Camorra, catturato a Capodichino il braccio destro del boss Zagaria
Nella serata di ieri, all’interno dell’aeroporto internazionale di Capodichino, la Dia di Napoli ha eseguito un’ordinanza di arresto emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia nei confronti di Vincenzo Inquieto, classe 1968, originario di Aversa e uomo forte del clan dei Casalesi, fazione Zagaria.
Le attività d’indagine, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche ed ambientali, di accertamenti patrimoniali e bancari e delle significative propalazioni di numerosi collaboratori di giustizia, hanno consentito di appurare che i principali affari del clan dei Casalesi sono stati gestiti, negli ultimi anni, da un nucleo delinquenziale di imprenditori aggregatosi soprattutto attorno alla famiglia Zagaria: in tale contesto, è emerso come i componenti della famiglia Inquieto (con particolare riferimento ai fratelli Nicola e Vincenzo) siano stati tra i più vicini a Michele Zagaria, avendone retto per anni la latitanza.
Vincenzo Inquieto, infatti, veniva arrestato il 7 dicembre 2011 insieme con Zagaria proprio per aver favorito la lunga latitanza del boss. Condannato per favoreggiamento aggravato a quattro anni di reclusione, lo stesso veniva scarcerato nel 2015 per espiazione pena.
Il suo ruolo è stato anche quello di coadiuvarlo nelle relazioni esterne: riceveva ed inviava pizzini per conto del boss e interagiva con gli altri componenti della famiglia Zagaria.
Più in particolare, le attività consentivano di ricostruire come Vincenzo Inquieto, fino al 2011, attraverso due aziende, operanti entrambe nel settore edile, idraulico ed elettrico e della distribuzione del gas, venisse favorito nell’affidamento di commesse pubbliche e private, nell’intero agro aversano, per intercessione del suo capo.
L’operazione odierna segue quella del 12 aprile 2018 quando, in esecuzione a un analogo provvedimento restrittivo, fu arrestato a Pitesti, in Romania, Nicola Inquieto, fratello di Vincenzo, poi condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli Nord a 16 anni di reclusione, per la partecipazione al sodalizio casalese. In quel contesto, fu eseguito uno dei più importanti sequestri operati dalla magistratura italiana all’estero: oltre 400 appartamenti, tre società, tutti riconducibili a Zagaria e gestiti, per suo conto, da Inquieto.
Dopo l’arresto del fratello, Vincenzo, che si era trasferito a Pitesti subito dopo la sua scarcerazione, era diventato il nuovo rappresentante della famiglia Inquieto in territorio romeno, dove dimorava ormai stabilmente, facendo raramente rientro in Italia. Le attività di localizzazione poste in essere dalla Dia su delega della Dda di Napoli, consentivano di mantenere un costante monitoraggio sugli spostamenti dell’imprenditore aversano il quale, giunto in Italia con un volo proveniente da Bucarest e atterrato a Capodichino, ha trovato ad accoglierlo gli agenti della Dia di Napoli che, con l’ausilio dell’ufficio di Polizia di Frontiera, dopo avergli notificato il provvedimento restrittivo emesso a suo carico, l’hanno poi condotto nel carcere di Secondigliano.
IL MATTINO