I sondaggi e il valore della memoria

30 agosto 2019 | 10:43
Share0
I  sondaggi e il valore della memoria

Ecco, ci risiamo: vai coi sondaggisti! Chi non conosce questi moderni aruspici?. Sia ben chiaro che non ce l’ho con loro ma con chi usa il prodotto del loro lavoro come supporto al loro verbo. Tiranni, imperatori, re hanno posto il loro governo nelle mani di chi sapeva consultare viscere di animali, voli di uccelli (ricordate Romolo e Remo?), solcando la polvere del tempo. Oggi, invece, pur avvalendosi delle moderne scienze che indagano, catalogano, interpretano, coloro che vi si affidano rovinano precipitosamente dall’alto dei loro scranni. Si allungano “forbici” e tempi di attesa, senza vedere che negli ultimi anni tutti i pronostici sono stati smentiti, basterebbe, quindi, fare esattamente l’opposto. Caso emblematico, perché ultimo, sicuramente il signor Salvini si sarà avvalso di validi sondaggisti, che hanno misurato la temperatura basale degli intervistati, misurata la circonferenza della “pancia”, auscultato i loro respiri, intrepretandoli, a secondo dei casi, in affanni, rantoli, o sbuffi d’impazienza, hanno sventolato davanti ai loro occhi drappi rossi, neri, tricolori, hanno mostrato immagini con pugni chiusi e aperti, e alla fine hanno sentenziato: “Tu sei quello che il popolo vuole, l’uomo dai pieni poteri per scuotere dalle fondamenta la democrazia italiana”. Ecco, bastava che Salvini facesse l’opposto di quello che gli avevano pronosticato per stare ancora saldamente al potere come vicepremier e ministro degli Interni (che… scusate se è poco per un uomo solo!). Ovviamente, l’insuccesso di Salvini non è dovuto alle analisi dei sondaggisti ma dal fatto che non ha considerato proprio ciò di cui si sentiva così “interprete”: gli italiani! «Prima gli italiani» ama ripetere, ma, probabilmente non sa di cosa parla. Gli “italiani” alle urne, in parlamento, alle regioni, alla provincia, nei comuni, nei condomini, si dividono in mille rivoli come una foce a delta. A vederli da fuori, sembrano formiche impazzite, volubili e nevrotiche, e invece stanno cercando di incolonnarsi per votare chi sentono, in quel momento, più vicini, in sintonia col loro “sentire”. Non è più l’epoca della società “liquida” ma “rizomica” (il rizoma più famoso è il muschio), senza appigli. I più hanno perso o rinnegato le loro radici storiche, politiche, familiari e in un’epoca di passioni troppo estemporanee e identità deboli o da riformare, ne deriva che i sondaggi non servono a nulla, se non per fare scenografia e intrattenimento nei vari programmi dove tutti si ritrovano esperti di politica, dalla valletta al comico, dall’uomo della strada al boscaiolo eremita, dimenticando presto o non riflettendo sulle parole di chi di politica ci vive. Faccio un esempio, la signora Meloni ha arrin-gato le folle da dove dovrebbe regnare sovrana la concordia del popolo italiano, non è una stupida, ricordava forse le parole dette da qualcuno il 16 novembre 1922: ««Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto» (Benito Mussolini alla Camera dei deputati). Ma non è questo importante, sono un “topo di biblioteca” e mi ricordo un articolo a firma Diego Bianchi, dal titolo quanto mai attuale, anche se datato 2017: «Prima gli italiani (anche nel presepe)» . Nell’articolo Giorgia Meloni dichiara che da alberista diventa presepista perché in momenti bui bisogna dare l’esempio e afferma: «Ma come fa un bambino che nasce in una mangiatoia ad offenderti? Come fa a offenderti una famiglia che scappa per difendere quel bambino?». Scrive Bianchi che «il suo appello accorato sembra scritto da Medici Senza Frontiere o Save the children», strano che dopo appena due anni proprio di lei e Salvini sappiamo come la pensano in materia di immigrazione che anziché “odio e disprezzo” dovrebbero raccontare storie di accoglienza verso chi è in difficoltà. Bisogna saper riflettere e ricordare: «Attraverso l’accumulo dei ricordi, la memoria costruisce la persona come insieme di idee e valori tendenzialmente coerenti, ossia la “personalità” dell’individuo […]. La memoria è la componente essenziale per l’identità dell’individuo e per la sua eventuale integrazione nella società […]. Intaccare e attentare alla memoria di un individuo come di un gruppo umano e di tutto un popolo significa attentare alle sue radici, mettere a repentaglio la sua vitalità, le basi della sua identità, orientamento esistenziale, comunità, capacità di fare storia» . Ricordiamoci che siamo un grande popolo: siamo Italiani, tutti!
Aniello Clemente