2 Reti a Madrid Matuidi ha realizzato due reti in Champions League con la maglia della Juventus: in entrambe le occasioni, la squadra bianconera giocava a Madrid, prima contro il Real, ieri sera con l’Atletico
1Vittoria su sei La Juventus ha vinto una sola delle ultime sei partite di Champions League (il dettaglio: 3 pareggi e 2 sconfitte). In questo parziale per ben quattro volte ha subito due gol.
Debutto in agrodolce per la squadra bianconera, capace di reggere l’iniziale assalto dei Colchoneros, di dominare la partita fino a 20 minuti dal fischio finale
Domina in casa Atletico, va avanti di due gol con Cuadrado e Matuidi, poi subisce il ritorno di Simeone (a segno Savic e Herrera): il 4-3-3 della Juve funziona meglio, buon pari
Non sarà ancora la Juve di Sarri e nemmeno la Juve di Ronaldo ma intanto è una Juve che ha già fatto meglio di Allegri, che il 20 febbraio scorso perse di brutto al Wanda dando la sensazione di essere fuori dai giochi prima di capovolgere quel 2-0 allo Stadium, il 12 marzo, proprio con una clamorosa tripletta di CR7. Era una squadra che stava volando verso il quinto scudetto consecutivo e che aveva giocato due finali di Champions: una super Juve, collaudata, modificata e organizzata nel corso degli anni; Sarri invece è appena arrivato e la metà del suo tempo bianconero lo ha passato a letto con la polmonite. Se la premessa è il pareggio di Madrid ci sarà da divertirsi, perché ancora non si vede del tutto la mano del tecnico toscano, che ieri sera ha saputo correggersi anche dal punto di vista tattico facendo la scelta giusta: Cuadrado e non Bernardeschi sulla destra in una linea a quattro, praticamente a specchio con quella dei rivali.
Il colombiano non è stato solo l’uomo che ha acceso l’illusione bianconera con un gol straordinario ma anche l’elastico con cui la Juve ripartiva quando recuperava la palla nelle zone più basse: una grande intuizione, quella di Sarri, che al Wanda ha schierato una squadra con dieci giocatori di nazionalità divers
a (due brasiliani: Danilo e Alex Sandro; e un solo italiano: Bonucci). La sofferenza di un tempo quasi sempre in difesa, l’Atletico più pronto della Juve nel palleggio ossessivo e poi quel gol in avvio di ripresa confezionato con un assist di Higuain e un sinistro di Cuadrado all’incrocio dei pali, poi raddoppiato dal colpo di testa di Matuidi.
Sul 2-0 si è avuta la sensazione che la Juve (non più travestita da Bari bensì da Empoli) potesse conquistare un successo davvero importante, soprattutto dal punto di vista dell’autostima dopo il deludente pareggio di Firenze, invece l’Atletico ha riscovato all’improvviso le qualità con cui Simeone, nel corso degli anni, lo ha costruito: cuore, rabbia, coraggio. Sfruttando due calci piazzati gli spagnoli hanno recuperato prima con Savic e poi con Herrera, proprio nel finale: un campanello di allarme per Sarri, perché la Juve aveva subìto anche contro il Napoli due gol su palle inattive. Può accadere a settembre, non potrà accadere a Natale o in primavera, alla resa dei conti.
L’avventura dell’Atalanta in Champions è iniziata male: poker della Dinamo a Zagabria, Gasperini schiantato al debutto. Vedremo alla prossima se è stata l’emozione di una notte storica o se questo palcoscenico è ancora troppo grande per la sua squadra.
Alla Juventus non è bastato un grande secondo tempo per violare il campo dell’Atletico Madrid e per lanciare all’esordio europeo in panchina di Sarri un messaggio forte alla Champions. Il tecnico campano alla vigilia aveva chiesto alla squadra di divertirsi e giocare spensierata e i suoi lo hanno ascoltato soprattutto in una ripresa nella quale sono andati avanti con merito di due reti. Dopo il sabato horror di Firenze, i bianconeri hanno fatto vedere quello che il loro allenatore chiede ovvero manovra corale di discreto livello, attacco degli spazi con più uomini e ripartenze ficcanti grazie a un Cuadrado super, ai movimenti di Ronaldo e agli inserimenti dei centrocampisti. Peccato che la Juve in questo momento abbia anche qualche problema a difendersi e, con due reti incassate sugli sviluppi di calci piazzati (altrettante le aveva subite nel successo per 4-3 contro il Napoli), abbia permesso a un Atletico che sembrava alle corde di evitare proprio al 90’ il ko casalingo.
POCHE EMOZIONI. Che la partita del Wanda non sarebbe stata una passeggiata la Juventus meno italiana della sua storia in Champions (solo Bonucci tra i titolari) lo ha capito in un primo round che aveva iniziato benino sotto il profilo dell’approccio, ma che nel complesso è stato di marca Atletico. Simeone ha trovato il modo giusto per attaccare sfruttando i cambi di campo e l’ampiezza degli esterni: Trippier e Lodi avanzavano e, con Koke e Lemar rapidi ad accentrarsi, i due terzini avevano quasi sempre lo spazio per il cross nonostante Sarri avesse scelto di disporsi con il 4-4-2 per piazzare Cuadrado e Matuidi in supporto sulle corsie. L’Atletico, che vinceva moltissimi duelli e sembrava più presente nel match, ha prodotto parecchi traversoni, ma la difesa juventina, con Bonucci e De Ligt sempre al posto giusto, non ha corso grandi pericoli. Il popolo colchoneros così si è scaldato per il coast to coast di Joao Felix che ha trovato pronto Szczesny e ha “beccato” il nemico CR7 che nei 45’ iniziali è stato l’unico tra i suoi a impensierire Oblak. Colpa di un Higuain che non sembrava in serata, di una circolazione non sempre rapida del pallone, ma soprattutto di una squadra ancora portata ad abbassarsi parecchio per difendere e dunque in difficoltà a contrattaccare.
