Sarno, una gang di ragazzini dietro l’incendio che ha distrutto il monte Saretto
Si tratterebbe di una banda di ragazzini dietro l’incendio che ha distrutto il monte Saretto. A quanto pare, uno scherzo sfuggito al controllo.
E’ crollato il più giovane della gang, davanti alle domande incalzanti degli inquirenti, sostenuto dagli assistenti sociali. Ora è indagato insieme a un 17enne per incendio doloso; resta da chiarire la posizione ed il ruolo di altri tre ragazzi maggiorenni.
Ad inchiodarli le telecamere di videosorveglianza e due testimoni chiave. Nelle loro abitazioni sono stati ritrovati abiti segnati dal fumo e dalle fiamme.
Giovani appartenenti a famiglie molto conosciute in città, alcuni dei quali con alle spalle delle storie piuttosto complesse. È un quadro devastante quello che va disegnandosi in queste ore. La conta dei danni da una parte e le indagini che stanno restituendo una verità che lascia sgomenti dall’altra. La Procura di Nocera Inferiore ha aperto un fascicolo di inchiesta, l’indagine è coordinata dal sostituto procuratore Annachiara Fasano, sul campo i carabinieri della locale stazione, i militari del reparto territoriale di Nocera Inferiore, i carabinieri forestali ed i vigili del fuoco.
Sono partite subito le investigazioni; già nelle ore in cui si procedeva con le operazioni di spegnimento i militari dell’Arma acquisivano le immagini del sistema di videosorveglianza con alcuni fotogrammi registrati prima che il fuoco distruggesse gli occhi meccanici. Sono sequenze attraverso le quali si è già ricostruito l’intero schema degli spostamenti dei cinque giovani nell’area immediatamente adiacente alla casa comunale. Proprio alle spalle di Palazzo San Francesco si è innescato il rogo, poi, drammaticamente alimentato dal vento. Nella mattinata di ieri sono scattate le perquisizioni in diverse abitazioni del centro cittadino che hanno portato al ritrovamento di indumenti rovinati da bruciature. In un appartamento è stata rinvenuta anche una tanica con residui di benzina. Sotto torchio da ieri mattina i cinque, la verità è venuta fuori dopo ore di interrogatorio e versioni discordanti. Si sono rivelati indispensabili, ai fini della identificazione, i due testimoni: uno che ha sorpreso i giovani sul posto prima che si dessero alla fuga, l’altro che sarebbe venuto a conoscenza dei fatti e di alcuni dettagli tramite il racconto di uno degli autori.
Gli indagati sono ragazzi già da tempo seguiti e attenzionati dai servizi sociali e dalle forze dell’ordine poiché responsabili di episodi di bullismo verso alcuni coetanei ed atti vandalici. Gli inquirenti hanno acquisito anche i dati dei telefoni cellulari utilizzati. Pare ci sia stato un fitto scambio di messaggi dopo l’incendio: intercettate conversazioni whatsapp nelle quali i giovani commentavano e si scambiavano foto delle operazioni di soccorso. Ed è giallo sul ritrovamento di grossi chiodi a quattro punte lungo alcuni sentieri percorsi dai soccorritori.
Fonte: Il Mattino