Una partita è finita e un’altra è già pronta dietro l’angolo: il turn-over è una necessità, ma va sfruttato con cautela, perché il Napoli ha già dato. Otto cambi a Lecce, otto anche con il Cagliari e cinque (invece) in questo mezzogiorno e mezzo infuocato, in una domenica che s’annuncia climaticamente estiva e che richiede sforzo suppletivo, visto l’orario di inizio: però i dubbi abbondano, in qualsiasi zona del campo, e gli interrogativi si sprecano tra difesa, centrocampo e attacco, mescolati in una rifinitura utilizzata per lasciare motivazioni in chiunque. Luperto o Maksimovic, per dirne uno? Ma anche Younes o Mertens per dirne un altro? E Milik o Llorente per arricchire di pathos la vigilia. Però una traccia di formazione c’è (Meret tra i pali, Di Lorenzo a destra e Ghoulam a sinistra, Manolas in mezzo; Callejon esterno al posto suo, quello di sempre, ed Elmas e Fabian Ruiz in mezzo al campo, con Lozano largo sulla fascia che gli sta più a cuore). Però sarà bello svegliarsi tutti assieme a Castel Volturno, come consuetudine quando si gioca alle 12.30 e anche alle 15, sedersi, prendersi un caffè e chiedersi: gioco o non gioco?
Però stavolta Ancelotti gli ha cucito l’abito addosso, su misura, e nelle rotazioni c’è entrato Lorenzo Insigne, un altro che preferisce giochicchiare secondo antiche conoscenze instillategli da Zeman: si decolla da sinistra, ci si appggia in mezzo, si cerca l’angolo lontano, con la palla a giro. Ma guarda un po’, piace pure al chucky: non ce ne eravamo ancora accorti, ma stiamo entrando in un enorme, fantasioso derby.