Stromboli si parla di frane. Dopo i crolli a Meta si parla anche del Marsili il vulcano sommerso, troppe psicosi

2 settembre 2019 | 11:08
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Stromboli si parla di frane. Dopo i crolli a Meta si parla anche del Marsili il vulcano sommerso, troppe psicosi

Stromboli si parla di frane. Dopo i crolli a Meta si parla anche del Marsili il vulcano sommerso, troppe psicosi . Mentre ancora si lanciano strali sui giornali, chi per farsi leggere, chi per superficialità, di rischi attuali che non ci sono, molti, dopo le anteprime di Positanonews sui due crolli nella rada di Meta, a Punta Scutolo a Vico Equense, e dopo il Purgatorio a Piano di Sorrento, in contemporanea con i crolli a Monte di Procida, temono qualche sommovimento che riguarda il Marsili, il vulcano sottomarino più grande d’Europa, che si trova proprio fra la Campania e la Sicilia, vicino al Cilento e la Penisola sorrentina insomma. Bisognerebbe fare studi scientifici e non far parlare i media su basi e ipotesi, in questo molte colpe le hanno i politici.  Non è possibile che un fenomeno del genere venga liquidato con un semplice divideto di fare fuochi pesanti ( che poi che significa lo sa solo Dio, o si vietano o non si vietano, ndr ). Ancora oggi nessuno ha spiegato scientificamente cosa sia successo sui costoni a Piano, Vico e Monte di Procida crollati quasi in contemporanea nell’arco di 24 ore. Certo non spetta ai giornalisti , ma agli studiosi che dovrebbero essere compulsati dai politici totalmente assenti in queste circostanze serie.

COSA SUCCEDE A STROMBOLI?

«Iddu» , come lo chiamano sulle isole Eolie, è sotto osservazione,  e  non emerge nulla dalle riunioni tra Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Protezione Civile quindi  ci sarà un ritorno alla normalità, come abbiamo riportato in esclusiva con un servizio su  una nostra concittadina che sta vivendo la situazione in prima persona. Nel tratto di mare della Sciara del fuoco, invece, le imbarcazioni devono  tenersi a una distanza di due miglia, il doppio della precedente distanza di sicurezza. Per ora in tanti hanno lasciato l’isola dopo l’attivazione dell’allerta arancione, una soglia che precede quella rossa che implica l’evacuazione, pochi quelli sbarcati, confortati dalla presenza massiccia di volontari che si stanno impegnando sia nella gestione e prevenzione dei rischi che nella diffusione delle informazioni. Eppure in queste ore sui social non mancano teorie strambe su possibili eruzioni contemporanee nel Mediterraneo, cataclismi imminenti che la scienza vorrebbe nascondere alla popolazione, collegamenti tra Etna, Stromboli e perfino con Vesuvio e Campi Flegrei. Basterebbe buonsenso e pazienza nel voler capire cosa accade nei punti caldi del nostro Paese per riuscire non solo a temere in misura minore gli eventi naturali ma anche a rispettare di più il nostro territorio.

EVENTI IMPORTANTI

Le ultime eruzioni parossistiche dello Stromboli hanno permesso poi ai ricercatori dell’Ingv di ampliare una visione sul vulcano che si ipotizzava fosse impetuoso solo occasionalmente. Per capirne di più, occorrerà aspettare alcune settimane affinché si possano analizzare i dati raccolti. Su tutto vale il consiglio ai turisti di Eugenio Provitera, direttore dell’Osservatorio Etneo che monitora anche le Eolie, ossia che «le esplosioni parossistiche non sono prevedibili» e quindi occorre cautela nelle escursioni e occorre seguire tutti i divieti emessi dalla Protezione civile, ma anche di «godere dell’isola che è bellissima» e in eruzione offre superbi e indimenticabili scorci.

IL DISTRETTO EOLIANO

Il Distretto Vulcanico Eoliano è composto da sette isole principali ossia Alicudi, Filicudi, Salina, Lipari, Vulcano, Panarea e Stromboli, e numerose montagne sottomarine Glauco, Sisifo, Prometeo, Enarete, Eolo, Lametini, Alcione, Glabro, Palinuro, Magnaghi e Marsili. Esso si estende per circa 200 chilometri nel Tirreno meridionale, in un’area di notevole importanza nel quadro dell’evoluzione geodinamica del Mediterraneo, poiché ubicato lungo il limite tra la placca euro-asiatica e quella africana. Le isole ancora attive sono solo Stromboli, Lipari, Panarea e Vulcano, mentre le montagne sottomarine più vitali sono Marsili e Palinuro. Questi nostrani hotspot, punti caldi, sono innescati dal processo di subduzione della Placca Oceanica Ionica sotto l’Arco Calabro-Peloritano, con una complessa distribuzione di eventi compressivi e distensivi per deformazione indotta dal magma o dalle manifestazioni fumaroliche degli apparati vulcanici. In parole povere, la crosta si muove come una fisarmonica in ere geologiche, dando luogo a eruzioni e terremoti lungo questi margini.

ETNA È SEPARATO

Del Distretto Vulcanico Eoliano non rientra l’Etna, pur mantenendo una connessione con la placca euro-asiatica e quella africana le camere magmatiche sono distinte e separate e danno luogo a lave chimicamente e petrologicamente differenti. La contemporaneità delle attività eruttive e la vicinanza tra i due vulcani può ingannare e dare adito a deduzioni che però sono errate, quello che è certo è che in comune hanno il settore tettonico, ma non il magma in risalita. Viene da sé che Vesuvio e Campi Flegrei sono scissi sia con i vulcani siciliani, che tra loro.

SCENARI FUTURI

Che l’Etna sia il Vulcano europeo più attivo è un dato di fatto e proseguirà la sua attività eruttiva, così come lo Stromboli che non sta dando segnali di volersi fermare. Dopo l’eruzione parossistica di mercoledì con un flusso piroclastico sceso lungo la sciara e poi a mare, l’attività è tornata a essere stromboliana. Dopo un sorvolo e l’analisi delle immagini delle telecamere, l’Ingv ha appurato che è cessato il trabocco lavico dall’area centro-meridionale e il campo lavico si presenta fermo e in graduale raffreddamento. Il flusso di SO2 ha indicato un moderato decremento ponendo il regime di degassamento su un livello medio-alto, mentre l’ampiezza media del tremore vulcanico nelle ultime ore ha mostrato un graduale decremento attestandosi su valori medio-alti. Le attività di monitoraggio dei ricercatori dell’Ingv continua senza sosta e sono state ripristinate anche le strumentazioni danneggiate dalle recenti attività esplosive.