Juve e Inter frenano-il Napoli cè

27 ottobre 2019 | 07:28
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Juve e Inter frenano-il Napoli cè
Juve e Inter frenano-il Napoli cè
Juve e Inter frenano-il Napoli cè

Le foto parlano e le immagini urlano: basta osservare i volti, le espressioni, la mimica facciale, e senza neanche sforzarsi a immaginare. E’ un attimo, e c’è dentro la verità, uno stato d’animo e anche un desiderio folle di far pace con se stesso, perché anche a ventotto anni, quando ti chiedono (giustamente) di essere uomo, si può perdere il contatto con la realtà e ritrovarsi travolto da una scossa d’esuberanza eccessiva. Ma il passato è ormai un ricordo sbiadito, resta come patrimonio personale, e nei video, nelle immagini di Salisburgo, in quell’Insigne che vola, con le dita disegna un cuore, con le labbra bacia la maglia e poi con le braccia si lancia addosso ad Ancelotti, c’è la ventata di freschezza per uscire dal limbo e anche dagli equivoci, per metterci la faccia ma anche per dare una lezione d’umiltà. «Ho sbagliato qualche atteggiamento, ho chiesto scusa e ci siamo chiariti: so bene che Ancelotti è un grande allenatore ed ha tutta la mia stima».

JUVE E INTER. E’ passata la nuttata, si può dire, ed è stata lunga, è cominciata a Genk, è continuata a Castel Volturno dove è atterrato persino Raiola, e poi si è illuminata a Salisburgo, quando a Insigne sono bastati otto minuti per dimostrare che non c’era più traccia di niente, né rancore: s’è lanciato nelle tenebre, ha inseguito la luce di un assist servitogli da Mertens, è inciampato e poi si è rialzato, il simbolismo d’un periodaccio, l’ha messa dove pochi altri sarebbero riusciti a sistemarla e poi si è liberato in quello scatto imperioso verso Ancelotti. «Ma ora dobbiamo continuare a vincere in campionato, non possiamo pensare alla Champions: la vittoria di Salisburgo è una bella dose di autostima, ci ha aiutato eccome per restare al primo posto, però adesso c’è la Spal». La Juventus è andata a sbattere sugli scogli a Lecce, l’Inter s’è aggrovigliata su se stessa contro il Parma: è successo qualcosa, ieri sera, lassù, perlomeno hanno rallentato, e perché siano più vicine ancora al Napoli, dipenderà anche da Insigne, dal suo talento da far brillare, da una veronica o un’invenzione.

CASA SUA. Sarà anche per questo che adesso Ancelotti lo risistema in casa sua, a sinistra, la corsia che sente propria, che gli dà la possibilità di entrare dentro al campo, cercare Callejon dietro l’ultimo difensore oppure no, mettersi in proprio, fare da sé. E’ quella la sua coperta di Linus, nonostante in Austria abbia segnato giocando altrove, proprio dove vorrebbe Ancelotti, per metterlo in condizione di essere sempre nei pressi della porta. «Dove mi piace Insigne? A me piace che Lorenzo stia davanti, sul centro-sinistra».

IL SOGNO. Si ricomincia, 4-4-2 per gli amanti del calcio in numeri, con Insigne che però se ne sta nel suo lembo di terra, che non ha confini: ha la possibilità di caricare il piede preferito, di fare ciò che gli suggerisce l’istinto, di riprendersi il Napoli sulle spalle e portarselo a spasso, perché lo ha detto e lo ha ripetuto tante volte che c’è il rischio gli venga a noia: «Io quando ero bambino e giocavo per strada sognavo, come tutti quelli della mia età, e il sogno fisso era quello di poter esibirmi al San Paolo, con la maglia del Napoli e la fascia di capitano. Ma ora è anche arrivato il momento di rivincere qualcosa, qualcosa di importante intendo dire, per me ma anche e soprattutto per la gente e per la città». Perché ci sono foto che ancora non sono state scattate.

fonte:corrieredellosport