DOPPIO VANTAGGIO JUVE. Dagli spogliatoi è uscita una Juve diversa che nei primi 10’ ha palleggiato meglio, è ripartita con più convinzione e ha sfruttato l’attitudine degli spagnoli, più tecnici rispetto al passato, a giocare più alti. Al primo affondo i bianconeri hanno fatto male grazie i due che più avevano faticato nella prima frazione (assist di Higuain e gran gol di Cuadrado) e la partita è cambiata perché gli uomini di Sarri hanno preso fiducia, mentre Simeone è stato costretto a cambiare lo spartito tattico con Correa al posto di Lemar. Un mossa che non ha avuto impatto sulla sfida perché gli ospiti finalmente avevano scacciato paure e incertezze: attaccavano con i terzini e con le mezzali e per l’Atletico è calata la notte quando Matuidi ha firmato il 2-0.
RIMONTA ATLETICO. La Juventus pareva in controllo, forse mai così sicura nella gestione Sarri, ma si è distratta e, incassato il 2-1 sugli sviluppi di una punizione dalla trequarti, ha vissuto un finale in apnea nel quale i colchoneros, con Saul terzino sinistro più Correa e Vitolo esterni di centrocampo, hanno arrembato. I bianconeri hanno smesso di ripartire e si sono solo difesi. Così, ancora su calcio piazzato (stavolta su calcio d’angolo), hanno subito il 2-2 di Herrera. Una vera beffa acuita dal diagonale di Ronaldo che in pieno recupero non ha trovato il 3-2 per questione di centimetri. CR7 ha vinto duello con il connazionale Joao Felix, ma non è stato abbastanza per tornare a Torino con i tre punti.
La Moviola
Bonucci, braccio naturale: ci sta non dare rigore
Makkelie colpito da una pallonata di Khedira ansa
Molto bravo l’olandese Makkelie, che sta raccogliendo l’eredità di Kuipers: in Olanda hanno sperimentato il VAR per primi (subito dopo siamo arrivati noi e i portoghesi), la cosa però non gli ha impedito di crescere arbitri all’altezza. Concreto, impassibile davanti alla pressione (sotto tutti i punti di vista) dell’Atletico, è bravo sia nella distribuzione dei cartellini (anche se ne meritava uno pure Lodi per la sceneggiata da Hollywood con Cuadrado e uno Pjanic per un paio di interventi oltre il limite), sia nella valutazione del tocco di mano di Bonucci.
no rigore
Concentriamoci qui, perché i
Colchoneros hanno protestato a lungo: De Ligt rinvia un pallone che finisce sul braccio destro di Bonucci. Dimenticate distanza, imprevedibilità: parametri (speriamo sia ancora così) che non contano più. E allora, rigore? Neanche, perché la posizione del braccio di Bonucci è naturale (e così è apparsa subito sia a Makkelie, sia il VAR Kamphuis), si muove solo perché spostato dal pallone calciato da De Ligt. In precedenza, due “svenimenti” in area bianconera: sempre Koke (premio Oscar?), prima con Matuidi, poi con De Ligt.
Szczesny 6,5
Danilo 6
Forse non si fida ancora di se stesso e un paio di volte preferisce cercare il calcio d’angolo per evitare eventuali problemi. La presenza di Lemar è sempre preoccupante. Attacca raramente
Bonucci 7
Sceglie sempre il tempo giusto per avere la meglio sui cross a getto continuo dell’Atletico. E’ lui a far partire il contropiede del vantaggio con uno stupendo lancio di esterno destro.
De Ligt 6
Stavolta è abbastanza attento.
Alex Sandro 6
L’organizzazione difensiva di Sarri prevede i quattro dietro sempre molto stretti, così Trippier si fa trovare libero e il terzino bianconero perde un tempo di giocata per andare a contrastarlo. Da applausi il cross-assist per il 2-0, meno l’errore sull’assist di Gimenez.
Cuadrado 7,5
Alcuni palloni messi bene (come quello per il colpo di testa di Ronaldo), altri sbagliati. Questo nel primo tempo. Nel secondo si scatena, segna un gol fantastico e partecipa al raddoppio.
Khedira 6
Come i suoi compagni di reparto Pjanic e Matuidi, è alla quarta gara consecutiva e sul piano del ritmo comincia a pagare qualcosa.
Bentancur (24’ st) 5,5
Nemmeno 10 secondi e perde Savic sul gol del 2-1.
Pjanic 6
Rispetto a Firenze è un po’ più presente nella manovra.
Ramsey (42’ st) sv
Giusto il tempo di fare l’esordio.
Matuidi 7
Parte con un’ammonizione dopo un quarto d’ora. Si batte come sempre e accompagna ogni azione d’attacco. E’ un lavoro che trova un gran premio con la rete del 2-0. Non riesce però a bloccare Herrera sul 2-2.
Per tutto il primo tempo è il Pipita di Firenze: lontano dalla partita. Però, nell’azione dell’1-0 è decisivo il suo assist per Cuadrado. E poi va vicino al gol.
Dybala (35’ st) 6
Dieci minuti fatti bene.
Cristiano Ronaldo 6,5
Si fa sentire dalla squadra, la scuote a brutto muso. Due tentativi nel primo tempo. Da fenomeno l’ultimo guizzo: a un passo dal 3-2.
Sarri (all.) 7
Secondo tempo da Juve vera, altro che quella di Firenze.
fonte:corrieredellosport