Massa Lubrense / Napoli . Per Giuseppe Dorice il bambino ucciso a botte dal padre, indagate due maestre di Crispano

23 settembre 2019 | 09:51
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Massa Lubrense / Napoli . Per Giuseppe Dorice il bambino ucciso a botte dal padre, indagate due maestre di Crispano

Massa Lubrense / Napoli . Per Giuseppe Dorice il bambino ucciso a botte dal padre, indagate due maestre di Crispano . Dovranno difendersi dall’accusa di omessa denuncia, nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta sulla morte del piccolo Giuseppe Dorice. Due maestre e la dirigente scolastica – recentemente sospese dal Ministero – dovranno rispondere anche in sede penale, nell’ambito di un filone investigativo nato dal brutale assassinio del bambino iscritto alla scuola elementare Quasimodo di Crispano. Aveva sette anni, il piccolo Giuseppe,  originario di Massa Lubrense sulla Costa di Sorrento , quando a gennaio di quest’anno è stato massacrato di botte dal convivente della madre. Nei prossimi giorni – a partire da lunedì trenta settembre – avrà inizio il processo a carico di Toni Essobti Badre, venditore ambulante tunisino, e della convivente (madre della vittima) Valentina Casa. Ed è dagli atti di questo processo che emergono retroscena e strategie investigative della Procura di Napoli nord, che ha deciso di stralciare la posizione di docenti e dirigente scolastica rispetto all’inchiesta madre destinata ad essere affrontata in Corte di Assise. In sintesi, non avrebbero denunciato le condizioni in cui si presentava in classe il piccolo ucciso dal convivente della madre. Agli atti di questo procedimento viene anche segnalata una lettera con cui lo scorso 18 gennaio – nove giorni prima dell’omicidio del piccolo – alcune maestre (che non risultano indagate, ndr) segnalavano alla dirigente lo stato di salute della piccola Noemi, sorella di Giuseppe, miracolosamente scampata alla cieca violenza dell’ambulante tunisino.

SOS INASCOLTATO

Parole gravissime, quelle usate dalle educatrici, che – se considerate per tempo – avrebbero scongiurato il supplizio toccato a Giuseppe. Ma leggiamo il testo del 18 gennaio scorso: «Le docenti di scuola primaria, classe seconda, sezione D, comunicano alla signoria vostra che l’alunna Dorice Noemi si è presentata più di una volta in classe con evidenti tumefazioni al volto. La stessa alunna afferma che tali incidenti, con conseguenti escoriazioni e tumefazioni, sono avvenuti a casa. Le stesse, preoccupate per i ripetuti episodi non giustificati dalla famiglia, chiedono chiarezza al riguardo». Seguono le firme delle maestre, ma anche due righe finali, probabilmente scritte dalla dirigente, che decise di fissare una riunione sul caso segnalato il 27 gennaio successivo, vale a dire un giorno dopo l’assassinio del fratellino di Noemi: «Incontrare le docenti il lunedì 27 gennaio e stabilire convocazione incontro con la mamma», scriveva la dirigente. Ed è in questo scenario che il Miur ha deciso lo scorso agosto di sospendere la dirigente Rosa Esca e le due maestre di Giuseppe, sempre nel tentativo di verificare l’accusa di omessa denuncia. Ma da cosa nascono ipotesi tanto gravi nei confronti di due maestre e della stessa dirigente? In questo caso risultano decisive le intercettazioni telefoniche emerse da una indagine condotta dal pm Antonio Vergara, grazie alla quale si riesce a captare le conversazioni di una delle due docenti a poche ore dall’omicidio del piccolo Giuseppe. Parlano Francesca e Emanuela, ma anche Emanuela e altri interlocutori, sempre a proposito di possibili maltrattamenti subiti dal bambino di sette anni. Una vicenda che ora attende la versione delle tre maestre, che avranno modo di replicare ad accuse tanto gravi, nel tentativo di dimostrare la correttezza della propria condotta. Ma come è stato possibile intercettare i dialoghi tra maestre poche ore dopo il delitto di Giuseppe? Tutto nasce da un’indagine condotta dalla Procura di Napoli nord (pm Vergara) su ipotesi di turbativa d’asta, incendio, peculato e corruzione a carico di un soggetto legato all’Asl locale, in relazione a lavori nell’ospedale Moscati di Aversa. Il target numero uno di questa indagine intratteneva rapporti con Emanuela (che non è indagata in questa vicenda), intercettata proprio mentre si confida sulla storia accaduta a uno dei suoi alunni. Fatto sta che, da presunte gare truccate all’omessa denuncia, ora si attendono le risposte dei giudici.

fonte: “il mattino”