Al Gran Caffè Marianiello la personale di Orsola Tramontano
Dal 2 settembre sono in mostra presso gli storici locali del “Gran Caffè Marianiello” a Piano di Sorrento le opere della pittrice Orsola Tramontano. Scrive Achille Bonito Oliva “la leggerezza è per me una necessità imprescindibile nell’arte, la vita è già così pesante che se non la alleggeriamo finisce male” è una riflessione che il critico fa a margine di uno scambio di battute con il compianto Francesco Durante in un articolo su una personale di Ernesto Tatafiore; la pittura di Orsola Tramontano ha indubbiamente questa leggerezza tipica di certa scuola pittorica partenopea contemporanea. Uno stile che ricordo già presente in uno dei suoi primi quadri che ho avuto la fortuna di ammirare e che è esposto in questa mostra “Bordello Divino” con il quale si permette di giocare con gli dei dell’Olimpo, quindi non contenta spinta dalla sua instancabile creatività nelle opere successive lascia stare i fanti per scherzare con i santi, vedi i quadri su Santa Rita, Santa Lucia, San Gennaro, Santa Chiara, Padre Pio e San Paolo. In questa personale al “Gran Caffè” Orsola Tramontano ripropone dunque la sua pittura caratterizzata da linee marcate e colori brillanti. L’uso del rosso, del blu e del giallo, di questo cromatismo così acceso e disteso in tonalità pure ha un che di “fauves” che rimanda al grande Mirò, in lei però prevalgono il tratto ironico e la commistione del sacro col profano. Il Vesuvio, il dio amante di Partenope, dispensa baci e non lava assassina come lo Stromboli. I pesci, presenti in tutte le loro forme e dimensioni, sono sempre colorati perché rappresentano la gioia, azzardo quest’analisi, so che l’autrice è divoratrice di libri, non le sarà sfuggita la riflessione di Salinger che scrive nel suo Giovane Holden: la felicità è un solido ma la gioia è un liquido. I pesci e il mare di Orsola sono realmente un inno alla gioia. Non ci resta che sedere a uno dei tavolini del “Gran Caffè” come faceva lo scrittore Francesco Mastriani il secolo scorso mentre inventava tra un caffè e una Santa Rosa uno dei suoi noir, e goderci tutto questo colore che caratterizza l’arte della pittrice sorrentina. In fondo il colore è l’unica cosa a renderci realmente liberi, lo diceva Matisse, lo urlava Matisse: viva il colore!
Luigi De Rosa