La vita straordinaria di un sorrentino |
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Sono figlio del cammino, la tartana è la mia casa e la mia vita è la più sorprendente avventura: Mariano Stinga

28 agosto 2019 | 18:31
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Sono figlio del cammino, la tartana è la mia casa e la mia vita è la più sorprendente avventura: Mariano Stinga
Sono figlio del cammino, la tartana è la mia casa e la mia vita è la più sorprendente avventura: Mariano Stinga
Sono figlio del cammino, la tartana è la mia casa e la mia vita è la più sorprendente avventura: Mariano Stinga
Sono figlio del cammino, la tartana è la mia casa e la mia vita è la più sorprendente avventura: Mariano Stinga
Sono figlio del cammino, la tartana è la mia casa e la mia vita è la più sorprendente avventura: Mariano Stinga
Sono figlio del cammino, la tartana è la mia casa e la mia vita è la più sorprendente avventura: Mariano Stinga

Sono figlio del cammino, la tartana è la mia casa e la mia vita è la più sorprendente avventura, parafrasando una celebre frase dello scrittore libanese Amin Maalouf provo nel mio piccolo a rendere omaggio alla vita “avventurosa” di Mariano Stinga che abbiamo imparato a conoscere grazie a questo bel saggio di Antonino De Angelis. Mariano Stinga era nato il 10 settembre 1751 a Maiano, terziere del piano di Sorrento. Imbarcatosi su una corallina di Torre del Greco, fu catturato durante una battuta dai pirati barbareschi e da questi venduto come schiavo a Tunisi. Probabilmente questo accadeva nel 1785, questo giovane marinaio sorrentino presto si rivelò di un’intelligenza fuori dal comune, che lo mise in buona luce fra i notabili del Palazzo del Bardo, attirando su di sé anche le attenzioni benevole del Bey Hammuda ibn Alì, che lo nominò suo segretario particolare. Mariano Stinga che non abiurò mai, divenne così un uomo molto potente e influente sia a corte sia nei rapporti politici e commerciali con gli altri regni del Mediterraneo. Come tutti gli uomini molto influenti si fece anche molti nemici, uno su tutti Yussif Hoggia detto Sapatapa (guardasigilli) anch’egli schiavo di nazionalità moldava, persona infida e senza scrupoli che alla fine riuscirà a gettare discredito su Mariano Stinga e, morto Hammuda Ibn Alì, ufficialmente d’infarto, secondo invece il guardasigilli avvelenato dal medico di corte, il genovese Mendrici, su istigazione dello stesso Stinga. Quest’accusa infamante decreterà la fine dell’avventura su questa terra di Mariano Stinga che sarà fatto a pezzi sui marmi lucenti del Palazzo del Bardo e il corpo gettato ai cani per ordine del nuovo Bey Mahmud ibn Muhammad. La vita di Mariano Stinga sembra proprio quella di un personaggio nato dalla fulgida immaginazione di quei geni della letteratura francese che furono i coniugi Anne e Serge Golon, se non fosse che l’infaticabile e accurata ricerca d’archivio di Antonino De Angelis ne testimonia, oltre ogni ragionevole dubbio, che siamo di fronte a una storia vera, riprova ne sono foto e documenti che impreziosiscono questo testo. Ma questa ricostruzione sarebbe riduttivo definirla semplicemente una biografia, è qualcosa di molto più importante, è il tentativo, a mio avviso riuscito, di difendere e riabilitare la memoria di un nostro conterraneo che, documenti alla mano, fu ingiustamente accusato di veneficio e condannato a morte. Scrive Fernand Braudel: “Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Iugoslavia. Significa sprofondare nell’abisso dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta o alle piramidi d’Egitto. Significa incontrare realtà antichissime, ancora vive, a fianco dell’ultramoderno: accanto a Venezia, nella sua falsa immobilità, l’imponente agglomerato di Mestre; accanto alla barca del pescatore, che è ancora quella di Ulisse, il peschereccio devastatore dei fondali marini o le enormi petroliere. Significa immergersi negli arcaismi dei mondi insulari e nello stesso tempo stupire di fronte all’estrema giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i venti della cultura e del profitto, e che da secoli sorvegliano e consumano il mare”*. Ebbene non credo di esagerare quando scrivo che Mariano Stinga merita di essere parte di tutto questo, egli stesso è il Mediterraneo così come lo intende lo storico francese. Un grazie ancora una volta a Antonino De Angelis che consegna a noi e ai futuri lettori una storia unica e incredibile che non andava dimenticata.
Luigi De Rosa
Presentazione del testo “Memoria difensiva per Mariano Stinga” di Antonino De Angelis (Edizioni La Conchiglia Capri) a Marina di Cassano presso la Cappella di Santa Maria delle Grazie alle ore 20.00, sarà presente l’autore.
Si ringrazia il Comune di Piano di Sorrento.
*Fernand Braudel “Il Mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni” (Bompiani Tascabili 2008)