I Navigator a Napoli continuano lo sciopero della fame. Proteste dei laureati al Palazzo Santa Lucia

28 agosto 2019 | 13:13
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I Navigator a Napoli continuano lo sciopero della fame. Proteste dei laureati al Palazzo Santa Lucia

Sono tre giorni che i Navigator di Napoli fanno lo scipero della fame sotto il palazzo Santa Lucia, per attirare l’attenzione del governatore De Luca. Come scrive il mattino, sono tante le storie di questi ragazzi che dopo un duro concorso hanno avuto questa beffa dalla Regione Campania , li racconta oggi anche Il Mattino di Napoli. «Eravamo quattro, ora siamo in cinque – sorridono amari – Ogni giorno si aggiungerà un Navigator in più dei 471 privati del loro diritto». Si chiamano Claudio Caccavale, Fabrizio Greco, Giuseppe Bianco, Carlo Del Gaudio e Ilenia De Coro. A pochi passi da loro ci sono un’auto della polizia e un blindato dei carabinieri. Più un gazebo appena montato: Laureati selezionati disoccupati, è scritto sullo striscione appeso al sostegno. Nel corso del pomeriggio, ieri gli scioperanti – tra cui un commercialista, un economista, un ricercatore precario, un ex dottorando – incassano più volte il sostegno dei loro colleghi campani. «Non ci muoveremo da qui finché la situazione non si sarà sbloccata», aggiungono un po’ per determinazione, un po’ per farsi forza a vicenda. Alcuni di loro vivono fuori città o fuori regione. Nella notte tra lunedì e martedì hanno dormito in macchina, per non abbandonare il loro presidio di rabbia e speranza.
LA GENERAZIONE PERDUTA«Ce l’hai qualche ora?». Così risponde Ilenia De Coro, 38 anni, con un sorriso deluso ma battagliero, alla richiesta di riassumere il suo curriculum lavorativo. Poi sospira e racconta i motivi per cui non mangia da più di due giorni: «Ho una laurea magistrale in Scienze dell’Educazione, un master specialistico in Gestione delle Risorse Umane alla Stoà, un master di primo livello a Roma in politiche attive, un secondo master in servizi per il lavoro, diversi corsi di amministrazione del personale e contabilità, 4 mesi a New York per l’inglese, esperienze in società nazionali e multinazionali». Il curriculum non finisce più. Una lunga lista di aziende, specializzazioni, volti, impegno, nomi ed esperienze che per ora conduce a uno sciopero della fame sulla soglia di Palazzo Santa Lucia. «Per la nostra generazione è come se non ci fosse spazio: siamo iper qualificati eppure non troviamo sistemazione. L’avvento delle multinazionali ha provocato squilibrio e in Italia il lavoro privato non è ben gestito: non dà le garanzie che dovrebbe dare. Lo Stato non tutela i lavoratori privati. Io, per esempio, sono riuscita ad avere solo contratti precari, finiti anche all’improvviso in maniera brusca. Il costo del lavoro è troppo elevato e questo rende la nostra una generazione perduta».
IL CONCORSO Quando ha vinto il concorso, duro e competitivo, a Ilenia sembrava di aver visto la piccola luce del futuro all’uscita dell’eterna caverna del precariato. «Il lavoro di Navigator, col mio curriculum e il mio percorso di studi, era come un vestito cucito su misura», continua. E sui programmi di vita? «Non ho famiglia – prosegue la De Coro – E con queste basi lavorative non posso fare progetti, nemmeno amorosi: sono single. Se si è precari le relazioni finiscono ancora prima di iniziare. Stavo comprando casa, poi l’ultima azienda per cui lavoravo mi ha cacciato e, mentre aspetto ancora le loro motivazioni ufficiali, sono tornata a Portici dai miei e lì ho preparato il concorso per Navigator. Ci ho messo sei mesi di studio per uscire dall’ottica dell’azienda privata per entrare in quella dei concorsi pubblici. Oltretutto, il concorso è stato difficile e superarlo è stata una soddisfazione. Ora mi rode non poco che per un nuovo braccio di ferro politico il mio futuro sia negato. Senza contare che ho pagato un ulteriore corso di formazione di 120 euro e comprato due libri da 100 euro ciascuno per prepararmi alle domande».
IL BILANCIOIlenia ricorda tutte le decine di esperienze lavorative – co.co.pro., part time, prestazioni occasionali, master, tesi, tesine e progetti svolti per questa o quell’azienda, per questa o quell’Università – come un hard disk. Quando tira le somme economiche dei 16 anni passati dalla laurea i risultati non sono esattamente un idillio, la bilancia tra merito e premio non le sembra proprio ben tarata: «Ho speso circa 32mila euro in tre anni di formazione, dopo la laurea, che ho raggiunto quando avevo 22 anni. In 16 anni di lavoro e studio ne ho guadagnati più o meno il doppio. La metà dei soldi che ho guadagnato, in pratica, erano stati investiti in formazione. C’è molto di politico in questa storia dei Navigator campani: le ragioni reali del tira e molla non le conosciamo, ma di certo faremo di tutto per far valere i nostri diritti di vincitori di un concorso che doveva aprire le porte, anche in Campania, alla fase due del reddito di cittadinanza».