Azzerati gli ultrà della juve Estorsioni, minacce alla società e ad altri tifosi Così i gruppi organizzati controllavano la curva

17 settembre 2019 | 08:17
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Azzerati gli ultrà della juve Estorsioni, minacce alla società e ad altri tifosi Così i gruppi organizzati controllavano la curva

Operazione “Last Banner”: misure cautelari per 12 leader, altri 25 indagati, 39 perquisizioni in varie città italiane

Dietro gli «estremisti del tifo» si nascondono «vere e proprie aggregazioni criminali» nei confronti delle quali «deve essere bandita ogni forma di tolleranza» da parte delle società. Lo afferma il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp), Girolamo Lacquaniti, dopo il blitz che ha portato all’arresto dei capi ultrà della Juve. «Gli arresti sono il risultato di una brillante operazione della polizia, che ha potuto contare sulla denuncia fatta dalla società bianconera. Un aspetto che merita di essere sottolineato. Troppo spesso il rapporto tra certe frange del tifo e le società di calcio non è stato trasparente e corretto. Ci sono ancora troppi segnali inquietanti nel mondo del calcio, come la faida che si sta consumando all’interno della Curva Nord dell’Inter o l’omicidio del capo ultrà della Lazio Fabrizio Piscitelli, maturato in ambiti criminali». Per l’Anfp l’impianto normativo costruito in questi anni non deve arretrare «nelle misure a carico di certi professionisti del disordine e del malaffare. Anche la giustizia sportiva favorisca le forme di collaborazione tra le società e le forze dell’ordine».

Lo striscione apparso ieri, dopo che si era diffusa la notizia delle misure cautelari, in Corso Grosseto a Torino, poco lontano dall’Allianz Stadium Ansa
«O ci date i biglietti, oppure cantiamo cori razzisti». Ecco uno dei ricatti degli ultrà alla Juventus che «la società ha avuto il coraggio di denunciare» spiega la Procura di Torino. E’ nata così un’inchiesta, durata oltre un anno (225.000 le intercettazioni), che ieri ha tagliato il primo traguardo con l’arresto di 12 persone, capi e referenti dei gruppi del tifo organizzato della Curva Sud. Questi non potranno più esporre i propri striscioni allo Stadium. Associazione per delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata sono le accuse contestate dagli inquirenti, che hanno smascherato un sistema fatto di minacce e intimidazioni ai danni del club e degli altri tifosi attraverso una «capillare strategia criminale», sviluppata mediante un accordo tra gli ultrà per il «controllo militare della curva».

LA CAUSA. Alla fine del campionato 2017-18, la Juve aveva deciso di interrompere i privilegi concessi ai gruppi organizzati. Da qui la reazione, per riaffermare una nuova posizione “di forza”, fatta di estorsioni ai danni della società (biglietti gratis, richieste di agevolazioni nell’acquisto dei ticket, di materiale sportivo, di inviti alle feste del club) e dei gestori dei bar della curva per avere consumazioni gratuite. Ma anche di “pressioni” sui normali frequentatori della curva, a cui veniva impedito di occupare il posto regolarmente acquistato (sono state raccolte testimonianze di spintoni a genitori in presenza dei bambini) o di tifare. Anche se poi gli ultrà avevano provato a camuffare tali iniziative con contestazioni al club sul caro-abbonamenti o sul ritorno in bianconero di Bonucci.
«La parte offesa è la società Juve, ma lo sono anche tutti gli altri tifosi» rileva il procuratore vicario di Torino, Paolo Borgna. «Molte cose sono state ottenute con la violenza, costringendo la società ad andare incontro alle richieste, altrimenti ci sarebbero stati cori razzisti e striscioni, con conseguenti multe e squalifiche del campo – sottolinea il procuratore aggiunto, Patrizia Caputo – Il controllo della curva avveniva con metodo mafioso ma tale condotta non è sufficiente per contestare l’associazione di stampo mafioso con il 416 bis». Il questore, Giuseppe De Matteis, aggiunge: «Sicuramente questa non può essere l’unica situazione di contiguità tra malaffare e tifoserie sul territorio nazionale. La nostra attività può diventare un modello da replicare». E alza l’attenzione per Juve-Verona di sabato: «Era già delicata. Sono due tifoserie con ideologie differenti. Ora aumentano i rischi perché sono prevedibili reazioni».
PROVVEDIMENTI. L’indagine “Last Banner”, condotta dalla Questura di Torino e coordinata dal Gruppo Criminalità della Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, ha così portato all’emissione di 12 misure cautelari (6 in carcere, 4 arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora) nei confronti degli esponenti di spicco dei gruppi ultrà. Primo fra tutti, Geraldo “Dino” Mocciola, 56 anni, capo dei Drughi e leader indiscusso della Sud, già in carcere negli anni Novanta per l’omicidio di un carabiniere e ritenuto uno dei responsabili delle infiltrazioni della ’ndrangheta calabrese nella curva bianconera. Agli arresti anche il suo braccio destro, Salvatore Cava, e i “colonnelli”, Domenico Scarano, Sergio Genre e Luca Pavarino, colui che “lanciava” i cori in curva. In manette anche il capo dei “Tradizione-Antichi Valori”, Umberto Toia, dei “Viking”, Fabio Trinchero, dei “Nucleo1985”, Christian Fasoli, e di “Quelli di via Filadelfia”, Giuseppe Franzo. Stessa sorte per altre figure apicali dei vari gruppi: Massimo Toia e Corrado Vitale (Tradizione-Antichi Valori) e Roberto Drago (Viking). Sono stati denunciati, inoltre, per violenza privata aggravata in concorso altri 25 ultrà e sono state compiute 39 perquisizioni, 24 a Torino e 15 in altre città italiane, nel corso delle quali sono stati rinvenuti anche simboli e materiali nazi-fascisti.

BIGLIETTI. «Il tifo è un pretesto – illustra Caputo -: quanto fatto dai Drughi alla Juve poteva essere fatto a qualsiasi altra squadra che potesse garantire lo stesso giro di denaro». Ecco l’altro punto, i guadagni illeciti dalla rivendita a prezzo maggiorato dei biglietti ottenuti dalla società (circa 300), che li garantiva per «evitare ripercussioni e danni d’immagine». L’indagine ha svelato anche «un’attività imprenditoriale di bagarinaggio con 8 ricevitorie conniventi in tutta italia», attraverso le quali i Drughi erano in grado di recuperare centinaia di biglietti per ogni partita allo Stadium. «Verranno tutte chiuse» assicura Carlo Ambra, capo della Digos di Torino.

fonte:corrieredellosport