L’amore di Joseph Rebell per la Campania a Sorrento
Sorrento . Il 14 settembre, grazie all’ospitalità dell’Hotel Continental, la dott.ssa Sabine Grabner curatrice del Museo Belvedere di Vienna, dove si possono osservare da vicino il leggendario “bacio” di Gu-stav Klimt e i capolavori di Egon Schiele e Oskar Kokoschka, ha parlato di Joseph Rebell, pittore che tanto ha amato la nostra Regione. Dal 1799 Joseph Rebell frequentò i corsi di architettura, presso l’Accademia di belle arti di Vienna. Nel 1807 fu iniziato alla pittura di paesaggio da Michael Wutky che aveva avuto contatti con i paesaggisti italiani e che a Napoli era riuscito a dipingere una eruzione del Vesuvio. Joseph Rebell nel 1809 intraprese un viaggio in Svizzera, poi proseguì per Milano, dove ottenne protezione dal viceré Eugenio di Beauharnais, che nel 1810 gli commissionò quattro Vedute di battaglie. Si recò quindi a Napoli nel 1812 e, grazie a una presentazione di Beauharnais, ottenne dalla regina Carolina Bonaparte la commissione per una serie di tredici Vedute di Napoli e dintorni. Dipinse altri paesaggi, su richiesta di personalità dell’aristocrazia. Le sue vedute napoletane, accompagnate da quinte naturali di rocce nude, o di boschi, o di antichi fabbricati, avevano trasparenze luminose e suggestionarono la pittura protoromantica della Scuola di Posillipo cioè di un gruppo di artisti dediti esclusivamente alla pittura di paesaggio, riuniti a Napoli, nel secondo decennio dell’Ottocento, prima intorno ad Anton Sminck van Pitloo e poi intorno a Giacinto Gigante. La nascita di questo gruppo venne sancita da una celebre definizione di Pasquale Villari, che nel 1867 scrisse: «La bellezza del clima, i paesaggi stupendi che circondano Napoli, e i molti forestieri che ne chiedono sempre qualche ricordo disegnato e dipinto, avevano fatto sorgere un certo numero di artisti i quali, come per disprezzo, erano dagli accademici chiamati della Scuola di Posillipo, dal luogo dove abitavano per essere più vicini ai forestieri. Essi non facevano che in origine di copiare vedute, ma gli inglesi hanno generalmente molto gusto per questi lavori, li giudicano e li pagano bene. Fu perciò necessario migliorare, e la Scuola di Posillipo fece infatti progresso, e crebbe di numero» . Nel 1815, dopo la fucilazione di Gioacchino Murat, Rebell trovò un rifugio a Roma, dove si fermò fino al 1824. Continuava a dipingere vedute di Napoli, delle isole del golfo e delle coste partenopee, che erano richieste dal mercato. Nel 1819 presentò una serie di paesaggi italiani, a una mostra a palazzo Caffarelli, che furono apprezzati dall’imperatore Francesco II d’Asburgo-Lorena. Grazie ai buoni rapporti con l’imperatore, dal 1824 Joseph Rebell ebbe la nomina a direttore del Kunsthistorisches Museum di Vienna. La dott.ssa Grabner sta curando una mostra su Joseph Re-bell e a Sorrento ne parlerà in anteprima. Nello straordinario miscuglio culturale del ‘700 esplodono le emozioni suscitate nell’animo dell’artista da spettacoli naturali particolarmente suggestivi, che generano ammirazione e timore, misti a un senso d’impotenza. Credo che si possa parlare di un’«estetica del sublime» che permeò anche il Romanticismo e la pittura. I pittori, infatti, hanno spesso cercato di rendere quei sentimenti provati dall’uomo di fronte alle manifestazioni della natura. L’eruzione del Vesuvio, dimostrazione di forze terribili e incontrollabili, è uno spettacolo unico che tanti pittori hanno reso protagonista. I fiumi di lava, la cenere e i lapilli che invadono l’ambiente circostante, la maestosità dell’evento rendono la sproporzione tra la natura e lo spettatore e rende con efficacia la distanza incolmabile che li separa. Non bisogna dimenticare che nella seconda metà del Settecento erano attivi gli scavi che stavano riportando alla luce i resti di Ercolano e Pompei, sepolte dalla lava nel 79 d.C. e sicuramente Rebell ed altri famosi pittori non avevano dimenticato che proprio negli anni Settanta del secolo precedente il Vesuvio era stato interessato da una fase di intensa attività.
Aniello Clemente