Al Napoli manca il vero Allan

28 settembre 2019 | 06:00
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Al Napoli manca il vero Allan
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Al Napoli manca il vero Allan
Al Napoli manca il vero Allan

Che non sia il momento migliore da quando è azzurra la sua vita, beh, è un dato di fatto confermato anche da una serie di prestazioni in chiaroscuro: sì, dire che Allan sia quella furia ammirata nei primi mesi della stagione precedente, diciamo fino a gennaio, al mercato di gennaio e alla proposta indecente del Psg, equivarrebbe a un torto alle sue qualità. Il fatto, però, è che oltre a una condizione fisica non ancora ottimale, considerando che la sua estate è stata scandita dall’interminabile Coppa America conquistata con il Brasile e che Ancelotti lo ha ritrovato soltanto il 6 agosto a Miami, in questa fase sono venute fuori anche una serie di problematiche legate al rinnovo del contratto. Al ritocco dell’ingaggio, più che altro (la scadenza è 2023): il suo manager, Juan Manuel Gemelli, ha incontrato il club più o meno una settimana fa ma l’intesa non è arrivata. Anzi: tant’è che poi, dopo aver assistito alla sfida con il Cagliari al San Paolo, è partito. Stop e arrivederci alla prossima: chissà quando.

FONDAMENTALE. E allora, la parabola di Allan: su e giù. Bene con il Liverpool, assente a Lecce per influenza e poi di nuovo in campo mercoledì, dal primo minuto ma senza lampi. Un bel guaio, per l’economia del gioco del Napoli e per il sistema tattico di Carletto: l’uomo di Rio, incontrista e maratoneta di altissimo livello, è un cardine imprescindibile per una squadra piena di talento e spesso ultraoffensiva. E d’accordo il grande impatto del giovane-vecchio Elmas, personalità da vendere e prospettive eccellenti, però Allan resta uno degli elementi fondamentali dell’asse portante: e quando la condizione psicofisica non è delle migliori, beh, si nota eccome.

FATICA E CONTRATTO. Le conseguenze delle tossine accumulate con la Seleção dopo una stagione azzurra lunga e intensa, insomma, sono inevitabili: in sintesi, non ha mai staccato realmente la spina. Un po’ quello che è accaduto a Mertens dopo il Mondiale russo: corsi e ricorsi. A questo, probabilmente o addirittura certamente, vanno aggiunti i risvolti delle telenovela di gennaio: il Psg gli offre un contratto da 6 milioni a stagione e lui, a 28 anni legittimamente ingolosito dalla grande occasione, decide di attendere la fine della trattativa lavorando a parte, ai margini del gruppo, perché proiettato in un’altra dimensione. Poi cancellata in un colpo solo dal rifiuto del Napoli: non si cede. E ora? Beh, semplice: Gemelli, il suo manager, ha chiesto un ritocco dell’ingaggio e una settimana fa ha incontrato la società senza però neanche sfiorare l’intesa. Non finirà così, è ovvio, ma nel frattempo la stagione sta per decollare: e Allan, per Carletto, vale un’ala e un motore.

L’Inter capolista è stata messa sotto nel gioco contro la Lazio e più ancora contro lo Slavia Praga, nonostante il punteggio pieno non si può dire che abbia già una linea consolidata. La Juve di Sarri va a sprazzi, in certi momenti della gara convince, in altri proprio no. Ma è il Napoli a primeggiare in questa discontinuità tecnica. A Firenze, al debutto in campionato, ha vinto con qualche fatica e a Torino contro la Juve è andato sotto di tre gol e poi ha rimontato: conto parziale, 3 punti in 2 partite con 7 gol fatti e altrettanti subiti. Cielo nuvoloso sul Vesuvio. Si è rimesso in volo con la Samp (prima gara senza subire reti), ha giocato e vinto una partita antologica contro il Liverpool, un’altra spettacolare a Lecce: conto parziale, 9 punti in 3 partite con 8 gol fatti e uno solo subìto su calcio di rigore. Sole pieno sul golfo. Poi è arrivato il Cagliari ed ecco la seconda sconfitta della stagione, la prima al San Paolo. Di nuovo nuvole.

