NA 1/10/19 presso il Maschio Angioino replica del lavoro “Quando a Napoli cadevano le bombe” di Aldo De Gioia
Riceviamo e pubblichiamo
Grande successo al Castello Maschio Angioino per la rappresentazione teatrale di “Quando a Napoli cadevano le bombe” dell’illustre Maestro Aldo De Gioia.
Napoli, Mercoledì 1 Ottobre 2019
E’ stato grande il successo di pubblico e di spettacolo per la rappresentazione teatrale che si è tenuta la sera di martedì 24 settembre nella suggestiva ed incantevole cornice del Maschio Angioino, nell’ambito della quarantesima edizione della rassegna “Estate a Napoli“ e delle “Commemorazioni per le Quattro Giornate di Napoli” appena concluse.
Un luogo magico che rievoca antichi eventi medioevali, rinascimentali ed avvenimenti storici susseguitisi nei secoli, tra cui la congiura dei Baroni del 1485-87, ed il conclave che elesse nel 1295 il Cardinale Benedetto Caetani con il nome di Bonifacio VIII, in seguito alle dimissioni di Pietro dal Morrone, Celestino V, ricordato da Dante come il Pontefice del “gran rifiuto”.
Un simbolo storico, il Castello Angioino, che porta ancora oggi i segni indelebili della seconda guerra mondiale.
Il capolavoro “Quando a Napoli Cadevano le Bombe”, scritto negli anni dall’illustre ed amatissimo Professor Aldo De Gioia, bambino all’epoca dei fatti, resta ad oggi un’opera unica, insieme al film di Nanni Loy “Le Quattro Giornate di Napoli” con Gian Maria Volontè, per la ricostruzione storica degli accadimenti di quei giorni, attraverso dialoghi ironici e conversazioni drammatiche.
In quei quattro giorni, che iniziarono il 27 e si conclusero il 30 settembre del 1943, il popolo napoletano insorse per liberarsi dall’oppressione dell’occupazione germanica. Ingenti furono le perdite in termini di vite umane, di patrimonio storico ed artistico. Per tale eroismo, la Città di Napoli ebbe l’altissimo riconoscimento di medaglia d’oro al valore militare.
I fatti che il capolavoro teatrale racconta riguardano proprio tali avvenimenti, dalla prospettiva del popolo inerme e coraggiosamente speranzoso, ed attraverso la voce degli interpreti; un gruppo di persone raccoltesi in uno dei tantissimi rifugi ricavati in quei drammatici giorni, per sfuggire ai bombardamenti degli anglo-americani, che la penna e l’anima del Maestro De Gioia ha sapientemente ed ironicamente riportato alla luce.
Su Repubblica il De Gioia scrisse:
“…Il 1943 fu un anno luttuoso per Napoli e per l’Italia. Il 20 febbraio una terribile incursione aerea causò 72 vittime nel ricovero di Piazza San Gaetano, in via Tribunali. La domenica 28 marzo, mentre si celebrava la festa dell’aviazione, si verificò uno degli episodi più terribili della guerra a Napoli: la nave Caterina Costa, adibita ai viaggi per il trasporto di viveri e munizioni, scoppiò nel porto prima di salpare per Biserta. Fu un sabotaggio che provocò una tremenda deflagrazione che mandò la nave in frantumi… Schegge roventi portarono altri incendi in diverse parti della città… Migliaia tra morti e feriti disseminarono le strade. Dopo tale incidente, Napoli non ebbe più scampo. Si susseguirono decine di bombardamenti e, in tale circostanza, un riconoscimento spettò ai Vigili del fuoco, eroici soccorritori, che prestarono la loro opera con intrepido coraggio, salvando migliaia di persone da roghi e macerie.
I napoletani, con gratitudine, Li chiamarono “ ‘e ccape ‘e fierro“ per i caratteristici copricapo di metallo brunito.
