La prima data: 18 settembre 2013, sei anni esatti (giorno più, giorno meno). La palla sistemata dove il destro vuole e poi, et voilà, ecco lo scugnizzo, nella sua versione plastica e diabolica, che le mette all’incrocio mentre il povero Weidenfeller ci rimette un dente. La seconda: 22 novembre 2013. Contropiede, al Signal Iduna Park, stavolta d’interno sinistro, sul palo opposto, quasi ad avvicinare una qualificazione che poi Aubameyang farà sua nonostante i dodici punti del Napoli nel girone. Ancora: 3 ottobre 2018. In «estirada», sul cross di Callejon dalla destra, festeggiando così proprio allo scadere, mandando baci all’universo intero. Infine: 28 luglio 2019. Edimburgo in amichevole (ma statisticamente vale): gol a modo suo, la palla a giro; poi assist per Milik che è tornato tra i convocati). Ogni data sa di ricorrenza, per Lorenzo Insigne, che quando vede Klopp s’accende: quattro gol in sei anni, in sei partite, fanno una media niente male e aiutano un amabile «monello» a sorridere da solo, sentendosi a modo suo un piccolo diavolo. Perché Napoli-Liverpool sa di abitudine a cui non ci si può sottrarre, quasi fosse una sacra ricorrenza (calcistica)
Champions ,Napoli -Liverpool -le probabili formazioni
1 Vittoria su sei contro le inglesi Il Napoli ha vinto solo uno degli ultimi sei match europei contro squadre inglesi, L’unico successo risale alla seconda gara del girone di Champions 2018/19 (contro il Liverpool).
9 Gol di Insigne Il 35% dei gol del Napoli in Champions League (19 su 55) sono stati segnati dal duo Dries Mertens (10) – Lorenzo Insigne (9). La
scorsa stagione gli azzurri hanno battuto il Liverpool 1-0 al San Paolo: gol di Insigne al 90’.
Sarà l’esperto arbitro tedesco ad arbitrare l’incontro del San Paolo: dirigerà gli azzurri per la quarta volta in carriera. Brych: è l’arbitro che fece piangere Ronaldo!
Assistenti: Borsch-Lupp. IV Uomo: Petersen. VAR: Dankert-Fritz.
Sono tre i precedenti degli azzurri con l’arbitro tedesco:
Chelsea-Napoli 4-1: ottavi di finale Champions League 2011/12 (14 marzo 2012)
Napoli-Benfica 4-2: fase a gironi Champions League 2016/17 (28 settembre 2016)
Napoli-Manchester City 2-4: fase a gironi Champions League 2017/18 (1 novembre 2017)
Stasera il Napoli affronta il Liverpool di Klopp ci vorra’ la partita perfetta . Il Napoli va ancora registrato perché con la palla al piede ti fa innamorare come ai tempi di Sarri, ma senza palla subisce troppo. Ricordando che un anno fa solo una prodezza di Alisson su tiro da due passi di Milik consentì al Liverpool di qualificarsi agli ottavi eliminando proprio il Napoli, è la squadra di Ancelotti quella più attesa. E’ nuova nel suo asse centrale, Manolas-Elmas-Lozano, a cui si potrebbe aggiungere anche Llorente, tutta gente da Champions League
Quale squadra il tecnico del Napoli Ancelotti mettera’ in campo per battere il Liverpool? Ci pnssera’ di nuovo Lorenzinho
La prima data: 18 settembre 2013, sei anni esatti (giorno più, giorno meno). La palla sistemata dove il destro vuole e poi, et voilà, ecco lo scugnizzo, nella sua versione plastica e diabolica, che le mette all’incrocio mentre il povero Weidenfeller ci rimette un dente. La seconda: 22 novembre 2013. Contropiede, al Signal Iduna Park, stavolta d’interno sinistro, sul palo opposto, quasi ad avvicinare una qualificazione che poi Aubameyang farà sua nonostante i dodici punti del Napoli nel girone. Ancora: 3 ottobre 2018. In «estirada», sul cross di Callejon dalla destra, festeggiando così proprio allo scadere, mandando baci all’universo intero. Infine: 28 luglio 2019. Edimburgo in amichevole (ma statisticamente vale): gol a modo suo, la palla a giro; poi assist per Milik che è tornato tra i convocati). Ogni data sa di ricorrenza, per Lorenzo Insigne, che quando vede Klopp s’accende: quattro gol in sei anni, in sei partite, fanno una media niente male e aiutano un amabile «monello» a sorridere da solo, sentendosi a modo suo un piccolo diavolo. Perché Napoli-Liverpool sa di abitudine a cui non ci si può sottrarre, quasi fosse una sacra ricorrenza (calcistica)
Mica bisogna stupire, necessariamente, con un effetto speciale: però un anno fa accadde,
Per convenienza, conviene abolire i numeri (4-4-2), lasciare che la partita si sviluppi come indicheranno il Napoli e il Liverpool, poi si procederà alla evoluzione del sistema, che certezze ne ha: Meret tra i pali, Manolas in mezzo con Koulibaly, Callejon a destra (e chi lo muove) però con la licenza di fare tutto ciò che sa fare, anche la mezzala aggiunta per arricchire la densità con Allan e Fabian Ruiz, e poi Mertens avanti, con Insigne che gli dà uno sguardo dal fronte sinistro.
