La notte nera del Napoli
12 Anni fa l’ultimo blitz Il Cagliari non vinceva al San Paolo dal 26 agosto del 2007: i rossoblù di Giampaolo superarono il Napoli di Reja per 2-0, con gol di Matri e Foggia su rigore. Poi, 7 vittorie del Napoli e tre pareggi.
Napoli -Cagliari quinta vittoria dei Sardi al San Paolo
La notte è fatta per sognare, a occhi aperti, standosene immersi in se stessi, in quel miracolo che il Cagliari racconterà a se stesso, poggiandolo nella memoria e gustandoselo fin quando potrà: 1-0 al San Paolo, a dieci anni dall’ultima volta in uno stadio che, improvvisamente, diviene “stregato” per il Napoli, incapace di rassegnarsi dinnanzi a quell’incubo nel quale piomba e che lo lascia già a sei punti dall’Inter, a quattro dalla Juventus, a distanze che sembrano enormi, quasi siderali, quando si è appena all’alba della stagione. Lucas Castro, trent’anni, argentino di La Plata, è un diavolo che ondeggia dinnanzi al sopracciglio sconsolato di Ancelotti, stravolto dalla dinamica d’una partita perfida, divenuta per lui avvelenata da un colpo di testa che cancella il 67% di possesso palla, da trenta (30) tiri in porta, da due pali «sporchi» e però anche da 45 minuti bruciati nella noia. Al Cagliari basta poco, un guizzo di Nandez, la complicità di una difesa statica e una capacità di soffrire che dà un senso ad un’“impresa” costruita umilmente, riconoscendo l’immensità del Napoli e fronteggiandolo con le proprie risorse.
ANDAMENTO LENTO. Il Cagliari può spassarsela, e ci mancherebbe, e il Napoli, riguardandosi, s’accorge d’aver dilapidato un tempo intero nel quale resta impigliato nelle contromisure di Maran, che s’inventa una difesa cangiante, capace di arricchirsi con il sacrificio di Nandez il quinto a sostegno che va ad occupare la corsia di sinistra, quella più frequentata da Ancelotti. Ma il ritmo è blando (ed è un eufemismo) e il pressing del Cagliari, neanche indiavolato,è sufficiente per fronteggiare un palleggio monocorde che né Zielinski, né Allan, né gli esterni riescono ad animare: le linee sono occupate, rigorosamente, Rog fa il matto (e lo fa bene), e Oliva se ne sta ad osservare lo sviluppo lento d’un calcio che implode e che viene esibito soltanto in avvio (14′: salvifico Pisacane su Lozano) e nel finale (41′) sulla verticale Mertens-Insigne, sbarrata dall’uscita di Olsen. Il Napoli pare paralizzato da se stesso, fatica a spostare il pallone e gli avversari, vive in uno stato di pigrizia che il Cagliari scuote appena in apertura (1′ Simeone che non coglie l’attimo) e mai più: certo, è un monologo ma pallido e Ancelotti sa che serve altro e che non può bastare Koulibaly, costretto a irrompere nella sfida per il trauma contusivo a Maksimovic
LA SCOSSA. Serve, per esempio, variare, provarci da destra, tirando nel match Callejon, e poi andando a pressare alto, per togliere tranquillità al Cagliari. Però è ancora poco, né sono sufficienti le irruzioni di Manolas (fuori di niente) e Koulibaly (miracolo di Olsen) o l‘avvento di Mertens nella nottata, che per equità scheggia prima il palo destro e poi quello sinistro in tre minuti che riassumono anche la scelta del destino da forzare, per esempio con Llorente. Il Cagliari viene soffocato nella propria trequarti, lo salva Pisacane (guarda un po’ su colpo di testa di Llorente), arranca, barcolla, si ricostruisce (Castro per Rog, poi Cerri per tenere palla su, se possibile, per Simeone), è stravolto da Ancelotti che osa anche Milik (fuori Insigne) ed ha torri alle quali aggrapparsi o magari lanciarla dentro, nel mischione che invece diviene disperazione. Perché il calcio è diabolico e l’unica, quella letale, sull’asse Nandez-Castro che manda il Napoli in crisi isterica con l’espulsione di Koulibaly. Il calcio, talvolta è imperfetto.
fonte:corrieredellosport