Dopo Maggio gli attacchi del nemico furono sempre crescenti e apocalittici e raggiunsero il culmine nel terribile 4 agosto, data fatidica della più grande incursione aerea subita dai napoletani. 500 aerei della Mediterranean Bomber Command arrivarono sulla città e sganciarono centinaia di bombe dirompenti ed incendiarie, scendendo, poi, a bassa quota per mitragliare la popolazione inerme che fuggiva impazzita di paura.
Erano le 13:35. Il massacro durò fino alle 14:50, colpendo ovunque, ospedali compresi.
Mai Napoli, come quel giorno, fu tanto vicino alla distruzione… Tutta coperta di macerie, specialmente nel rione Santa Chiara, dove la meravigliosa Chiesa avvolta dalle fiamme, aprì un‘ulteriore piaga nella nostra anima.
C’è da chiedersi se fosse stato necessario privare il mondo di uno dei suoi monumenti più belli e quale utilità avesse avuto il nemico ad accanirsi contro Napoli in una guerra ormai vinta…” (da Repubblica, 4 Agosto 2015)
Un sentito bravo (!!!) per la splendida rappresentazione, che ha donato al pubblico sia tanto sorriso che attimi di commozione profonda, spetta ad ognuno e tutti gli interpreti: Anna e Liliana Aita, Gabriella Piccino, Sergio Spena, Antonio Giorgio, Corrado Pugliese, Susy Caso, Antonio Toscano, Bruna Uva, Gaetano Di Grazia, Luisa Tranchino, Mario Capuozzo, Giuseppe Silvestri, Biagio Ancarola Jr., Giuseppe Scognamiglio, Stefano Friscia, Sandro Recano, Luca Spena e ad Enzo Aita, Ciro Ammendola, Giuseppe Buono e Claudio Calvino per la direzione, il supporto di scena e l’organizzazione.
Una nota di merito particolare va aggiunta per Peppe Silvestri che ha interpetrato la parte del reduce di guerra cieco con alta professionalità. Un grazie a Silvestri va anche per aver affiancato validamente il prof. Aldo De Gioia nella regia dello spettacolo.
L’evento, già portato in scena a giugno presso il Palazzo dei Mutilati di Guerra, e riproposto giovedì 26 settembre presso il Salotto Teatro “Ethos & Nomos”, ha visto la nutritissima partecipazione di pubblico pagante. Dal palco, a margine della rappresentazione, è intervenuto l’Assessore alla Cultura, al Turismo ed allo Spettacolo di Napoli, Gaetano Daniele, detto Nino, il quale commosso si è vivamente complimentato con la compagnia. Ospiti in platea sono intervenuti, inoltre, Francesco Tranfaglia, Nicola Termine, Claudia Costanzo, Luciano Schifone, Antonio Bertini, Giustino Gatti e la moglie, la Prof. Marisa Lembo, Antonio Cicalese, Antonio Martino, il neo rieletto Luigi Maglione insieme alla moglie la Prof. Teresa D’Auria ed alla Prof. Giuseppina Avella Cafora, moglie dell’indimenticabile Gaetano Pietro Ancarola Jr. , uomo dall’immenso coraggio, dal grande carattere, dalla misericordiosa umanità, dalla instancabile e silenziosa operosità, e dagli immensi ed unici slanci affettivi; affettuosamente chiamato Tanino da bambino, profugo dall’isola di Rodi nel Mare Egeo, colonia del Dodecaneso italiano durante quei drammatici giorni del secondo conflitto mondiale, casa di una delle più antiche comunità ebraiche sopravvissute del mondo, ricordata di recente nel film di Walter Veltroni, “Tutto davanti a questi occhi”, con Sami Modiano, Nastro D’Argento DOC, Premio Speciale “Per non dimenticare “ a Taormina 2019.
La straordinaria lezione che si apprende, per non dimenticare, attraverso le parole dell’illustre Maestro De Gioia è che le guerre sono sempre una rovina, sia per i vincitori che per i vinti.
Pubblicato da Alberto Del Grosso
Giornalista Garante dei Lettori
del giornale Positanonews