempo stesso riempisse di significato il gesto».
dall’archivio video di Positanonewstv