LA LINEA. Il resto è custodito gelosamente nel caveau – inaccessibile o quasi – in cui Carlo Ancelotti va a depositare i suoi pensieri: a destra c’è Maksimovic che rimane come un’opzione leggiadra, considerati i test della passata stagione, e a sinistra c’è Ghoulam in vantaggio su Mario Rui, anche se di poco. Poi c’è chi sospetta anche di «liberare» Koulibaly sulla corsia mancina, per tenere Manolas e Maksmovic centrali e Di Lorenzo a destra, e non sarà mai chiaro, non sino al fischio d’inizio, se si sia planati nel campo della fantasia tout court. Se ne sono andati undici mesi da quel Napoli-Liverpool, in cui, là dietro, tutto funzionò perfettamente: Ghoulam o Mario Rui è un ballottaggio e conviene fermarsi a questo, altrimenti saremmo alla rivoluzione.
CERCASI GOL. Con quel po’ di polvere pirica a disposizione, è lecito concedersi pause di riflessioni: ma avendo una diga fisica e anche mobile alle spalle, la tentazione forte di osare con Lozano alle spalle di Mertens è palpabile: c’è una giornata intera per accorgersi quanto il messicano abbia recuperato, fisicamente, dopo la scorpacciata del week-end (arrivo a Castel Volturno venerdì, sabato sera poi in campo) e quanto invece convenga rimescolarsi, per esempio puntare su Zielinski tra le linee, per non sbilanciarsi troppo. Ma le congetture della vigilia appartengono alle dinamiche di una supersfida, che si gioca anche sullo scivoloso linguaggio tattico di due allenatori a modo loro esagerati: perché sotto sotto, ma neanche poi così tanto, il loro desiderio è proprio quello di stupirsi (reciprocamente).
La strada è sempre quella, mica bisogna indirizzarli, e per arrivare lontano, può magar essere utile un aiutino che si nasconde nelle bacheche di casa, in genere una panca di legno, comunque uno spaccato della loro esistenza. «Io so un paio di cose: per esempio che esistono due categorie di allenatori, una è quella di chi non incide e l’altra è invece di chi fa danni».
Chissà se Ancelotti vada ad attingere alla argenteria di famiglia, per lasciarsi guidare dal luccichio della sue tre Champions; o magari, e chi può dirlo, finirà che sarà Jurgen Klopp a consentire che il bagliore di quel trofeo che ancor gli occupa i pensieri, l’aiuti a restare nella scia di un sogno. L’Avvocato (la maiuscola, please), sosteneva che l’allenatore avesse un peso del 20% nell’economia d’un grande club e quando Napoli-Liverpool sta per (ri)cominciare, quinta sfida degli ultimi tredici mesi – comprese due amichevoli – Ancelotti sa come sfilare via da quel clima di apparente tensione che avvolge gli altri, mica lui, e buttarla sul ridere. «E io, ovviamente, spero di appartenere alla cerchia di chi non fa guai».
Ancora tu. Martedì 17, per cominciare non è il massimo, ma questi sono dettagli assai marginali di una serata magica in cui, fosse possibile (e si potrebbe) sarebbe il caso di trasformare il San Paolo in Anfield – San Anfield? – per tacitare l’allarmismo scatenato dal Liverpool ma anche per vedere poi l’effetto che fa in quell’ora e mezza tutta da vivere: «Ai tifosi inglesi dico che questa è una città meravigliosa, bella e affascinante, per niente pericolosa. E ovviamente anche qua c’è qualche ignorante. E per quanto riguarda il clima nello stadio, sabato sera è stato positivo e spero che si possa ricreare qualcosa che somigli all’atmosfera fantastica di Liverpool».
ANDIAMO. La sorte, che un ruolo lo occupa e certo non va in panchina, ha scelto di buttarla immediatamente sul pesante e Ancelotti, che ha un suo stile nelle analisi e che rifugge da qualsiasi forma di risentimento verso la dea bendata o il destino, ha scelto l’unica via percorribile: «Noi siamo in condizione di passare il turno e vogliamo riuscirci, che poi si giochi prima o dopo con il Liverpool cambia poco: sono forti, lo sappiamo, sono i campioni d’Europa in carica, e pure questo è noto. Ce la giochiamo, è una partita eccitante, e faremo in modo che il risultato sia quello dell’anno scorso, ma quello dell’andata. E con il nostro pubblico si può».
Della serie: You’ll never walk alone, ladies and gentlmen, ecco Napoli-Liverpool, in uno stadio in cui bisognerà essere se stessi, senza scomodarsi in invenzioni estemporanee, perché Ancelotti ci tiene alla propria identità: «Non vogliamo snaturare la nostra fisionomia, anche se sappiamo che l’aspetto difensivo in queste partite è molto importante. Ma poi a fare la differenza sempre la qualità in attacco. E vogliamo dimostrare di averne tanta, anche se loro partono come favoriti, lo dice la storia dell’ultima Champions». Ma chi ne ha tre nel proprio salotto (e nel curriculum vitae) potrebbe saperne di più?
fonte:corrierdllosport