30 TIRI, 13 ANGOLI, 2 PALI. Ci sono stati dei problemi nell’ultimo Napoli. La morbidezza del primo tempo fa pensare a un rilassamento dopo le tre splendide vittorie di fila. Forse la squadra si è sopravvalutata. Si è parlato anche di un eccesso di rotazione: dopo il Liverpool, Ancelotti ha cambiato 8 giocatori e ha vinto a Lecce giocando molto bene; dopo Lecce, ne ha cambiati ancora 8 e ha perso col Cagliari. Se l’errore sta nell’esagerazione del turnover, allora Carletto ha sbagliato anche in Puglia. Una parte della spiegazione sta forse nella scelta degli otto, o meglio, di uno di questi otto: a Lecce c’era Fabian Ruiz, contro il Cagliari no, e oggi lo spagnolo è nettamente il miglior giocatore del Napoli, farne a meno provoca degli scompensi. Detto questo, è giusto aggiungere che anche contro i sardi, pur con i limiti di cui sopra, la prestazione c’è stata. Se una squadra arriva a 30 tiri (a 5), a 13 corner (a 1), se colpisce due pali e costruisce una mezza dozzina di occasioni da gol non può peccare di intensità, né di ritmo.

I DUBBI SULLA COPPIA. Qualcuno ha delle perplessità sulla composizione della nuova coppia centrale Manolas-Koulibaly: quando c’era un professore come Albiol, il senegalese non perdeva mai l’orientamento, un po’ quel che si dice di Bonucci con Chiellini. Una guida è sempre necessaria. Ma, causa la Coppa d’Africa, le prove d’intesa fra Manolas e Koulibaly sono iniziate solo col campionato. Allora quale può essere il problema?

IL TALENTO DA PROTEGGERE. All’epoca del Milan dei numeri 10, quando chiedevano ad Ancelotti chi fosse il giocatore indispensabile per la sua squadra, la risposta spiazzava tutti: Gattuso. Ma come, gli replicavano, hai Pirlo, Seedorf, Rui Costa, Kakà, Inzaghi e Shevchenko e tu parli di Gattuso come giocatore fondamentale? Ancelotti sapeva che senza Rino quel Milan non avrebbe trovato il punto d’equilibrio. Gattuso in mezzo al campo e l’indistruttibile Maldini alle sue spalle. Con quei due, poteva esibire tutta la sua argenteria.

DA GATTUSO AD ALLAN. Trasportando il concetto dal Milan dell’epoca al Napoli attuale, si può paragonare Allan a Gattuso e Koulibaly a Maldini. E’ passato più di un decennio, però nel calcio è sempre valido il concetto dell’equilibrio. Il Napoli è stato pensato negli anni (da Benitez in poi) come una squadra talentuosa e offensiva, ma se salta chi difende salta tutto. Ancelotti non ha mai avuto, in questa stagione, né il miglior Allan, né il miglior Koulibaly. O meglio, il senegalese sembrava in straordinaria ripresa dopo le prime due terribili esibizioni di Firenze e Torino, contro il Liverpool era stato perfetto insieme a Mario Rui. D’improvviso, un nuovo passo indietro contro il Cagliari. Quanto ad Allan, dopo la storia del Psg non è più tornato ai suoi strepitosi livelli e nell’organico del Napoli manca un altro mediano puro. Poteva essere un pensiero da tenere presente sul mercato. Quando quel Milan doveva rinunciare a Gattuso per infortunio o squalifica, Ancelotti schierava Ambrosini, che aveva altre caratteristiche, ma quanto ad equilibrio era un maestro. Oggi, se Allan non va, deve far giocare come mediano un trequartista o qualcosa di simile.

fonte:corrieredellosport